Attualità, Persone & Idee

Sondrio omaggia Dante

Banca Popolare di Sondrio celebra i suoi 150 anni

di Corona Perer - Ascoltare il territorio dove la banca ha "piedi, cuore e testa":  è con questo spirito che la promozione culturale della Banca Popolare di Sondrio agisce per promuovere e valorizzare i molteplici aspetti naturalistici e le risorse a disposizione della creatività dell'operare umano.

Una mission partita fin dal 1961 quando BPS - unica nel suo genere -  convocò alcuni fra i maggiori artisti italiani - Sassu, Migneco, Morlotti, Spilimbergo, Cantatore, tanto per citarne alcuni - a "dipingere" la Valtellina, realizzando così, all'interno della banca una preziosa pinacoteca moderna dedicata al paesaggio della Valtellina. Il catalogo racconta i 14 pittori coinvolti in Valtellina e Valchiavenna. La banca ha compiuto nel 2021 i suoi 150 anni e una medaglia del Capo dello Stato è giunta al Presidente della Banca Popolare di Sondrio, Francesco Venosta.

Per festeggiare la sua fondazione, Banca Popolare di Sondrio ha deciso di celebrare il Settecentenario della morte di Dante Alighieri in grande con la giornata di eventi, il DantediValtellina, patrocinato dall’Accademia della Crusca e dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani. Un successo di pubblico oltre ogni aspettativa. Una voglia di cultura e di partecipazione che ha confermato quanto grande sia,  l’interesse per Dante Alighieri e quanto felice sia stata l’idea della Banca Popolare di Sondrio di festeggiare il proprio 150° compleanno con Dante e le isttuzioni della città: la biblioteca “Luigi Credaro”, l’Ufficio Scolastico Territoriale, il Comune di Sondrio, l’Assessorato alla cultura, la Biblioteca civica “Pio Rajna”, il Museo Valtellinese di Storia e Arte a dimostrazione che un Banca è sempre...territorio.

 

 

Ben 230 studenti delle scuole superiori di tutta la provincia, selezionati dall’Ufficio Scolastico Territoriale, e 400 in streaming, hanno dialogato con i tre docenti intervenuti (Enrico Castelli Gattinara, Michele Prandi e Anna Bordoni di Trapani), sui due temi che maggiormente interessano i giovani e la scuola, la conoscenza e l’amore, due temi che hanno nelle figure dantesche di Ulisse e di Paolo e Francesca i loro emblemi universali. È stato emozionante per ragazze e ragazzi rivivere queste figure nei versi stessi di Dante con la voce appassionata e trascinante di Lucilla Giagnoni.

La musicalità dantesca è stata restituita dalla immensa bravura di Lucilla Giagnoni con la sua recitazione dei versi della celebre preghiera di san Bernardo, “Vergine Madre”, nel XXXIII canto del Paradiso, e da  Christian Poggioni che ha introdotto all’inizio nella “selva oscura” dello smarrimento di Dante coi primi 36 versi del Poema e ha chiuso alla fine col musicalissimo sonetto della Vita Nuova “Tanto gentile e tanto onesta pare”, accompagnato al violoncello da Irina Solinas. Musica nella musica.

Ma altrettanto emozionante è stato sentire Enrico Castelli Gattinara, scrittore di successo invitato nelle università di mezzo mondo ma rimasto sempre fedele al suo ruolo di maestro di scuola media, spiegare perché Dante può salvarci la vita e raccontare come Primo Levi sia risuscito a sopravvivere nel campo di concentramento di Auschwitz recitando ai suoi compagni di prigionia i versi del canto di Ulisse appresi a suo tempo a memoria. Nell’universo del male quei versi furono il balsamo miracoloso per continuare a credere all’uomo e alla vita.



Partecipato, sia in presenza che in streaming,  il Convegno del pomeriggio su ''Gli universi di Dante'', la cui importanza è stata rilevata da tutte le autorità intervenute, il Prefetto di Sondrio Salvatore Rosario Pastorello, il Sindaco di Sondrio Marco Scaramellini, il dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale Fabio Molinari, i cui saluti, ricchi di  interessanti considerazioni, sono andati ben oltre quelli di rito in queste circostanze, come del resto anche quello, in streaming, del Presidente dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, che non ha mancato di far rilevare come questo DantedìValtellina organizzato per il 150° di Bpso rimarchi ancora una volta il ruolo  di viva presenza non solo economico-finanziaria ma anche culturale delle banche italiane sul territorio.

