I tabià fioriti di Canale d'Agordo
Nella culla natale del Beato Giovanni Paolo I
(Canale d'Agordo - C.Perer) - Si chiamava ancora Forno di Canale quando il 17 ottobre del 1912, in uno dei tabià di Via Rividela, venne alla luce un bimbetto che avrebbe avuto il compito di arrivare molto in alto. Oggi quel paese si chiama Canale d’Agordo e basta nominarlo per associare al luogo il volto di Albino Luciani, salito al soglio pontificio nel 1978 e rimasto nella memoria come una fulgida meteora nella vita della Chiesa. Oggi è Beato Giovanni Paolo I. Il suo primo e più convinto upporter fu Papa Ratzinger.
Il paese è piccolo, raccolto, umile. Bello e fiorito. Sorride come faceva il Papa. Canale d’Agordo oltre alla memoria del Papa del Sorriso, rimasto in San Pietro per 33 intensi giorni, offre un centro storico delizioso con i suoi tabià in legno, fioriti, molti dei quali riammodernati, altri antichissimi con il legno solido della valle e le slitte appese al ballatoio. La gente tiene molto ai tabià, fienili in legno che un tempo venivano utilizzati per il bestiame e per il fieno oggi sono stupende seconde case. E a volte le viuzze sono così strette che i tetti si baciano.
Lungo la Valle del Biois se ne contano più di 300. Alcuni sono isolati, altri si trovano in mezzo ai paesi, altri ancora fanno paese a sè. Hanno un'età che varia dai 300 ai 70 anni. Sulla facciata principale di ogni tabià, incisa sulla trave del tetto, detta "del Colmo", vi è la data di costruzione e, alle volte, se le date sono più d'una, vi sono indicati anche i successivi restauri.
Spesso,oltre alla data di costruzione è possibile vedere anche lo stemma della famiglia che ne era/è proprietaria. I tabià si trovano in posizioni solatie e privilegiate, sulle coste della montagna oppure nei centri dei paesi, se ci prestate attenzione vedrete che ce ne sono davvero molti e tutti molto belli e caratteristici.
I più antichi hanno travi orizzontali sovrapposte dalla base muraria fino al colmo del tetto, secondo una modalità di costruzione detta "a castello".
Il paese posto a 976 metri sul livello del mare, al centro della valle del Biois e circondato dalle più belle montagne delle Dolomiti (Pale di San Martino, Focobon, Civetta e Marmolada), è oggi meta di un turismo particolare: si va nel paese del Papa. E numerose sono le parrocchie italiane - da Livorno a Ferrara, da Bologna a Vittorio Veneto - che qui hanno investito acquistando ex alberghi per trasformarli in Case Vacanza.
Non sappiamo che ne direbbe oggi papa Albino Luciani che nel suo ministero di Vescovo e Patriarca si trovò a fare i conti anche con l’affarismo della Chiesa e lo combattè con la forza della sua determinazione. Ci limitiamo solo a rilevare il trend e la vocazione del luogo che in Albino Luciani trova una delle sue più forti motivazioni.
Canale è anche una delle tappe del prossimo “Cammino delle Dolomiti” che andrà a valorizzare proprio le località per quella nuova fetta di turismo dello spirito o esperienziale, che sempre più affascina ed ha visto affermarsi il successo dei cammini a tema.
Da vedere la Casa delle Regole che risale al 1640. E’ situata nella piazzetta del Toncon. Era la sede delle riunioni dei regolieri cioè dei capi famiglia che gestivano i beni comuni: pascoli, boschi, legname e alpeggi. Poco distante sorge il Giardino della Memoria dedicato ai reduci e dispersi di Russia.
Poco distante c’è la Casa Natale di Papa Luciani. L'edificio risaliva alla fine del ‘700 ed era costituito da abitazione con annesso tabià, cioè il fienile. La versione attuale risale al 1958 quando il fratello del papa, Edoardo Luciani, ingrandisce il fienile per far spazio ai suoi 12 figli. La casa natale del Papa è un piccolo museo, meta di visite continue. Al piano terra c’è la cantina dove si trovano la gerla di mamma Bortola e gli arnesi da lavoro del padre Giovanni.
Al primo piano si trova la ‘stua’, la stube dove nacque il piccolo Albino, il quarto maschietto dopo che altri tre fratellini, dello stesso nome Albino, non ce l’avevano fatta.
C’è poi la camera da letto dei genitori, una stanza dei ricordi di famiglia e la stanza da lavoro della mamma e della sorella piano con la macchina da cucire originale. All’ingresso il cappotto da cacciatore dell’indimenticato Edoardo, fratello del Papa, volto noto anche in Provincia per essere stato Presidente della Camera di Commercio.
In paese merita un visita l'antica Chiesa della Pieve eretta nel 1861 e dedicata a San Giovanni Battista. È qui che matura la vocazione di Albino Luciani. L’edificio sacro già documentato nella seconda metà del 1300 conserva un magnifico tabernacolo di Andrea Brustolon, un organo del Callido e un altare realizzato dall’artista Dante Moro.
Sulla piazza, accanto alla Chiesa, si affaccia anche l’ìx-ospizio oggi sede del Musal il Museo Albino Luciani (ve ne parliamo > qui). E' stato inaugurato nel 2016 da Pietro Parolin segretario di Stato Vaticano. E’ gestito della Fondazione Papa Luciani Onlus. E’ una tappa obbligata e anche il modo giusto per conoscere il territorio. E’ stato dotato di un percorso multimediale molto suggestivo e su quattro piani (a partire dalle stanze del seminterrato dedicate alla storia della valle del Biois) si concentra sulla vita di Albino Luciani, dall'infanzia fino alla sua ordinazione, attraverso le tappe più importanti da Vescovo di Vittorio Veneto (1958-1969), a Patriarca di Venezia (1969-1978) fino alla emozionante elezione al soglio pontificio del 26 agosto 1978 e alla morte, avvenuta 33 giorni dopo, il 28 settembre 1978.
Da piazza Papa Luciani parte la Via Crucis che conduce fino a Falcade, per circa 2 km. E’ stata realizzata con massi di Bologna e con le formelle realizzate dell'artista Franco Murer. L’abitato di canale è peraltro una galleria d'arte a cielo aperto: sulle facciate delle case è frequente rinvenire antichi e nuovi affreschi che l'hanno fatta diventare “la valle con i santi alle finestre”.
Infine una curiosità: è a Canale d’Agordo che è sorta la Prima Latteria Cooperativa d'Italia fondata nel 1872 da don Antonio Della Lucia. Si trova ancora nella stessa sede di via Roma dove partì la sua attività. Ed è segno della lungimiranza della gente mntanara, ma anche di quanto questo piccolo paese seppe dare molto alla storia: un Papa e un modello economico cooperativo.
Autore: Corona Perer
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