Emilio Isgrò, il cancellatore
E alla fine cancellò se stesso. L'incredibile vena creativa di un vero innovatore
(Corona Perer) - Siamo sempre stati affascinati dal suo genio. Emilio Isgrò, il cancellatore, ha sempre avuto il carisma del genio e un'incredibile vena creativa: quella del vero innovatore. Il suo segreto? Semplice, ma geniale: cancellare per far risaltare dal vuoto la presenza. In occasione dei sessant'anni della prima Cancellatura, una nuova operazione: cancellarsi, anzichè cancellare.
Un anno, un artista, una sala: l'iniziativa Artista alla GNAM, organizzata e promossa dalla Direttrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Renata Cristina Mazzantini, dedica al genio di Emilio Isgrò un anno intero: una mostra e un ciclo di incontri.
Il museo espone una selezione significativa delle opere dell'artista tra cui Isgrò cancella Isgrò, creata appositamente e donata alla Galleria Nazionale.
Isgrò cancella l'Autocurriculum, il suo romanzo autobiografico (2017, Sellerio), in nero e oro riflettendo sull'identità e la sua negazione, così come fece nel 1971 con Dichiaro di non essere Emilio Isgrò.
"Con quest'opera, Isgrò svela la fragilità e l'indeterminatezza che stanno dietro a ogni autorappresentazione" afferma Marco Bazzini.
Isgrò, l'autocurriculum cancellato
Inoltre, Isgrò e la Cancellatura saranno al centro di una serie di periodiche "Lezioni" con studenti e studiosi, nonché "Riflessioni" in cui letterati, poeti, giornalisti e scrittori verranno chiamati a raccontare il proprio rapporto autobiografico con il gesto cancellatorio. Nella mattinata di martedì 14 maggio si inizia con la prima "Lezione di Cancellatura", pensata come un workshop. Alle ore 19:00, invece, Emilio Isgrò dialogherà con Fausto Bertinotti, Mario Botta, Renata Codello, Alessandro Giuli e Renata Cristina Mazzantini.
Artista concettuale e pittore - ma anche poeta, scrittore, drammaturgo e regista - Emilio Isgrò (Barcellona di Sicilia, 1937) è sicuramente uno dei nomi dell’arte italiana più conosciuti e prestigiosi a livello internazionale a cavallo tra XX e XXI secolo.
Isgrò ha infatti dato vita a un’opera tra le più rivoluzionarie e originali nell’ambito delle cosiddette seconde Avanguardie degli anni Sessanta, che gli ha valso diverse partecipazioni alla Biennale di Venezia e mostre in tutto il mondo. Iniziatore delle “cancellature” di testi, applicate su enciclopedie, manoscritti, libri, mappe e anche su pellicole cinematografiche, Isgrò ha fatto di questa pratica il perno di tutta la sua ricerca, in una sorta di rilettura a rovescio e di reinterpretazione del linguaggio che da verbale si tramuta, attraverso calibrate manipolazioni, in linguaggio visuale.
“La cancellatura” dice l’artista “non è una banale negazione ma piuttosto l’affermazione di nuovi significati: è la trasformazione di un segno negativo in gesto positivo".
Nel giugno 2023 ha ricevuto un importante riconoscimento: Accademico d’Onore dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, per «aver introdotto con la Cancellatura un vero e proprio nuovo linguaggio nel solco della grande storia dell’arte italiana».
Congiuntamente, ad Isgrò è stato assegnato il «Sigillo delle Arti», onorificenza creata ex novo dall’Università degli Studi Carlo Bo e dall’Accademia di Belle Arti, conferita in precedenza a Werner Herzog e a Emilio Ambasz.
Motivazione del Sigillo delle Arti nel giugno 2023 per «l’estensione e la profondità dell’impatto nel mondo dell’arte, della cultura della sua opera pittorica, poetica e letteraria». La sua è sempre stata arte militante.
