Dieci anni fa la tragedia di Fukushima
La storia di Naoto Matsumura che restò a curare gli animali
Lo chiamavano il Buddha di Fukushima: restò a curare gli animali Naoto Matsumura.
Sono trascorsi 10 anni dal terribile disastro nucleare causato dal terremoto del Giappone che causò 15.000 morti, molti dei quali mai ritrovati. Se ne parla per il decennale ma negli ultimi 5 anni rare notizie hanno raggiunto il mondo, eppure a Fukushima ancora si lavora per arginare i danni, un palliativo perchè niente sarà mai sanabile. Attorno alla centrale sta crescendo un mostro di serbatoi: si deve raccogliere l'acqua contaminata che serve a raffreddare il reattore esploso e.... ancora acceso.
Ma la vita non è venuta meno in questo buco nero del Giappone. Una straordinaria storia conquistò subito i media e riesce ancora oggi a varcare la nuvola di oblìo che avvolge Fukushima. E' la storia di un uomo di nome Naoto.
Sapeva di essere malato, di morire, di essere l'ultimo. Ma non si sentiva folle. Naoto Matsumura rimase nella sua casa per dare da mangiare ai molti animali abbandonati, anch'essi malati e vagabondi di rovina in rovina. Come lui che era diventato padrone di un'intera città, ma ne avrebbe fatto volentieri a meno.
400 mucche, 60 maiali, 30 galline, 10 cani, più di 100 gatti e uno struzzo erano al centro della vita di Naoto Matsumura, ribattezzato dai giapponesi il Buddha di Fukushima.
Agricoltore da cinque generazioni, aveva deciso di morire così: nella sua città, ad un passo dai reattori nucleari di Fukushima. Una storia triste che è stata raccontata in un documentario della Cnn che lo ha immortalato con le sue telecamere apparentemente in salute. Ma le radiazioni della sua casa di Tomioka lo stavano mangiando: tutti i 78 mila concittadini che risiedevano nelle vicinanze da tempo avevano lasciato le loro case, obbedendo al piano di evacuazione, che però non aveva previsto alcuna misura per salvare le bestie.
"Decisione ingiusta, io sono rimasto per loro" disse ai giornalisti incontrati al limitare della zona contaminata dove lui si aggirava tra mucche e cani affamati. Lui vagava di casa in casa e quel che trovava lo usa per sè e per loro.
Nell'intervista alla CNN disse: ‘Sono pieno di rabbia. Ed è questa la ragione per la quale sono ancora qui. Mi rifiuto di andarmene portando con me questa rabbia e questo dolore. Piango ogni volta che guardo la città nella quale sono nato. Il governo e la gente di Tokyo non sanno quello che sta succedendo qui. Dobbiamo decontaminare quest’area o questa città morirà. Io rimarrò qui per essere sicuro che questo venga fatto e perché voglio morire dove sono’.
dalla pagina di Facebook di Naoto
Piangeva e si arrabbiava. Naoto Matsumura era un uomo triste e arrabbiato "Mi rifiuto di andarmene per rabbia, provo dolore e piango ogni volta che guardo la città nella quale sono nato. Il governo e la gente di Tokyo non sanno quello che sta succedendo qui".
Nella città fantasma viveva senza elettricità e beveva l'acqua estratta da un pozzo. Veleno. Il suo corpo sembrava resistere bene anche se il suo organismo era ormai completamente contaminato e compromesso.
Ma lui rivendicava il diritto di morire dove era nato chiedendo che questo diritto fosse esteso agli animali incolpevoli vittime di un disastro originato da una sola mano: quella dell'uomo.
Ha conquistato la stampa di tutto il mondo ed ha anche continuato a parlare del mondo. Nella sua pagina di Facebook ha anche continuato a raccontare Fukushima senza chiudersi nel suo mondo, ma guardando anche cosa accedeva fuori raccogliendo anche testimonianze di resilienza: i fiori che cntinuavano a sbocciare, le mucche che continuavano a brucare e dare latte. Sicuramente avvelenato.
dalla pagina di Facebook di Naoto
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