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Gli Agnelli, segreti misteri e retroscena di una dinastia

Avvicente come un giallo il libro di Antonio Parisi (Ed. Diarkos)

Avvicente come un giallo il libro ''Gli Agnelli. Segreti, misteri e retroscena della dinastia che ha dominato la storia del Novecento italiano'' di Antonio Parisi (Ed. Diarkos). Il giornalista entra nelle pieghe (verrebbe da dire...nelle piaghe) degli “Agnelli” quella che in qualche modo è percepita come la famiglia reale italiana. E che scorra sangue blu nelle vene dei suoi componenti è una evidenza data dalla genealogia e dai cognomi a partire dalla moglie dell'Avvocato, Marella Caracciolo. Ma anche Gianni Agnelli era di nobili origini: la madre era infatti Virginia Bourbon Del Monte, donna 'enormemente bella' : nonostante i tanti figli era così attraente che il colonnello Dollmann nel veder la sua gueperie... svenne. 

Il libro edito da Diarkos ha vinto il Premio Montefiore 2019 ed è tornato di grande attalità con i 100 anni dalla nascita dell'Avvocato, uomo che le cronache ci hanno consegnato pieno di stile, garbato, affascinante. Ma di pagina in pagina appare in nude (e spietate) contro-verità: padre smemorato, disinteressato, donnaiolo e imprenditore molto attento agli interessi aziendali, anche a scapito degli affetti.

Nell'immaginario collettivo gli Agnelli rappresentano il «surrogato borghese» della casa reale dopo l'allontanamento dei Savoia del territorio italiano. Il canale TV8 gli ha dedicato un documentariio intitolato "Agnelli il principe" che racconta la storia della famiglia, della Fiat e naturalmente in cui domina la vita, gli amori e le imprese dell'Avvocato (> clicca qui) . Dunque un principe, un essere quasi mitologico. Anche per questo la famiglia Agnelli è sempre stata al centro delle cronache italiane: quelle economiche, naturalmente, ma anche quelle mondane e nere, per i tanti misteri che l'hanno sempre avvolta. L'intrico più cupo è sicuramente quello che riguarda la morte di Edoardo Agnelli, figlio dell'Avvocato, il cui corpo è stato trovato il 15 novembre del 2000 ai piedi di un pilone dell'autostrada Torino-Savona in località Boschetti di Fossano, in provincia di Cuneo. E proprio da questa morte sospetta prende il via il libro. Antonio Parisi si è occupato fin da subito della vicenda e non è mai stato persuaso della versione ufficiale di quel decesso: un suicidio. Ed ha raccolto testimonianze e documenti inediti che pongono seri dubbi sulla sbrigativa ricostruzione investigativa restituita agli italiani.

Ci sono troppi elementi che fanno pensare che Edoardo Agnelli non si sia suicidato.
(Antonio Parisi)

 

Ma quella di Edoardo non è l'unica morte sospetta e improvvisa in casa Agnelli. Altra morte avvolta dal mistero è quella di Giorgio Agnelli, fratello di Gianni. Ufficialmente si è suicidato buttandosi dalla finestra di una clinica svizzera dove era in cura. Come Edoardo, era considerato la pecora nera della famiglia e creava problemi con la gestione delle quote della Fiat.

Il libro di Parisi si sofferma anche sui collaboratori e sui misteriosi assetti azionari, che chiarirebbero chi siano i veri proprietari della Fiat, sull’immenso patrimonio di Marella Agnelli, di cui farebbero parte 9 miliardi di euro in lingotti d’oro? Si narra poi delle disavventure di Lapo Elkann e la morte improvvisa dell'ad Sergio Marchionne. Ricostruzioni  tutte rigorosamente documentate: vengono anche riprodotti gli atti ufficiali.

