Il tesoro di San Gallo
La Biblioteca Abbaziale di San Gallo patrimonio UNESCO
(St.Gallen, Corona Perer, 31 dicembre 2024) - La Biblioteca Abbaziale di San Gallo, patrimonio UNESCO, è uno dei motivi che da solo è sufficiente per prendere il treno per la Svizzera. Qui venne anche Umberto Eco per trarre ispirazione per il suo ''Nome della Rosa''. Non a caso: qui si trova - infatti - l'universo altomedievale su carta e preziose pergamene.
Sono conservati 170 mila volumi, 2000 manoscritti, 420 dei quali anteriori all'anno 1000. È La più antica biblioteca della Svizzera, una delle quattro più importanti e antiche biblioteche abbaziali al mondo (e fra queste c'è la capitolare di Verona e il Sinai!).
La straordinaria bellezza della sala barocca e la collezione unica di manoscritti fanno della Biblioteca abbaziale di San Gallo una perla rara. Un fondo organico di manoscritti di eccellente qualità si è conservato qui, nel luogo della sua creazione, per oltre mille anni; un tesoro che illustra la formazione della cultura europea a partire dall'inizio del Medioevo, ovvero 1400 anni di storia della cultura cristiana.
Una visita agli Archivi permette di scoprire la cultura San Gallese attorno all'anno mille e autentici tesori. Come il frammento piu antico della Bibbia Vulgata di San Gerolamo, di cui esistono solo 10 pagine: le altre 9 sono si museo Vaticani.
In epoca barocca qui ci lavoravano (pregando) quasi 100 monaci benedettini. Si entra in pantofole ed è l'unica stanza con finestre perché si doveva sfruttare la luce del giorno per copiare i manoscritti ed emoziona vedere uno degli scrittoi degli amanuensi... Quanto lavoro fecero e cosa ci hanno trasmesso!
A seconda della funzione per la quale erano destinati, i manoscritti venivano protetti e ornati con diversi tipi di legature. Soprattutto per i manoscritti liturgici si creavano a volte sfarzose legature con avorio intagliato, opere orafe o smalti. Alla Biblioteca di San Gallo è conservato anche il preziosissimo ''Evangelium Longum'' con la sua preziosa e lussuosa legatura. Su tavole d'avorio (le più grandi pervenute dall'antichità) il monaco Tuotilo intagliò un bassorilievo raffigurante Cristo dominatore del cielo e della terra.
La tavola d'avorio mostra Cristo al centro tra l'alfa e l'omega, simboli dell'inizio e della fine del mondo. Negli angoli siedono al loro scrittoio i quattro Evangelisti, accompagnati dal rispettivo simbolo: in alto Giovanni (aquila) e Matteo (angelo), in basso Marco (leone) e Luca (toro). Sopra Cristo sono raffigurati sole e luna reggenti una fiaccola; sotto si trovano le personificazioni dell'acqua, con un'anfora, e della Terra, con una cornucopia.
foto C.Perer
Le tavole d'avorio dell'Evangelium longum pare siano appartenute originariamente all'imperatore Carlo Magno. L'abate di San Gallo Salomone III se ne appropriò con uno stratagemma e le consegnò a Tuotilo affinché le lavorasse.
La fonte di questa storia fu il cronista Ekkeardo IV, che la scrive all'incirca 140 anni dopo la realizzazione della sfarzosa legatura, il racconto è tuttavia credibile. Ed egli narra che dopo la morte di Carlo Magno parte dei suoi beni passò all'arcivescovo di Magonza Attone I. Nell'894 Attone accompagnò re Arnolfo di Carinzia in una spedizione militare in Italia. Alla partenza affidò il suo tesoro di oro, avorio e pietre preziose all'abate Salomone, che era suo amico. Se avesse avuto notizia della morte dell'arcivescovo, Salomone avrebbe avuto la facoltà di distribuire il tesoro a chi avesse voluto. Salomone donò le tavole d'avorio al monastero di S. Gallo, incaricando Tuotilo di intagliarne due, proprio quelle che ancora oggi adornano l'Evangelium longum.
I documenti giuridici dell'Archivio abbaziale di San Gallo, tra i quali manoscritti, atti pubblici, libri della confraternita e l'unico registro dei professi pervenutoci di epoca carolingia vengono periodicamente esposti in mostre temporanee.
In questo momento è in corso quella dedicata alle Storie dei Santi. Straordinaria (e per lo più sconsciuta) quella di santa Wiborada di San Gallo: fu la prima donna a essere proclamata Santa da un papa con un processo di canonizzazione.
