Antoni Tapies, l'artista che immortalò Picasso
''L'arte ha funzione sociale, trasforma comportamento e coscienza''
Antoni Tapies è l'artista che ha immortalato Picasso. La statua che a Barcellona ricorda e celebra il genio catalano, è sua. Una veste in marmo (un drappo, quasi un sudario), in una teca di cristallo che sembra indicare il sacro carisma del Vero Artista.
Antoni Tapies la realizzò nel 1983 quando anche lui era ormai già un celebrato genio dell'arte catalana. Pochi anni dopo, sempre a Barcellona, ricevendo una laurea honoris causa, Antoni Tàpies scosse il mondo accademico parlando della funzione sociale dell'arte come mezzo di trasformazione del comportamento e della coscienza.
''L'arte ha funzione sociale, trasforma comportamento e coscienza''
(Antoni Tapies)
Così gettare uno sguardo nel “suo” sguardo è pari ad un'immersione carnale e fisica, nel mondo colto e sensibile di Tàpies, una sorta di biblioteca della memoria che tocca l'anima.
Era catalano anche Tapies, uomo di istinto che va sperimentato con l'istinto.
“...Il senso di un'opera non si trova, per così dire, nell'opera stessa. Ogni opera infatti si pone in relazione con molte altre dello stesso autore o di altri artisti. Spiegare un'opera, quindi, è un po' come illustrare la storia dell'arte contemporanea” disse Tapies nato nel 1923 in una famiglia di elevato rango culturale e sociale in contatto con il melieu della società spagnola che gravitava su Barcellona.
Appena adolescente (aveva 12 anni) entra in contatto con il mondo dell'arte contemporanea osservandola da libri e riproduzioni. Vede il meglio: cosa facevano Picasso, Kandinsky, Duchamp, Braque, Mirò, ma la guerra civile spagnola apparentemente devia la sua attenzione.
Un breve impiego governativo, la salute instabile, la situazione politica che sfocerà nel franchismo dominano la sua gioventù. Da autodidatta inizia a disegnare e dipingere: inizialmente fa copie di Van Gogh e Picasso, ma è anche appassionato di musica, letteratura e filosofia: da Proust a Stendhal, da Nietzsche a Ibsen, da Wagner a Brahms il suo è un vivere in continua immersione.
Avvocato mancato, lascia gli studi poco prima di laurearsi, inizia il suo autonomo percorso artistico a metà degli anni '40. E' il 1950 quando viene allestita la sua prima personale a Barcellona. L'anno dopo incontra Picasso. Sono gli anni in cui il pensiero marxista lo interessano e lo spingono verso opere di tematica sociale.
Nel 1952 è alla sua prima Biennale di Venezia. Il cammino internazionale procede senza sosta tra premi, esposizioni, contatti intellettuali ad altissimo livello, un cammino proseguito senza soste fino al 2011 anno della sua morte.
Gli è stato reso un omaggio in grande stile nel 2013 a Venezia, con “Tapies – Lo sguardo dell'artista” una mostra unicum co-prodotta dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e dalla Vervoordt Foundation e realizzata in stretta collaborazione con la famiglia Tàpies – curatori Daniela Ferretti, Natasha Hébert, Toni Tàpies, Axel Vervoordt.
Sono state esposte opere che l'artista aveva in casa, alcune per la prima volta, contestualizzando il genio ed il suo tempo con opere di Picasso e di Mirò, ma anche quelle istintuali di Jackson Pollock .e Jannis Kounellis, proposti accanto a sculture tribali o d’arte orientale e ai dipinti del grande pittore catalano.
Nella mostra veneziana comparivano importanti lavori e le cose più care della sua personale collezione nonché i libri d’arte con suggestive litografie, realizzati da Tàpies in collaborazione con scrittori e poeti, grazie ad una profonda rilettura del maestro catalano, figura chiave dell’informale, di Daniela Ferretti insieme a Natasha Hebert, Toni Tapies e Axel Vervoordt.
Autore: Corona Perer
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