Antonio Parisi, giornalista, è nato a Ginosa in provincia di Taranto. Ha diretto l'emittente nazionale Rete Mia e per due anni, il quotidiano ''il Meridiano''. Ha condotto grandi inchieste pubblicando libri sul caso Parolisi, sul sedicente califfato islamico dell'Isis, sugli Enti inutili. Da anni segue il caso della morte di Edoardo Agnelli, raccogliendo documenti e testimonianze e scrivendo articoli. Sulla vicenda di Edoardo è stato al centro di una clamorosa puntata de La Storia siamo noi.
Lo abbiamo intervistato:

Parisi, il suo libro ci consegna un'altra verità. E l'Avvocato appare un padre freddo e spietato. Lei che idea si è fatto, sul piano umano?
Gianni Agnelli è stato per molti versi circondato da un alone leggendario. In Italia, dopo la caduta della monarchia, per molti versi gli Agnelli, nell’immaginario collettivo, presero il posto che prima era occupato dal re e da Casa Savoia.  Chi era dunque l’Avvocato Agnelli dal punto di vista umano? Solo Dio può saperlo. Era certamente un uomo viziato forse incapace di comprendere la sofferenza altrui e tutto immerso in una sorta di edonismo che in qualche modo si deve essere ritorto contro di lui.

Come era il giovane Agnelli e come veniva percepito?
La gente guardava con una certa simpatia al giovane Gianni che prima o poi avrebbe preso le redini dell’azienda che era negli anni del dopoguerra l’unico grande colosso industriale del Paese. La responsabilità effettiva della Fiat l’aveva Vittorio Valletta che fino al 1966 ne restò il presidente. In quegli anni l’Avvocato, condusse una vita spensierata e al di sopra delle regole, protetto da un apparato di sicurezza della Fiat messo su da Valletta e che faceva invidia ai servizi segreti dello Stato Italiano. Sembra  la vita di un vitellone che pensa di non dover rispettare alcune norme che erano fatte per gli altri, ma non per lui: avventure con donne, almeno un infortunio stradale con perdite di vite umane, mentre rientrava a Torino da Montecarlo dopo una scorribanda con una minorenne, incidente “quasi” accuratamente coperto dai servizi di Valletta...

Non c'era però solo Gianni, c'erano anche i fratelli Giorgio e Umberto. Nelle pagine del suo libro la figura di Giorgio, sconosciuta ai più, è drammatica ...
Ci fu una oscura persecuzione del fratello minore Giorgio, sembra bullizzato dall’Avvocato e portato da questo comportamento all’esasperazione. Con la vicenda di Giorgio Agnelli si assiste ad un fatto che sembra anticipare quello che accadrà al figlio dell’Avvocato, Edoardo Agnelli. Ci fu un confronto tra Gianni e Giorgio, quest’ultimo non sopportando più il fratello minacciò di vendere il suo pacchetto di azioni Fiat, rendendo così scalabile l’azienda, in quei frangenti forse Giorgio perse la calma e tirò fuori una pistola e sparò un colpo verso Gianni. Il proiettile non colpì l’Avvocato che rimase sconvolto. Il mattino dopo, alle prime luci dell’alba, sotto casa di Giorgio giunse una ambulanza ne uscirono dei corpulenti infermieri che caricarono a forza il fratello dell’Avvocato e lo trasferirono in una clinica Torinese e di li verso la Svizzera nel cantone di Vaud, in un’altra clinica. Dopo nove mesi Giorgio, trasformato completamente nel fisico, morì precipitando dall’ultimo piano della clinica svizzera. Suicidio, si disse...

Parliamo allora del figlio di Gianni e Marella, Edoardo. Anzitutto come era?
Era un uomo buono, gentile alla ricerca di amicizia e di affetto, reso fragile da genitori molto distratti. Per comprendere qualcosa di Edoardo basti pensare che da piccolo quando l’Avvocato giungeva a casa e scendeva dall’elicottero, Edoardo correva verso il padre per abbracciarlo, ma l’Avvocato scansava il figlio, gratificandolo con un misero “ciao” e filava verso i cani con cui si metteva giocare. C’è da immaginare come si poteva sentire Edoardo. In un’altra occasione l’Avvocato promise al figlio, ancora piccolo, di portarlo a vedere la partita della Juve. Il ragazzino si preparò di tutto punto, con cappellino e sciarpetta con i colori della sua squadra, ma l’avvocato si dimenticò della promessa e lasciò il figlio a casa, senza che nessuno lo avvisasse. Trovarono Edoardo addormentato su un divano: aspettava ancora il padre.