Nel 916 aveva scelto la forma più austera di eremitismo: si fece murare in una cella presso la chiesa di San Magno a San Gallo per vivere da reclusa il resto della sua vita. Nel 925 una visione le preannunciò l'imminente invasione degli Ungari e il suo martirio: Wiborada consigliò quindi all'Abate di mettere in sicurezza il tesoro dell'Abbazia inclusi archivio e biblioteca che grazie a lei si salvarono. Il primo maggio 926 gli Ungari arrivarono: Wiborada fu uccisa e Papa Clemente la canonizzò nel 1047.
Tra le storie dei Santi, tutte diligentemente archiviate una ad una dagli amanuensi in elenchi racchiusi negli armadi, c'è la pergamena con la curiosa leggenda delle Api sulla pelle di S. Ambrogio.
Un giorno, uno sciame di api si posa sul viso del piccolo Ambrogio. Le api volano dentro e fuori la bocca del neonato, che continua a dormire tranquillo nella culla. Nell'antichità questo tema preannunciava i futuri poeti a cui le api instillavano parole dolci come il miele. Ma lo sciame di api rappresentava anche un grande pericolo. Ambrogio lo affronta con assoluta calma, come si addice a un futuro santo destinato ad entrare nel novero dei Padri della Chiesa.
Nella cantina a volta si possono ammirare altri rari e preziosi tesori. Tra questi la Regola Benedettina nel Libro del capitolo 1542/1543. La regola di S. Benedetto fu in vigore per oltre 1000 anni nel monastero di S. Gallo (dal 747 alla soppressione del monastero nel 1805). Nel corso del tempo fu copiata numerose volte. Quella esposta è la parte che ogni mattina un monaco leggeva a voce alta (Libro del capitolo). Il manoscritto fu creato nel 1542/1543 dall'organista della chiesa abbaziale e calligrafo Fridolin Sicher, su incarico dell'abate Diethelm Blarer (in carica dal 1530 al 1564).
Quello di San Gallo era un Principato abbaziale e qui si trova anche il messale pontificale del principe abate Ulrich Rösch in carica dal 1463 al 1491. Contiene le preghiere, le letture e i canti per le principali festività dell'anno liturgico. La sfarzosa decorazione della parte più antica è forse opera del miniatore di Augusta Heinrich Molitor.
Variopinte bordure e iniziali con oro in foglia ornano le pagine. All'inizio del XVI secolo fu aggiunta una seconda parte priva di decorazioni, a eccezione di capolettere colorate rosse e blu. Il manoscritto rispecchia il rinnovamento del monastero nel XV secolo.
La storia di questo luogo stupefacente porta alla missione irlandese di Gallo, monaco irlandese cui si devono le origini di San Gallo nei primi decenni del 600, cioè 6 secoli dopo la nascita di Cristo. Dopo la caduta dell'Impero romano gli irlandesi diedero un importante contributo alla fondazione della cultura europea. A partire dal VI secolo gli irlandesi partirono come missionari per l'Inghilterra e per il continente diffondendo cultura e scienza e tra loro c'era Gallo: la nascita del monastero e della città sono legate a lui.
Partì dall'Irlanda con il compagno missionario irlandese Colombano, ma a Bregenz Gallo si separò dal suo gruppo. Dal 612 visse nella valle del fiume Steinach, dove costruì una capanna. Attorno a lui si radunò ben presto una comunità di monaci, dalla quale ebbero origine il monastero e la città. Gallo creò una base importante per la fondazione delle strutture ecclesiastiche e politiche intorno al lago di Costanza.
E non desta meno stupore sostare davanti alla celebre pianta carolingia di San Gallo della Biblioteca abbaziale considerato il più significativo documento di disegno architettonico pervenutoci dal Medioevo.
Il complesso abbaziale è costituito dalla splendida cattedrale tardobarocca ornata da due campanili che sembrano adornare una facciata che invece non esiste (si entra dal fianco della chiesa). Fu costruita tra il 1755 e il 1767 da Peter Thumb e Johann Michael Beer, come chiesa del monastero ed è la cattedrale del vescovado di San Gallo dal 1847.
Al suo interno si trovano significative opere d'arte barocche, tra cui l'imponente stallo del coro per i monaci ornato con un ciclo di rilievi di Joseph Anton Feuchtmayer che raccontano episodi della vita di S. Benedetto, una straordinaria cancellata del coro, un ciclo di rilievi su S. Gallo opera di Christian Wenzinger, e soprattutto l'imponente cupola affrescata con la comunità celeste dei santi.
Bellissima anche la cattedrale, ma per una volta vien dopo la sua biblioteca che da sola vale il viaggio. Così preziosa che si entra in pantofole.
(Corona Perer)
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Autore: Corona Perer
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