La difesa dell'abete rosso
di Gloria Canestrini
La pianta di cui parleremo in questa puntata di Erbe&Streghe è quella natalizia per antonomasia: l'abete rosso o Peccio, in dialetto trentino Pez.
La nomenclatura botanica lo classifica come Picea abies, appartenente alla famiglia Pinaceae, diffuso ampiamente in tutta Europa nell'orizzonte montano.
La corteccia ha dei toni rossicci, da qui il suo nome: come altre conifere è una specie vegetale utile per la sopravvivenza del bosco e la sua resina ha delle proprietà cicatrizzanti e antisettiche, ben conosciute nella medicina tradizionale.
Oggi però faremo un'eccezione. Non compiremo, come sempre, un tuffo nel passato, ma ci immergeremo nel nostro presente, per raccontare come questa pianta, anziché rappresentare un capo di imputazione nei processi per stregoneria (lo è stata) sia invece oggi diventata un soggetto di diritto, una parte lesa.
II fatti riguardano la zona di Malga Cita, a Pur di Ledro, in Val di Ledro, Provincia di Trento.
In tale zona, nel mezzo di un'ampia radura, cresceva isolato e in posizione centrale un abete rosso alto circa 30 metri.
L'abete in parola connotava l'intero paesaggio di questa località ed era mèta di numerosi appassionati di montagna: certi alberi infatti hanno un valore paesaggistico, storico, culturale, dato dall'imponenza, dal portamento, dall'età, dalla rarità della forma.
Anche l'area circostante veniva incrementa dal valore simbolico di questa pianta maestosa, che costituiva una sorta di testimonianza dell'integrità del luogo e della capacità della natura di contrapporsi al degrado ambientale ed ecologico che caratterizza un po' ovunque la nostra epoca.
Una breve premessa utile alla comprensione del particolare significato rivestito dalla presenza dell'albero in questione: l'abete rosso è divenuto in Europa, nel corso del tempo, la rappresentazione simbolica dell'inizio di un nuovo ciclo vitale. Questa essenza arborea è entrata nella nostra cultura quale emblema di speranza e di vitalità perenne, conferendo tali caratteristiche a tutto ciò che lo circonda. E' divenuto anche un simbolo per rappresentare il Natale, ossia il ritorno alla luce, la rinascita e la speranza della ripresa vegetativa dopo l'inverno, la promessa di un nuovo ciclo di vita. Come tale, è utilizzato allo scopo anche per il taglio, dietro una specifica e vincolante programmazione nelle zone consentite per sfolli o diradamenti boschivi, oppure da vivaio.
Non risulta che l'abete rosso di Malga Cita rientrasse in questa fattispecie. Era una pianta singola, isolata all'interno di una vasta zona a prato e non ci risulta, ad oggi, che fosse previsto il suo abbattimento.
Per la sua forza di adattamento, il particolare sviluppo del suo apparato radicale, il bilanciamento perfetto della folta chioma, e per la sua vigoria, era infatti per la comunità ledrense, per i molti escursionisti che si recavano nella località ove cresceva per ammirarlo, per i naturalisti e per i turisti amanti della natura, l'essenza stessa dello lo slancio vitale, la testimonianza di un passaggio tra le stagioni, il guardiano silente del solstizio d'inverno.
Il naturalista Jaques Brosse, autore di varie opere dedicate agli alberi, scrive che le piante in passato e, alcuni esemplari (come certamente lo era l'abete rosso di Malga Cita) anche nel presente, possono essere considerate una presenza indispensabile non solo per l'ossigeno che producono, ma anche come connotazione, protezione e conforto.
Il naturalista scrive a tale proposito: “Intorno a queste piante fiorivano miti straordinari, a ciascuna specie, a ogni albero, venivano attribuite virtù e funzioni particolari, sia per i singoli che per le comunità” (Jaques Brosse, in “Mitologia degli alberi”).
Così si spiega l'enorme mobilitazione pacifica di decine di migliaia di persone che, in tutt'Italia, hanno sottoscritto una petizione per evitare l'abbattimento: ha raccolto 52.000 firme!
Saputo dell'intenzione della comunità locale di procedere al taglio dell'albero per offrirlo al Governatorato della Città del Vaticano, come legale di tre Associazioni ambientaliste inviavo una diffida, nella quale si evidenziava che, ai sensi dell'art.13 del DPP 14 aprile 2011 n.8-86/L.Prov.le 23 maggio 2007 n. 11, il taglio in bosco di conifere da destinare ad alberi di Natale è ammesso durante i mesi di novembre e dicembre di ogni anno nei soli popolamenti assoggettabili a sfolli o diradamenti.