Il suo giudizio sulla vicenda è chiarissimo di pagina in pagina: lo ostacolorono in ogni modo...
Quello che hanno fatto ad Edoardo da grande è inconcepibile. Hanno fatto di tutto per fargli cedere i suoi diritti azionari e sono arrivati a minacciarlo. L’Avvocato alzò un muro invalicabile tra lui e il figlio. Edoardo non aveva il numero diretto di telefono del padre e per parlare con lui doveva chiamare il centralino della Fiat.

Ma la morte del figlio "suicida" non turba gli Agnelli?
Forse davanti al cadavere del figlio Gianni Agnelli deve aver riflettuto perché i presenti gli sentirono mormorare “povero figlio mio”. Come la morte di Edoardo ha ferito l’Avvocato, immagino che deve aver suscitato sentimenti anche in Marella. Se così non fosse non sarebbe umano.  
 


da "Agnelli il principe" Tv8  (> clicca qui)

Tuttavia la moglie donna Marella resta in controluce anche come madre. Davvero figura secondaria? Dalle sue ricerche cosa emerge?
Una nobile, anche lei presa dai suoi hobby, dai suoi impegni mondani, le sue collezioni d’arte. Quando scrivo che gli Agnelli erano considerati un surrogato di una famiglia reale bisogna aggiungere che forse loro, gli Agnelli, si sentivano una casa regnante a tutti gli effetti. Con Edoardo si sono comportati un po’ come Umberto I e la regina Margherita con Vittorio Emanuele III, vedevano il figlio una volta all’anno per accertarsi che fosse adeguatamente istruito. Quanto donna Marella sia sta influente e quando sia stata “tosta” lo si è capito appieno dopo la morte del marito.

Si riferisce alle lotte feroci per l'eredità, tipico di una vera dinasty ?
La battaglia legale che l’ha vista opposta alla figlia Margherita, per conoscere l’esatto patrimonio di famiglia nonché la difesa da parte di Marella del ruolo del nipote John Elkann - figlio di primo letto di Margherita - la dice lunga di che tempra era fatta la moglie di Gianni. Immagino che sapesse molto del patrimonio di famiglia. Dopo la sua morte molto si è parlato dell’inaudito tesoro di oltre 10 miliardi di euro in lingotti d’oro, frutto del pagamento delle commesse militari agli Agnelli durante la prima e la seconda guerra mondiale.

Il gruppo industriale e quello editoriale restano un'anomalia che ha influenzato non poco la vita italiana. Oggi il garbato Elkann al timone di FCA e della holding di casa, come si sta muovendo a suo avviso? Ha lo stesso garbo del nonno (e magari la stessa spietatezza industriale?)
Chi è a capo di imprese industriali e finanziarie gigantesche di solito ha il pelo sullo stomaco e a ben guardare, in ogni parte del mondo, alcuni grandi patrimoni non sempre sono il frutto di azioni del tutto cristalline, e per cercare di rendere meno pericolosa la conoscenza di azioni imprenditoriali opache ''era'' ed ''è'' necessario avere il controllo dell’informazione.

Quando la Fiat comincia a pensare all'editoria?
Sin dall’inizio della sua storia un quotidiano di Torino, giornalmente criticava la Fiat ed il suo vertice. Ne venivano messe alla berlina le scelte economiche, quelle strategiche e regolarmente ne venivano scoperte le magagne. Insomma una spina nel fianco. Il giornale era “La Stampa” ed il suo coraggioso direttore Alfredo Frassati misero in serie difficoltà e più di una volta la Fiat, Giovanni Agnelli e i dirigenti dell’azienda.  Divenne prioritario per la Fiat acquisire la proprietà de La Stampa. Ci riuscirono solo nel 1926 e con l’aiuto del governo fascista. Da allora in Italia non solo la Fiat ma quasi tutti i gruppi imprenditoriali iniziarono una politica di accaparramento dei media creando così una anomalia tutta italiana dove l’informazione è direttamente o indirettamente nelle mani di aziende che hanno il loro “core business” non nell’informazione ma in altri settori produttivi o finanziari e usano spesso i media in loro possesso quali strumenti di tutela di altri tipi di interesse.

