AlighieroBoetti_Opera postale (De bouche à oreille), 1993
AlighieroBoetti_Opera postale (De bouche à oreille), 1993
Arte, Cultura & Spettacoli

Alighiero e Boetti raddoppiare dimezzando

Roma - Accademia Nazionale di San Luca dal 30 ottobre 2024 al 15 febbraio 2025

Era nobile, un conte. Nell'arte si muove come un Barone rampante: sdoppia, dimezza, moltiplica. A trent'anni dalla morte lo ricorda una mostra allestita all’Accademia Nazionale di San Luca che riassume la sua azione e il suo gioco artistico ''Alighiero e Boetti. Raddoppiare dimezzando'' (Roma - Accademia Nazionale di San Luca dal 30 ottobre 2024 al 15 febbraio 2025)

Affermare che lui sia stato uno degli artisti più visionari e influenti del XX secolo non è esagerato. La mostra curata da Marco Tirelli, concepita insieme a Caterina Boetti, presidente della Fondazione Alighiero e Boetti, lo dimostra.

“Un artista come Alighiero ha fondato una nuova e inaudita idea del classico, in cui il rigore, la norma, i modelli e le regole fossero sempre instabili, autogeneranti e proliferanti, sia pure nella loro fissità di oggetti immobili'' afferma Marco Tirelli. ''Nessuna opera di Alighiero si esaurisce in sé stessa, nel suo corpo fisico o nella data in cui è stata realizzata, ma apre sempre a nuovo senso, ad altro da sé. Le sue opere sono proteiformi, si trasformano sotto il nostro sguardo. Inquietano e rassicurano allo stesso tempo”.



Nato a Torino (papà avvocato, mamma violinista) avrebbe dovuto diventare un ''dott'' in economia e invece approda all'arte da autodidatta, ama la matematica e la filosofia, la grande letteratura di Hermann Hesse, le idee astratte di Paul Klee, adora la musica.

A diciassette anni scopre l'arte tantrica, gli acquarelli di Wols e poi i tagli di Fontana visti alla galleria Galatea di Torino. Il suo sguardo è già rivolto alle culture extra-europee, soprattutto orientali, Medio ed Estremo Oriente e africane. Grande viaggiatore, subisce il fascino della figura di un suo antenato del XVIII secolo, il monaco domenicano Giambattista Boetti, missionario in terre caucasiche sotto il nome di 'Profeta Mansur'.

A vent'anni dipinge paesaggi ad olio influenzato dal pittore russo Nicolas De Staël. Studia e pratica incisione a Parigi. Fra il 1963 e il 1965 sperimenta con materiali quali il gesso, la masonite, plexiglas e congegni luminosi. Le sue prime opere sono disegni su carta a china di oggetti industriali per la registrazione come microfoni, cineprese o macchine fotografiche e poi arriva ai primi lavori tridimensionali.

Per la mostra Romana il Salone d’Onore, è stato riconfigurato per l’occasione da un’importante struttura allestitiva, per ospitare l’Opera postale (De bouche à oreille), lavoro di dimensioni colossali, creato nel 1992-93, un anno prima della morte dell’artista. Esposta raramente, l’opera costituisce una summa del suo lavoro precedente che “rimette al mondo” i passaggi più alti della sua ricerca. Realizzata con la collaborazione delle Poste francesi, de Le Magasin – Centre National d’Art Contemporain di Grenoble e del Musée de la Poste, la composizione si articola in 11 serie, ognuna delle quali formata da due elementi: le buste e i disegni (506 buste affrancate e timbrate e 506 disegni a tecnica mista).

Nel porticato borrominiano il visitatore sarà accolto dal bronzo Autoritratto (1993), un’opera che ben esemplifica il processo di trasmutazione della materia in spirito, pensiero, immaginazione.

