''Camon'' di Filippo Cerantola
Intervista all'autore del saggio sul grande scrittore (Apogeo Editore)
(Corona Perer) - ''Camon'' di Filippo Cerantola (Apogeo Editore) è dedicato a uno dei più grandi autori della letteratura italiana contemporanea, capace di raccontare con profondità e intensità i drammi e le trasformazioni della nostra società.
Questo saggio, frutto di un’analisi approfondita delle sue opere narrative, delle sue lettere e dei suoi articoli di giornale, offre una visione completa e dettagliata del suo straordinario contributo letterario. Un lavoro encomiabile che mira a restituire a Camon il posto che merita nella cultura italiana, riconoscendolo come una figura imprescindibile della nostra letteratura.
L’autore, da noi intervistato, sottolinea la singolarità della voce di Camon, dimostrando come i suoi personaggi e le sue tematiche siano fondamentali per comprendere a fondo il nostro tempo.
''Il valore profondo di Camon risiede nella capacità di esplorare temi profondi come la fine della civiltà contadina, l’ondata di terrorismo che ha investito l’Italia negli anni ’70 e l’avvento della psicoanalisi'' afferma Cerantola, veneto come Camon.
Nato a Castelfranco Veneto (classe 1988), dopo aver maturato esperienze lavorative in diversi ambiti, dal 2020 insegna materie letterarie nelle scuole medie e superiori. Con Apogeo Editore ha pubblicato nel 2023 il libro Dear Gigi dedicato alle corrispondenze di Luigi Meneghello. Il saggio su Camon presenta anche due contributi di Gian Mario Villalta e Massimo Onofri.
Lo abbiamo avvicinato.
Cerantola cosa voleva in particolare far emerge del Camon scrittore/ intellettuale?
Volevo sottolineare il fatto che Camon è un autore imprescindibile nel panorama della letteratura italiana. Ritenevo che ci fosse un vuoto da colmare in quanto, prima dell'uscita del mio saggio, non era ancora stata pubblicata una monografia a lui dedicata e credevo fosse fondamentale dare la giusta visibilità a una figura così significativa.
Camon, uomo schivo, come l'ha presa? Che rapporto avete avuto?
Inizialmente, il prof. Camon si è mostrato forse un po’ diffidente riguardo al progetto. Tuttavia, in seguito si è rivelato aperto al dialogo, concedendomi tre interviste e rispondendo esaustivamente e con grande tempestività ai miei messaggi e alle mie e-mail. Il risultato finale della mia ricerca, a quanto mi ha confidato, è stato di suo gradimento, il che mi ha riempito di orgoglio.
Quale ritiene sia il contributo lessicale che Camon ha dato alla letteratura italiana?
Nei primi romanzi la lingua è, a detta dello stesso Camon, "barocca, sovraccarica, molto ornata", e si caratterizza per una commistione di parlata dialettale e citazioni, ad esempio, di Dante, andando così a creare un tessuto narrativo davvero peculiare. Con il tempo, la scrittura di Camon si è evoluta, diventando più asciutta e precisa, un cambiamento che lui stesso attribuisce al percorso di analisi intrapreso prima con Cesare Musatti e poi con Giuseppe Fara.
Dove secondo lei risiede davvero il valore di Camon?
Nonostante il suo contributo lessicale sia significativo, lo stesso non rappresenta, secondo me, la caratteristica più rilevante della sua opera. Piuttosto, il valore dell'autore risiede in altri aspetti, come la capacità di esplorare temi profondi come la fine della civiltà contadina, l’ondata di terrorismo che ha investito l’Italia negli anni ’70 e l’avvento della psicoanalisi. Mi associo a quanto detto da Folco Portinari: non dovremmo tanto interrogarci sulla bellezza o sulla bruttezza dei libri di Camon, ma piuttosto riconoscere che si tratta di opere necessarie per comprendere qualcosa d’una cultura e d’una storia.