Anche la gestione Elkann prosegue su questa linea?
Oggi c’è una certa contro tendenza. Per quanto riguarda Elkann sta perseguendo una politica  di difesa degli interessi della sua famiglia. Il centro di interessi nell’impero industriale non è più a Torino, in Italia, ma in Olanda, In Gran Bretagna e in America. Dopo che la povera Italia con le sue commesse e le politiche governative favorevoli ha più e più volte salvato l’impero Fiat dal naufragio, ora il gruppo industriale veleggia su altri mari. Tanti saluti all’Italia e chi si è visto si è visto.    

Recentemente un mega appalto da 25 miliardi è stato favorito dall'ex premier Conte per mascherine. Sono uscite dagli stabilimenti puzzolenti e inservibili. Non le pare che anche in questo caso gli Agnelli siano usciti in piedi dalla vicenda? 
Che dire? Dalle automobili, autobus, aerei e carri armati alle mascherine. Tutto fa brodo.
 

da "Agnelli il principe" Tv8  (> clicca qui)
 

Molto interessante ciò che lei scrive su Edoardo, dopo aver molto indagato sulla sua morte. Che Fiat avremmo avuto con lui? 
La storia, notoriamente, non si fa con i se e con i ma. Nessuno può sapere cosa sarebbe successo. Edoardo era un buono, quasi un ingenuo. L’educazione ne aveva fatto un fragile. Era di una onestà disarmante. Basta leggere le incredibili lettere che scriveva al padre e ai parenti, lettere di cui parlo nel mio libro. La Fiat era un transatlantico con tanti locali oscuri, luoghi in cui si annidavano sorprese forse poco piacevoli. Edoardo quasi sicuramente avrebbe scoperto e resi pubblici molti “altarini”, avrebbe difeso gli interessi di tutti gli azionisti, quelli regolarmente tosati, con spericolate azioni di borsa che determinavano perdite di soldi ai piccoli investitori e plusvalenze all’Avvocato, inquattate all’estero, come avvenne con “l’OPA da ridere”, che fruttò un paio di miliardi di euro nascosti in misteriosi forzieri stranieri. Se Edoardo fosse subentrato al padre e avesse portato tutto allo scoperto, forse, avrebbe portato la nave al naufragio.

Quale è il dettaglio che nella vicenda di Edoardo  ritiene maggiormente inquietante? Che idea si è fatto della vicenda?
Tutto è inquietante nella morte di Edoardo. Dagli orari del suo presunto suicidio, all’autovettura trovata priva di impronte digitali, dallo stato del suo cadavere a quello degli abiti che aveva addosso con i mocassini ancora ai piedi dopo un volo di 80 metri (persino gli scarponcini ben stretti degli alpinisti volano via dopo un salto come quello) sino ad arrivare alla mancanza dell’autopsia.

La storia di Luchino Revelli Beaumont non è meno inquietante...
Quando l’avvocato Luchino Revelli Beaumont  è morto ha lasciato pagato un necrologio da pubblicare sul Corriere della Sera, in quel momento non più di proprietà degli Agnelli. E’ stato un necrologio  tremendo con cui Beaumont, che fu una delle punte di diamante della Fiat a livello internazionale negli anni ‘70, racconta la spietatezza della Fiat e dei suoi uomini. Un atto di accusa senza precedenti. A Beaumont la Fiat doveva  molte delle sue ricchezze estere. L’uomo però fu rapito, e da questa ne uscì sconvolto. Si lasci immaginare quale fu la sua amarezza, dopo la liberazione, nello scoprire che gli Agnelli lo avevano abbandonato. Usato, spremuto e buttato via. Nel mio libro racconto bene la vicenda.  

