Bologna, il Museo civico del Risorgimento
Ha sede nella casa dove abitò un ''prof'' speciale: Giosuè Carducci
Casa Carducci, risalente al XVI secolo, fu la residenza dove abitò, dal 1890 al 1907 (anno della sua morte), Giosuè Carducci, trasferitosi a Bologna come docente dell’Università. Qui, oggi, ha sede il Museo civico del Risorgimento.
Giosuè Carducci, sommo cantore della nuova nazione, vergò versi patriottici nel Canto dell'Italia nel 1871 a dieci anni dalla proclamazione del Regno. Alla prima quartina del poema si legge:
Zitte, zitte! Che è questo frastuono
Al lume de la luna?
Oche del Campidoglio, zitte! Io sono
L’Italia grande e una.
Situato lungo la cinta muraria tra Porta Maggiore e Santo Stefano, il Museo, ospitato dal 1990 al piano terra, fu istituito nel 1893 per ripercorrere la storia bolognese dalla Rivoluzione francese sino alla fine della Prima Guerra Mondiale.
La storia complessiva di Bologna si colloca nel panorama più ampio del periodo risorgimentale, un'epopea vista non più esclusivamente dal punto di vista militare ed eroico, ma come parte integrante della vita civile, nei suoi aspetti culturali, sociali, politici ed economici.
All'interno del museo si può ammirare il dipinto “La cacciata degli austriaci da Bologna l’8 agosto 1848” di Antonio Muzzi, che mostra la fase finale della battaglia in cui vennero sconfitte e cacciate le truppe austriache e che costituì il fatto d’armi più rilevante del Risorgimento. Va inoltre segnalata la presenza di uno dei più bei ritratti di Giuseppe Garibaldi. Curiosamente, il Museo espone anche un berretto che gli appartenne, identico a quello raffigurato nel dipinto.
Il Museo del Risorgimento fa parte del circuito della Bologna Welcome Card. Per i possessori della Card l'accesso è gratuito.
Al primo piano si trova l'appartamento pressoché intatto di Carducci e la sua Biblioteca che documenta il meglio della produzione letteraria dal XVI al XIX secolo. Qui sono conservate edizioni antiche di testi rari, l’archivio di Carducci stesso dove ha conservato la sua opera in versi e prosa e testimonianze utili a documentare sé stesso e a tramandare ai posteri la sua multiforme attività.
Il Risorgimento termina ufficialmente il 17 marzo 1861 quando veniva inaugurato a Palazzo Carignano a Torino il primo parlamento dell’Italia unita e finiva quella fase storica di costruzione della nazione che aveva preso il nome di Risorgimento.
Palazzo Carignano a Torino, primo Parlamento italiano
foto: www.museotorino.it
Le parole che accompagnarono la nscita dell'Italia furono scarne, bastò un solo articolo perchè la direzione era chiaramente tracciata:
«Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:
Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.
Da Torino addì 17 marzo 1861».
Con queste parole, contenute nel testo della legge n. 4671 del Regno di Sardegna promulgata il 17 marzo 1861, aveva luogo la proclamazione ufficiale del Regno d'Italia, facendo seguito alla seduta del 14 marzo 1861 in occasione della quale il neo-eletto Parlamento aveva votato il relativo disegno di legge. Il 21 aprile 1861 quella legge diveniva la prima del neocostituito Regno d'Italia.
Inaugurato il primo parlamento dell’Italia unita con Camillo Benso di Cavour presidente del Consiglio dei ministri del nuovo Stato, aveva fine quella fase storica di costruzione della nazione che aveva preso il nome di Risorgimento con i suoi eroi, Garibaldi in primis.
Girolamo Induno: Giuseppe Garibaldi di fronte a Capua, 1861
Finiva una stagione di lotte politiche cominciata con le idee della Rivoluzione francese, che determinò un mutamento non solo politico, ma anche economico e sociale in un paese che, se pur unito, rimaneva ancora ricco di fratture e contraddizioni.
Era nata l'Italia.
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