Il professore ha anche una sua dimensione social e si sa confrontare con i nuovi media (è anche nostro autore); lei ha analizzato anche questa dimensione?
No, non ho analizzato la dimensione social del prof. Camon, poiché queste fonti sono soggette a cancellazione e modifiche nel tempo, rendendo quindi difficile un’analisi rigorosa. Ho preferito concentrarmi su materiali più "stabili", come articoli di giornale, libri e lettere, al fine di mantenere un approccio metodologicamente rigoroso.
Per un uomo della sua caratura è comunque indice di apertura ai nuovi mezzi di comunicazione, non crede?
Certo, concordo: è indubbiamente interessante che Camon sia attivo sui social media e sulle testate online. Egli non è arroccato nel rifiuto delle nuove tecnologie, ma, al contrario, le abbraccia come un'opportunità per mantenere vivo il dialogo con i lettori.
Infine, quale episodio della vita di Camon ritiene abbia determinato il Camon scrittore oppure quale le ritiene sia stato decisivo?
Non penso ci sia un singolo episodio che ha determinato la nascita di Ferdinando Camon come scrittore: si può dire che egli abbia sempre sentito l’esigenza di raccontare e di esprimere ciò che vedeva e sentiva nel mondo che lo circondava. Camon, figlio di contadini, ha vissuto in un paese di campagna dove la maggior parte della gente non sapeva né leggere né scrivere. In questo ambiente, egli acquisì la consapevolezza del potere della parola come strumento di emancipazione.
Ma c'è un ricordo significativo che sottolinea questa consapevolezza?
Sì, è il seguente: una citazione che tra l’altro ho scelto di riportare sulla quarta di copertina del mio saggio: “Figlio di contadini, ero cresciuto in un paese di campagna dove la gente non sapeva leggere e scrivere. Se ricevevano una lettera dallo Stato, dall’Esercito, dal Comune, andavano dal prete a farsela spiegare. Io li vedevo passare in bicicletta, con la lettera in mano, curvi sul manubrio. M’ero fatto l’idea che solo chi sa leggere se la cava. Le parole sono uno strumento di salvezza. Più parole sai, meglio ti salvi”.
Che cos'è la parola per Ferdinando Camon?
Per Camon la scrittura e la parola hanno sempre rappresentato un mezzo di riscatto. In una lettera del 1963, un Camon appena ventottenne (che non aveva ancora pubblicato nessuna opera in volume) scriveva a Neri Pozza che “un fatto aveva condizionato tutta la sua vita, gli studi, la professione, le ricerche, le amicizie e gli odi: l’esigenza, di dire alcune cose che doveva dire”. Nel prosieguo della medesima lettera, Camon affermava che “gli studi, i saggi critici, le interviste e le note giornalistiche non erano che il lavoro che svolgeva per preparare il terreno a quelle che considerava le sue opere fondamentali”.
Dunque una voczione alla scrittura? Possiamo dire così?
Sì queste parole dimostrano come la vocazione alla scrittura non sia stata il risultato di un singolo avvenimento, ma piuttosto una necessità intrinseca: si può affermare che Camon sia stato sempre accompagnato da un’esigenza profonda di raccontare il mondo. Questo lo ha portato a esplorare i problemi più disparati e a confrontarsi con molteplici forme di espressione, dai romanzi ai saggi, dalle poesie ai libri di intervista, mantenendo una costante attenzione sulla forza espressiva della parola.
Aggiungiamo a tutto questo un pensiero che Ferdinando Camon, autore di una rubrica su SENTIRE, ci ha donato in una delle nostre conversazioni private. ''...Comunque voglio essere ricordato come narratore delle crisi (o delle colpe) della nostra civiltà. Un lungo abbraccio da qua a là''. Grazie, professor Camon.
Corona Perer
13 ottobre 2024
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Camon
di Filippo Cerantola - Apogeo Editore
Pagg. 288 - ISBN 9791281386211
Prezzo Euro 15,00
Autore: Corona Perer
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