Nel dicembre 2019 augurò un 2020 green: che la terra non si squagliasse. Per questo cancellò niente meno che un mappamondo. Certo Emilio Isgrò non immaginava che sarebbe stato ben altro il flagello del 2020: era un virus che avrebbe azzerato molte vite e sospeso l'arte e la cultura, proprio ciò che è sempre stato al centro di ogni suo pensiero, prima come giornalista, poi come poeta visivo e artista.
L'isola di San Giorgio Maggiore a Venezia aveva ospitato nell'autunno 2019 una ricca antologica a cura di Germano Celant dal titolo essenziale "Emilio Isgrò". Ma per dire Emilio-l'artista ci vorrebbe un intero vocabolario e si rischierebbe di sembrare celebrativi, retorici, stucchevoli. Eppure un artista geniale come lui meriterebbe anche l'uso di un intero vocabolario, che peraltro lui cancellerebbe all'istante come aveva fatto per la Costituzione o - appunto - il globo terraqueo.
"Cancellare non è negare, ma arare il campo della scrittura dove far nascere nuovi sogni e nuovi pensieri. frutto di uno struggimento civile e di una grande pietà per questo povero Paese che forse non merita il destino che gli è stato assegnato" afferma l'artista.
"L'arte ha diritto di sciopero" disse Emilio Isgrò quando cancellò la Costituzione Italiana come rappresentazione di un crimine annunciato. E lo aveva fatto nell'anno che precedeva le celebrazioni per il 150°. Era l'annuncio di un'Italia che rischiava di sfaldarsi, mentre tutti gli altri Paesi del mondo serravano le fila per meglio resistere alle pressioni di una globalizzazione che mostrava tutti i suoi limiti.
La Costituzione cancellata, era rappresentazione di un crimine. Venne dopo la cancellazione dell'inno di Mameli. Per fugare ogni dubbio l'artista precisava: "Io rappresento la situazione attuale, senza prendere necessariamente una posizione. Poi saranno le coscienze a decidere".
Isgrò non è artista che possa passare inosservato: la cancellazione del Manifesto del Futurismo al Mart di Rovereto, pur realizzata in dimensione ridotta (cancellando la prima pagina de Le Figaro che nel 1909 pubblicò il manifesto di Marinetti), aveva tappezzato le pareti del Museo come ombra di un futuro ancora possibile.
Al riguardo ebbe a dire: "Dubito molto che Marinetti invocherebbe ancora oggi l'uccisione del Chiaro di Luna: perché il Chiaro di Luna è in pratica sparito grazie ai gas tossici che inquinano l'atmosfera. E lui, figlio della sua epoca ma uomo intelligente come pochi, se ne accorgerebbe per primo, cambiando registro. Marinetti probabilmente non invocherebbe più la guerra come sola igiene del mondo, sarebbe più pacifista di Gandhi".
Isgrò è sorgente sempre viva, capace di aggiungere un pensiero per il domani con un occhio alla memoria storica. Cancellò anche Le Conclusiones del Conte, apparse nel 1486, il primo libro a stampa bruciato dall’Inquisizione. Simbolo, magia, esoterismo ebraico si affollano nel testo di Pico, scandaloso per i contemporanei (Innocenzo VIII ne decretò la distruzione). L’Orazione sulla dignità dell’uomo, scritta dal filosofo per difendere la propria opera, è divenuta il manifesto dell’Umanesimo italiano, e pure, a più di cinque secoli di distanza, il mistero delle Conclusiones turba i sonni della ragione occidentale.
Isgrò è quindi uno dei grandi agitatori della cultura italiana. Non una provocazione urlata, la sua, ma un’ironia assidua, che irrita gentilmente da almeno cinquant’anni. La cancellatura di Isgrò, ovvero il suo nascondere per svelare, mette a soqquadro ed esplora non solo la parola o il sistema delle arti (poesia, immagini, teatro, letteratura, ecc.), ma l’intero modo di guardare al mondo con un diverso linguaggio. Anche per lui vale il detto: se non ci fosse... bisognerebbe inventarlo.
Corona Perer
aprile 2024
Autore: Corona Perer
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