Analisi Corvelva: proibito indagare
Perchè il Ministero le contesta senza mostrare le proprie?
L’Associazione Corvelva (Coordinamento Regionale Veneto per la Libertà delle Vaccinazioni) ha fatto una cosa proibita: si è permessa di far analizzare, da quattro laboratori privati, il contenuto dei vaccini pediatrici. Si tratta di laboratori certificati, dotati delle migliori strumentazioni tecniche per questo tipo di esami. Per il momento hanno divulgato i risultati preliminari, che evidenziano delle problematiche di non poco conto (leggi qui).
La sostanza del problema sta tra quello che hanno trovato (e che non dovrebbe esserci) e quel quel che doveva esserci ma non c'è. Que che non doveva esserci: DNA umano e di scimmia, virus avventizi non dichiarati, RNA, tracce di diserbanti. Quello che dovrebbe esserci ma non hanno trovato: manca la rosolia nel trivalente che dovrebbe combatterla, il vaccino contro 9 ceppi di papilloma virus ne contiene solo 7.
La reazione è stata virulenta: critiche e vesti stracciate. "Spreco di soldi, i vaccini sono sicuri". Le analisi insomma sarebbero sbagliate.
Cosa manca in tutto questo? Una cosa in realtà semplicissima: per contestare i dati di Corvelva, sarebbe stato sufficiente che l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) tirasse fuori dal cassetto le sue analisi. Avrebbe potuto renderle pubbliche e dire: "...abbiamo seguito questa e questa metodologia e, come potete verificare, tutto quello che dice Corvelva sono corbellerie”. Dopotutto, si parla di farmaci che, per decreto, devono essere somministrati obbligatoriamente ai bambini. Si darebbe per scontato che ci siano a monte delle analisi prima di promuovere e somminisrare.
E invece no. Niente analisi pubbliche. I vaccini sono sicuri, per decreto o per grazia divina. A dirlo è la GSK, la principale ditta fornitrice.
> Vaccinegate sul sito di Corvelva
> La conferenza stampa alla Camera dei Deputati
Autore: Manuel D'Elia
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