«Il '67 è stato un anno esplosivo, per me e per tutti. Era un momento di grande eccitamento, anche a livello materiale: la scoperta, l'entusiasmo dei materiali, che hanno portato alla nausea. Era tutto molto empirico allora» affermò in una intervista  rievocando il momento in cui aderisce al collettivo del gruppo Arte povera. E' del 1968 la cartolina postale Gemelli, dove grazie ad un fotomontaggio l'artista tiene per mano sé stesso.

I famosissimi Gemelli (1968) esposti nella Sala bianca (di fronte al Salone d’Onore)

 

E' cominciata l'intuizione dello sdoppiamento che lo porterà negli anni Settanta a firmarsi ''Alighiero&Boetti'' ovvero la possibilità di raddoppiare e dimezzare anche se stesso che tra nome e cognome ha finalmente 16 lettere.

I Viaggi postali e i primi lavori in cui i francobolli apposti sulle buste esaudiscono tutte le possibili combinazioni e permutazioni sono esposti a Roma. Lui diceva "Ho usato i francobolli per i loro colori come un artista usa un pennello o i pastelli". Nei primi anni '70 inizia anche la serie dei telegrammi: il 4 maggio 1971 si manda il  primo telegramma "2 giorni fa era il 2 maggio 1971" e questa sequenza durerà nel tempo. E' la regola del raddoppio perciò il 6 maggio, un secondo telegramma "4 giorni fa era il 2 maggio 1971", poi "8 giorni fa", "16 giorni fa"  e... così via.

E del resto il viaggio è determinante nella sua estetica. Cataloga i fiumi più lunghi del mondo, parte con la moglie per lunghi viaggi in Oriente e Asia, lo attraggono politica e geografia, adotta l'Afghanistan come sua seconda patria e a Kabul nasce il suo primo iconico ricamo su tessuto ed il progetto dell'opera Mappa, il planisfero del mondo nel quale ogni nazione è tessuta con i colori della propria bandiera oggi conservata nel prestigioso Castello di Rivoli.

«Il lavoro della Mappa ricamata è per me il massimo della bellezza. Per quel lavoro io non ho fatto niente, non ho scelto niente, nel senso che: il mondo è fatto com'è e non l'ho disegnato io, le bandiere sono quelle che sono e non le ho disegnate io, insomma non ho fatto niente assolutamente; quando emerge l'idea base, il concetto, tutto il resto non è da scegliere.»
(A. Boetti, 1974)

Boetti è un vulcano: ricami, lavori a biro, frasi iconiche come ''ordine e disordine''. Realizza opere con forbici, compasso, dove geometria e matematica aiutano il suo bisogno aritmetico. E' arrivato anche il momento in cui Boetti è ormai avanguardia internazionale conteso persino a New York, dove al MOMA partecipa all'esposizione "Eight Contemporary Artist".

Ormai la sua arte è premiata e celebrata: da Londra a Tokyo fino a Los Angeles  dove rappresenta "Il modo italiano" e coinvolge gli studenti della California University nel disegno per il mosaico murale permanente Alternando da uno a cento e viceversa in ceramica bianca e nera. E' la sua opera a viaggiare nel monde a farlo per lui quando in Afghanistan a causa della guerra non potrà più andarci e intraprende la via del Pakistan.

Lì nel 1993 intraprende la classica tessitura su telaio di cinquanta kilim sul tema ''Alternando da uno a cento e viceversa'', precedentemente conseguiti nelle variazioni della regola di disposizioni numeriche dettata dall'artista dagli studenti delle écoles de beaux- arts francesi. Una malattia lo sta già divorando  elo porta alla morte nel 1994.

E' scomparso l'uomo, non l'Artista, che giustamente ora viene ricordato.
(corona perer)

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''Alighiero e Boetti Raddoppiare dimezzando''
a cura di Marco Tirelli
con Caterina Boetti

Palazzo Carpegna
Roma, piazza dell’Accademia di San Luca
Accademia Nazionale di San Luca

dal 30 ottobre 2024 al 15 febbraio 2025

 


Autore: Corona Perer

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