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20 anni dalla guerra in Iraq

Un Ponte Per: Attendiamo i mandati di cattura per Bush e Blair

20 marzo 2023 - Tutto era iniziato con la famosa provetta: una fake news a cui tutti credettero. Tutto finì con la cattura del colpevole di un fatto che si rivelò essere falso. E' storia, questa.
Oggi, 20 anni fa (era il 20 marzo 2003) in violazione del diritto internazionale, gli Stati Uniti, sostenuti dagli alleati, lanciarono l'invasione dell'Iraq facendo sprofondare il Paese in un pluriennale conflitto militare e politico interno dal quale non si è ancora completamente ripreso.
 
L'invasione ha portato anche al rovesciamento e alla successiva esecuzione del suo presidente Saddam Hussein, alla distruzione delle infrastrutture di base del Paese, a un grave deterioramento del sistema sanitario e a un aumento della criminalità.
 
Tutto comincio' sulla base di una colossale bugia: in Iraq non sono state trovate armi di distruzione di massa. I leader dei Paesi coinvolti nell'intervento militare hanno giustificato le loro azioni criminali con l’imprecisione dei rapporti di intelligence.
 
Secondo le stime di varie fonti accademiche e ONG, il numero di morti civili causati dall'uso della forza variava da 100.000 a 205.000, con perdite civili indirette di circa 650.000 persone. Il numero di profughi iracheni ha raggiunto 1,5 milioni e quello degli sfollati interni 2 milioni. Più di 12 milioni di iracheni (circa il 30% della popolazione) vivono attualmente al di sotto della soglia di povertà.
 
Nonostante l'impressionante mole di informazioni sui crimini di guerra commessi dalle forze statunitensi e alleate in Iraq, la stragrande maggioranza dei responsabili non ha ancora dovuto rispondere delle proprie azioni. Sulla maggior parte degli episodi non si è nemmeno indagato, mentre i procedimenti penali sono stati estremamente rari.
 
Risultati? L'avventura militare americana ha favorito solo la comparsa di nuove minacce terroristiche e la nascita dell'ISIS.
 
Nessuno ha pagato, nessun Tribunale ha spiccato mandati di cattura come accaduto in queste ultime ore per Putin con il solo fine di provocare escalation nella guerra d'Ucraina.
 
Davvero ci sono bimbi deportati? O quei bimbi sarebbero morti sotto le bombe ucraine contro il Donbass? Se questa è una delle fake news lo giudicheranno i posteri.
 
Intanto prendiamo atto di una notizia. Il cattivissimo Putin proprio oggi, 20 marzo 2023, ha deciso un provvedimento storico: la Russia ha deciso di cancellare 20 miliardi di dollari di debiti ai paesi africani. Lo ha dichiarato oggi il presidente Putin al vertice Russia-Africa 2023.
 
E ci sembra davvero una bella notizia.
 
(cperer)
 
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UN PONTE PER: “DA 20 ANNI ATTENDIAMO I MANDATI DI CATTURA PER BUSH E BLAIR”

“Il 20 marzo del 2003 cominciava l’invasione illegale che ha costruito un mondo più insicuro ed ingiusto, sostituendo alla diplomazia e al diritto internazionale la forza delle armi. Fu una guerra non solo contro il popolo iracheno ma anche contro i popoli del mondo e l’opinione pubblica internazionale che si era mobilitata in ogni angolo del pianeta per fermare il massacro. Non aver ascoltato quella che il New York Times definì ‘la seconda potenza mondiale’, ovvero il movimento contro la guerra, è stato un atto di miopia e di arroganza che ci ha precipitato nel caos attuale, dividendo i popoli e alimentando i pozzi di odio contro l’Occidente”.

Lo affermano, in una dichiarazione congiunta, Alfio Nicotra e Angelica Romano, co-presidenti nazionali di Un Ponte Per, l’Ong e associazione pacifista italiana presente in Iraq dal 1991.

“In questi decenni - proseguono Nicotra e Romano - Un Ponte Per ha testimoniato le atrocità inferte dalla guerra al popolo iracheno, oltre ai crimini commessi dalla precedente dittatura. Siamo stati sotto le bombe con le vittime, abbiamo subito minacce e rapimenti dei nostri cooperanti, abbiamo denunciato i crimini di guerra con le bombe al fosforo bianco su Falluja, le esecuzioni sommarie, la distruzione di case ed edifici pubblici, gli arresti arbitrari e la vergogna delle torture nel carcere di Abu Graib. Non c’è niente di cui essere orgogliosi rispetto a quella guerra, mossa in base ad accuse - le fantomatiche armi di distruzione di massa - palesemente costruite a tavolino e completamente false. Per questo attendiamo da 20 anni che il Tribunale Internazionale dell’Aja metta sotto processo l’ex Presidente Usa George W.Bush e l’ex Primo ministro britannico Tony Blair che guidarono l’invasione di un Paese sovrano”.

“L’Iraq di oggi con la sua straordinaria società civile - continuano Nicotra e Romano - è cresciuto nonostante le scelte sbagliate imposte a suo tempo dal Governatore Usa Paul Bremer, basate sulla divisione dell’Iraq su base etnica e religiosa, imponendo dall’alto una Costituzione non rappresentativa dei valori democratici, dell’eguaglianza delle persone e dei diritti umani e civili”.

“Le parole d’ordine del movimento di ragazze e ragazzi iracheni - ricordano i due co-presidenti di Un Ponte Per - che dal 2019 al 2022 hanno tenuto le piazze del Paese manifestando contro corruzione, milizie private e di partito, divisioni settarie e società patriarcale, chiedendo l’allontanamento delle truppe Usa e iraniane dal territorio iracheno, devono essere sostenute dalla comunità internazionale al fine di ripristinare anche la sovranità nazionale di questo Paese”.  

“Occorre che le ingenti risorse consumate nelle missioni militari anche dell’Italia – concludono Nicotra e Romano – siano usate invece per la ricostruzione civile dell’Iraq e il rafforzamento della sua unità e democrazia”.

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