Bernardina Floriani, la Beata Giovanna di Rovereto
La difficile strada della santità femminile
Bernardina Floriani (1603-1673), sconosciuta ai più, è la Venerabile Beata Giovanna. Una copia manoscritta delle “Constituzioni delle monache di San Carlo in Roveredo dell'ordine di Santa Chiara” del XVIII secolo, documento fortunosamente scampato al macero nel 1927 ne conserva la memoria. I testi autografi di Giovanna Maria della Croce, conservati oggi presso il Centro Pastorale Beata Giovanna, testimoniano il valore di questa donna e la sua importanza: era santa.
Uno dei primi a scrivere di Bernardina fu Iacopo Tartarotti, fratello di Girolamo, che nel primo quarto del XVIII secolo compilò il “Compendio della vita della Veneranda madre suor Giovanna Maria della Croce descritta in seste rime”, esposto in questa occasione. Inoltre pubblicò nel suo “Saggio della Biblioteca tirolese” (un primo abbozzo di bibliografia di scrittori trentini) un profilo biobibliografico della stessa, stampato nel 1733.
Superando le mura conventuali, le memorie hanno lasciato traccia anche nei fondi storici della Biblioteca Tartarotti di Rovereto. La Biblioteca non conserva gli originali autografi della Beata, ma ne conserva copia su microfilm. E' inoltre possibile consultare il volume di atti sulla vita e la santità di Bernardina, inviati a Roma in occasione dell'esame della causa di beatificazione nel 1686: “Originalis processus formatus occasione”.
Rovereto nel XVII secolo fu colpita dalla pestilenza in modo virulento nell'agosto del 1630. Il culmine del contagio fu raggiunto nel 1631 e alla fine si contarono 889 vittime, più del 36% della popolazione. Questo fu un evento che segnò Bernardina e la spinse a proseguire nel cammino di fede.
Nel codice di Angelo Decembrio “De cognitione ac curatione pestis” del XV sec., c'è il verbale del Consiglio cittadino (1630) nel quale si decise l'erezione dell'attuale chiesa di S. Rocco per fermare la peste, la riproduzione su carta della croce di Caravanca usata dalla venerabile, la raccomandazione dell'arciduchessa Claudia alla Comunità di Rovereto perché sostenesse il progetto di erezione del monastero di S. Carlo (1640), gli atti relativi alla trasformazione dello stesso in macello (sec. XVIII) in seguito alla soppressione degli ordini contemplativi voluta dall'imperatore Giuseppe II, la foto dell'inaugurazione della lapide sulla casa natale nel 1926 e diverse pubblicazioni.
Un'opera musicale a cura di Marco Deflorian e Andrea Amplatz andata in scena con grande successo al Teatro Zandonai di Rovereto (voce solista la soprano Giulia Galletti e accompagnamento musicale della Banda Musicale "G. Fontana" di Pomarolo) ripercorrre la vicenda della Venerabile Beata Giovanna.
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