La ricostruzione che lei fornisce ci consegna un libro per certi versi scomodo. Visto che l'impero finanziario ancora si avvale della grande stampa italiana, avrà mica subito anche lei qualche ostracismo?
Qualcuno mi dice che se fosse stato vivo l’Avvocato Gianni Agnelli non sarei mai riuscito a pubblicare il libro che con coraggio Diarkos ha dato alle stampe e che sarei stato ridotto alla fame. Non so se questo sia vero. So però che dopo la pubblicazione di una serie di articoli shock da me firmati sulla morte di Edoardo sulle pagine di alcune riviste del gruppo Rizzoli, gruppo in quegli anni saldamente nelle mani degli Agnelli, si cominciò ad evitare di farmi scrivere sulle pagine della Rizzoli. Il colmo si raggiunse quando trovai un testimone, un malgaro di Fossano, la località in cui fu trovato il corpo di Edoardo. Il coraggioso direttore Brindani fece pubblicare l’articolo. Fu per me la fine. Non oso pensare quello che deve essere accaduto. Salvo qualche minuscola collaborazione a quattro mani con un altro collega del settimanale Oggi, non ho potuto più scrivere sulle riviste del gruppo, anche ora che è cambiato l’editore. E a scanso di equivoci: mai sono stato querelato da Fiat & c.

Le indagini, immagino, saranno state complesse...
Vorrei invece solo raccontare due episodi. Il primo risale ai miei articoli sulla morte di Edoardo. Quando decisi di occuparmi del caso andai a Fossano per verificare di luoghi e situazioni. Andai con telecamere, fotografo e con l’amico più sincero di Edoardo, Marco Bava. Fu una esperienza allucinante, sembrava di essere non in Piemonte ma in Sicilia a Corleone. La gente, capito che stavo indagando su Edoardo e sulla Fiat, fuggiva per strada per non essere filmata ed eventualmente essere intervistata.
Il secondo episodio avvenne molto più recentemente. Avevo ricevuto un tremendo dossier anonimo  sulla Fiat giuntomi dal Brasile. Decisi di mostrarlo ad un amico giornalista per avere il suo parere su quello che poteva pure essere un cumulo di fake. Ci incontrammo a Roma. Avevo deposto pochi minuti il dossier custodito in una borsa di cuoio all’interno di una vettura insieme con attrezzatura per ripresa e macchine fotografiche del valore di diverse migliaia di euro. Mi allontanai di pochi metri per prendere un bicchier d’acqua da un bar e prendere una compressa. Ritenevo la vettura al sicuro per averla lasciata adiacente ad una caserma di un corpo delle forze dell’ordine. Fu un attimo ritornai dopo pochi secondi la macchina era stata scassinata erano rimaste al loro posto le attrezzature, era sparito il dossier.      

...Immagino che dopo averlo letto e copiato. E così? Sarà materia di un prossimo libro o questo libro nasce anche sulla base di quel dossier?
Il dossier sottratto insieme con la borsa era stato naturalmente arcicopiato ed ora è al sicuro.
Non so se il dossier potrà servire a scrivere un altro libro. I fatti raccontati e in parte provati in quel documento cartaceo sono talmente gravi che richiedono meditazione, un pool di avvocati agguerriti e...molto coraggio. Il coraggio c'è da parte mia ma di denari per difendersi ce ne vogliono tanti ma proprio tanti.

Per finire sarebbe bene chiarire anche chi sono i proprietari della Fiat oggi. E lasciamo ai lettori scoprirlo perchè il libro lo dice. Il fondatore invece chi fu?
Il Conte Emanuele Cacherano Bricherasio fu il vero fondatore della Fiat. Il senatore Giovanni Agnelli, nonno dell'Avvocato Gianni,  derubò Bricherasio, che morì ....suicida, guarda caso, il giorno prima di un consiglio di amministrazione in cui denunciava le malefatte dell'Agnelli.

(corona perer, aprile2021)

 

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