In questa lettera si chiedeva anche la revoca in autotutela di eventuali delibere già assunte in materia e contestualmente si chiedeva l'accesso ai documenti amministrativi ex art. 22 L.241/90.
Nessuna di tali richieste è stata accolta: l'Amministrazione comunale infatti ha replicato asserendo la piena legittimità del prelievo arboreo in questione, sulla base della definizione assunta del termine “bosco”, dell'asserita proprietà dell'area da parte del Comune di Ledro, ritenuta non assoggettata a autorizzazione da parte della “Struttura provinciale”. Veniva anche negato l'accesso agli atti amministrativi, atteso che “l'informazione specifica (ossia l' indicazione precisa circa l'ubicazione del taglio) non è disponibile in forma di documento amministrativo”.
Va detto che la suddetta informazione veniva richiesta non già, come supposto dall'Amministrazione comunale di Ledro, per creare disordini o problemi di ordine pubblico (che infatti non hanno avuto luogo) ma per verificare la sussistenza dell'eventuale violazione di norme riguardo alla scelta dell'ubicazione del prelievo arboreo.
Nei giorni successivi a tale scambio epistolare via pec, sono seguite le operazioni di taglio, imballaggio, trasporto dell'abete rosso de quo, e il suo recapito presso Piazza San Pietro a Roma secondo gli accordi assunti con il donatario, il Governatorato della Città del Vaticano. Tali operazioni hanno avuto un costo di oltre 60.000 euro, tutte a carico dell'Ente pubblico trentino, compresi lo studio di fattibilità, i sopralluoghi tecnici, l'acquisto di beni e forniture, l'alloggio alberghiero per il gruppo RGT AVES ANTARES presso la Locanda Alla Perla, e ogni altra spesa inerente l'intera operazione, finalizzata alla collocazione della pianta per la durata del periodo natalizio. Nulla è dato sapere circa la sua rimozione a gennaio 2025.
A ciò si aggiunge il fatto che alcun ripristino dell'area interessata dal prelievo è stato deliberato, comunicato né realizzato, e che tale area è stata abbandonata senza essere ripulita e in qualche misura ripristinata, essendo rimasti solo il moncone del tronco e copiosa segatura.
Non sappiamo ancora con quali criteri e in quali zone specifiche siano state effettuate le rilevazioni relative alla scelta della pianta prelevata; se sia stato rispettato il vigente Piano di Gestione Forestale del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento, se sia stato rispettato l'art.13 del DPP 14 aprile 2011 n.8-86/L.Prov.le 23 maggio 2007 n. 11, se il taglio dell'abete rosso di Malga Cita sia stato un ripiego improvvisato a seguito della diffida indirizzata al Comune di Ledro, oppure sia stato scelto fin dall'inizio, per quanto non comunicato alla popolazione, che, in ogni caso, avrebbe dovuto essere stata informata della privazione di un importante e simbolico bene comune. Non ultimo, se il costo che l'intera operazione ha comportato risulti congruo rispetto ai benefici (quali?) conseguiti.
Riguardo ai questi fatti, le tre Associazioni ambientaliste hanno anche presentato un esposto in Procura, la quale avrà modo di ravvisare o meno eventuali ipotesi di reato in ordine sia agli interventi eseguiti ancorché non autorizzati o eseguiti al di fuori delle previste disposizioni normative, sia agli omessi controlli da parte degli organi territoriali preposti.
La Costituzione Italiana riconosce nell'articolo 28 la responsabilità dei pubblici poteri secondo le regole di diritto comune, disponendo che i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli Enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di legge e di diritti. La responsabilità diretta è attribuibile anche in caso di danno ambientale.
Recentemente, dopo l'approvazione anche nel nostro Paese del reato di “ecocidio”, si è aperto un interessante dibattito giuridico sull'attribuzione di personalità giuridica dei beni naturali, a partire dai fiumi, e della conseguente legittimazione ad agire direttamente per la propria tutela, attraverso Enti, gruppi di cittadini e Associazioni.
Di certo siamo a una svolta: il diritto segue il contesto e quello in cui siamo immersi e di cui facciamo parte, è innegabile, è un ambiente gravemente minacciato.
Autore: Gloria Canestrini
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