Particolarmente significativi gli interventi, in rappresentanza dei due enti patrocinatori dell’iniziativa, di Claudio Marazzini, Presidente dell’Accademia della Crusca e di Massimo Bray, già ministro dei Beni culturali e oggi direttore generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani. Intervenendo in streaming  ha sottolineato lo storico legame che unisce l’Accademia della Crusca alla città di Sondrio, attraverso la figura di Pio Rajna, il grande filologo cui Sondrio ha dato i natali, autorevole socio dell’Accademia della Crusca, fondatore in Italia della Società Dantesca e che agli studi su Dante ha dato un fondamentale contributo con la prima edizione critica del De vulgari eloquentia.

Massimo Bray, dal canto suo, ha richiamato l’importanza che negli studi danteschi del Novecento hanno avuto le grandi opere su Dante e sulla Divina Commedia pubblicate dalla Treccani, a partire dalla monumentale Enciclopedia dantesca diretta da Michele Barbi, ribadendo che l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, proprio in virtù di questo ininterrotto impegno editoriale che ha fatto del libro italiano un prodotto internazionale di eccellenza editoriale, non poteva far mancare il suo patrocinio a un evento di così alta qualità culturale come il DantedìValtellina.

Assente giustificato l’attesissimo Carlo Ossola, professore emerito all’Università di Torino e al Collège de France (nonchè Presidente del Comitato Nazionale per le celebrazioni del Settecentenario della morte di Dante), che non ce l’ha fatta a raggiungere in tempo Sondrio da Colonia, dove ha ricevuto il prestigioso premio internazionale franco-tedesco Gay Lussac-Alexander von Humboldt, conferito per la prima volta a una personalità della cultura italiana.

È toccato così a Francesco Sabatini, Presidente emerito dell’Accademia della Crusca, nella sua veste di coordinatore del Convegno, leggere e sintetizzare il denso intervento di Ossola, tutto incentrato sull’intreccio fra Dante-narratore e Dante-personaggio, su cui vive in gran parte il fascino sempre attuale della Commedia, come intuirono grandi scrittori come Borges o Ezra Pound. Sabatini ha parlato anche del “progetto” di lingua italiana sottostante alla Commedia, un piano pensato e coscientemente perseguito da Dante per dare all’Italia, più di cinque secoli prima della sua unità, una lingua colta nazionale, traendola pronta, per così dire, dalle labbra stesse del popolo, da quel “volgare” cui darà dignità letteraria insuperata, al punto che tutt’ora usiamo senza saperlo parole, frasi ed espressioni che trovano nella Commedia la loro origine.

Ricchi gli interventi di Alessandro Ghisalberti sull’idea di metamorfosi come chiave di lettura del pensiero di Dante, a quello di Stefano Zuffi su Dante e le arti figurative, in gran parte incentrato sul rapporto Dante-Giotto, a quello di Attilio Ferrari, professore emerito di Astronomia e Astrofisica  su Dante le stelle, questa magica parola, così ricorrente in tuto il Poema,  con cui si chiude ognuna delle sue tre cantiche: ”quindi uscimmo a riveder le stelle”(Inferno), “puro e disposto a salire a le stelle (Purgatorio); “L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso).

 

L’intima musicalità del verso dantesco costituisce da sempre, del resto, la maggiore difficoltà di tutti i traduttori di Dante. È con grande interesse, perciò, che vedremo come se l’è cavata una grande studiosa e traduttrice come Jacqueline Risset, purtroppo scomparsa, nella sua traduzione in francese della Divina Commedia, della cui uscita nella prestigiosa Pléiade dell’editore Gallimard ha dottamente parlato al Convegno il bormino Leo Schena, professore emerito di lingua e letteratura francese, in un bell’intervento fuori programma. 

Un cenno a parte merita senz’altro la bella e apprezzatissima relazione, “là dove il sì suona”, di Sandro Cappelletto, storico della musica e Accademico di Santa Cecilia. “È il primo convegno su Dante - ha detto Cappelletto - in cui sui parla del suo rapporto con la musica”, spiegando poi, che la musica, come una della arti del quadrivio, rientrava, insieme alla geometria all’aritmetica e all’astronomia, nella sua formazione scolastica, che Dante era musicista e compositore e che nel II canto del Purgatorio, dove incontra il suo amico musicista Casella, non solo ci parla del suo personale rapporto con la musica (“l’amoroso canto / che solea quetar tutte mie voglie”), ma si fa cantare da lui le parole della sua stessa canzone con cui si apre Il Convivio, (“Amor che ne la  mente mi ragiona / cominciò elli allor sì dolcemente / che la dolcezza ancor  dentro mi suona”). Gli stessi versi di Dante, ha concluso Cappelletto, sono intimamente musicali, come tutta la lingua che egli ha dato all’Italia, “il Bel Paese dove il sì suona”.

Un evento che è stato un vero e proprio...“quindi uscimmo a riveder le stelle”.

 

 

 

 

 

 

 

 

www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*

Gallery

Commenti (0)