Arte, Cultura & Spettacoli

Bruno Lucchi. Origini

Levico Terme celebra il ''suo'' artista e i suoi 50 anni di carriera

Bruno Lucchi espone nel suo paese d’origine, Levico Terme, le sue maestose opere scultoree nate dalla terra, dal fuoco, dall’acqua e dall’aria. Ben sedici installazioni per un totale di 32 opere di grandi dimensioni sono collocate in luoghi particolari della cittadina permettendo, per chi arriva la prima volta a Levico, un percorso alla scoperta del borgo dentro un dialogo: tra opera d’arte e territorio.

Le opere, che si ergono dalla terra e guardano il cielo e l’infinito, sono collocate in Via Regia, Via Dante, Via V. Emanuele, rio Maggiore e vicino alle Terme. Una grande installazione è stata allestita per la nuova rotatoria predisposta dal Comune all’entrata sud del paese: un lavoro composto da sei elementi e alto quasi quattro metri, con le silhouette di personaggi androgini che richiamano le Origini della vita.''Origini'' è anche il titolo della mostra.

''Ammetto che questo evento mi trova particolarmente felice, orgoglioso ed emozionato. Fare per la prima volta un esposizione nella città dove sono nato ed ho passato buona parte della mia vita, provoca in me una grande gioia e l'attesa della realizzazione della mostra la sento come la partenza per una nuova avventura. 'Origini' il titolo della mostra perchè parlo nella mia città - afferma Bruno Lucchi.

''Origini rappresenta la genesi dell’Androgino, l’immagine originaria dell’archetipo che mi ha dato un’identità e mi ha accompagnato nel percorso artistico in quasi cinquant’anni di ricerca. Proprio quest'opera sarà collocata all'ingresso di Levico all'interno di una nuovissima rotatoria che porta gli abitanti alle loro case e i visitatori verso il centro della nostra bella cittadina o verso la nostra montagna incantata. Mi sembra un bel modo per festeggiare i cinquant’anni di lavoro" commenta l'artista diplomatosi nel 1973 al Magistero di Belle Arti di Urbino. ''Mi piace molto sentire, dopo tutti questi anni, il disegno come passione… il tempo passa, il tempo non ha tempo. Quando lo cerchi non lo hai, quando lo hai non ti accorgi quasi di averlo"  conclude l'artista.

L’esposizione, voluta dal Comune di Levico Terme, mette in mostra le opere, la poetica, la filosofia e lo sguardo sul mondo di un artista, Bruno Lucchi, che ha le proprie radici nel borgo di Levico Terme, dove nascono i suoi lavori. È un felice ritorno nella sua terra con le pregevoli sculture già famose in moltissimi luoghi d’Europa.

Il 2022 era già stato un anno impegnativo ma gratificante per Lucchi con mostre a cielo aperto a Villafranca e Soave in provincia di Verona assieme alle due importanti personali a Clusone in provincia Bergamo e Negrar di Verona. Nel 2022 sono anche partiti  i lavori di restauro e ampliamento del Molo51, i capannoni divenuti nuovo studio dell'artista. Poi sono venute le collettive importanti tra cui la biennale della scultura a Villa Contarini a Piazzola sul Brenta, prologo  alle mostre in plein air.

Mentre è in corso a Levico l'antologica, Bruno Lucchi, inaugura presto anche a Cavalese ''C’erano già”, altra mostra itinerante organizzata dal Museo d’Arte Contemporanea in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Cavalese. (dove: passeggiata del Rio Gambis e in via Bronzetti, inaugurazione venerdì 7 luglio alle 17.00 nel giardino del Museo).

4 luglio 2023

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Bruno Lucchi. Oltre le mura
mostra a Soave (Vr)

(dicembre 2022) di Carmela Perucchetti*  - Con ''Oltre le mura'', la collocazione a cielo aperto di scenografiche istallazioni e gruppi scultorei intende segnare lo spazio di Soave, Borgo dei Borghi 2022, da una nuova, diversa prospettiva, nell’impatto visivo tra il mondo del passato e l’oggi senza tempo, in perfetto connubio con l’idea sottesa e  da sempre presente nell’ opera di Bruno Lucchi, poliedrico artista trentino di Levico Terme, profondamente radicato nella sua terra, fervido ed instancabile interprete di forme contemporanee ricche di rimandi ad una arcaica espressività. 

Dalle sue mani nascono forme in equilibrio tra astrazione e figurazione, in un linguaggio nitido ed essenziale, di immediata leggibilità. Tale percorso di ricerca artistica si evolve in tappe susseguenti nel tempo, segnate da una intensa attività espositiva, con oltre duecento mostre personali e collettive in sedi pubbliche e private in Italia e all’estero, testimoniate e corredate da ricca documentazione bibliografica.

 

Significativamente lo scultore trentino si avvale, oltre che della fusione in bronzo, di altri materiali derivati dalla natura e pertanto con essa perfettamente compatibili, come la terra, nella veste aggiornata del semirefrattario o semire, e del suo connubio con l’acciaio corten.

Con tali materiali si configurano tipologie di opere diverse che, liberamente raggruppate, danno vita a imprevedibili narrazioni: con Oltre le mura, in punti strategici dell’antico borgo di Soave si compie l’entusiasmante dialogo tra la statuaria fisicità contemporanea e la memoria di luoghi e architetture cariche di storia. In tale prospettiva ideale si pongono Tra memoria e visione, all’accesso di Porta Verona e il pensoso Custode dei Sogni sul balcone del Palazzo di Giustizia.

 

 

A seguire, nella Piazzetta Unicredit si trovano le eleganti figure femminili Contemplazione, Donna sogno e Fierezza, e la Penelope dietro al cancello del parco Zanella.

Grandi steli policrome a bassorilievo, verticali e circolari, segnano la salita alla chiesa dei Domenicani, echeggiando arcaici significati.

Di notevole impatto scenografico l’importante istallazione nel cortile del Palazzo del Capitano, con le strutture in acciaio corten Finestra Equilibri e la Barca della Naiade, oltre alla Foresta degli oracoli, ieratiche figure androgine proiettate verso il cielo.

A compimento del progetto, nell’approssimarsi delle festività natalizie, nella Torre Cangrande della Scala trova collocazione la serie scultorea in semire a grandezza naturale che dà vita alla narrazione sacra dell’Incarnazione, che inizia dall’Annunciazione, seguita dalla La coppia in cammino, il viaggio verso Betlemme di Giuseppe e Maria in attesa del Figlio, e infine Il Bambino adagiato e innalzato in una culla in ferro per essere mostrato al mondo.

La narrazione sacra è accompagnata dalle sette simboliche pietre miliari con le Antifone maggiori, invocazioni in latino cantate nei giorni precedenti il Natale, di cui ogni cippo riporta la parola iniziale.

Esente da facile retorica, questo percorso di Avvento accompagna il visitatore in un clima spirituale sereno e pacificante che Bruno Lucchi ha fatto proprio, come occasione autentica di riflessione sui temi sacri della cristianità.

Nel superamento della fisicità, attraverso forme simboliche, allusive al mondo interiore e alla storia dell’uomo, Bruno Lucchi consegna la sua opera, punto di vista capace di interrogare, di diventare essa stessa spazio, tempo, memoria, presenza.

 

* Critico d'Arte

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