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Carlo Cottarelli, dentro il palazzo

Politica e riforme: tra privilegi e i 7 peccati dell'economia italiana

Carlo Cottarelli è sempre stato anomalo per il Palazzo. Doveva tagliare i costi: non glielo han lasciato fare. Doveva indicare ricette salva-Italia: non lo hanno ascoltato. Da direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici si è spesso interrogato riguardo a quello spazio che c’è tra un paese sempre sull’orlo dell’abisso e il mantra della crescita, sempre chiarendo che le azioni chiedono sostenibilità sociale, finanziaria e ambientale.

Nonostate una carriera da outsider la storia di Cottarelli è quella di un uomo dentro e fuori ...il palazzo. Tanto che quando ci è entrato da senatore PD, ne è quasi subito uscito. Si è dimesso dopo 8 mesi dalla sua elezione.

''Il Parlamento fa sempre meno quello che dovrebbe fare'' ha dichiarato di recente a Villa Cordellina Lombardi a Montecchio Maggiore (Vi) intervistato dall'economista Simone Bini Smaghi alla presentazione del suo ultimo libro ''Dentro il Palazzo'' (ed. Mondadori), in un serata promossa dalla Banca Popolare di Sondrio, aperta dal presidente Francesco Venosta e chiusa dal Cav. Mario Alberto Pedranzini consigliere delegato e direttore generale dell'istituto bancario.

Cottarelli ha presentato non solo la sua ultima fatica ma anche quello che sta facendo (portare l'economia dentro le scuole, ad esempio). Cottarelli ha indicato il venire meno del diritto-dovere parlamentare nel ricorso esagerato ai decreti legge, nell'altrettanto frequente ricorso al voto di fiducia che porta a leggi delega, le quali fan legiferare il parlamento al posto di chi lo dovrebbe fare: il Parlamento appunto, costituito da dei ''nominati'' dai partiti.

L'ultimo esempio: la Legge di Bilancio, scritta dal governo, senza emendamenti. ''Ciò demotiva molto un parlamentare che voglia fare con coscienza il suo ruolo, perchè i veri giochi si fanno a palazzo Chigi. Hai l'impressione di essere lì a scaldare la sedia. E poi su lobby e portatori di interesse non si è mai andati ad una vera regolamentazione''.

 

E' quello che racconta sui costi della politica e sui benefici di cui gode un parlamentare che fa male: un deputato porta a casa 12.000 euro netti. ''E' uno stipendio non equilibrato a quello che effettivamente fa'' afferma Cottarelli. ''E poi l'ho provato di persona ci sono gli extra ovvero le rendicontazioni senza ricevuta, i benefit sui viaggi, persino la tessera per non pagare l'autostrada...''

Tra sorrisi e battute Cottarelli fa capire che siamo dentro un sistema assolutamente malato. ''L'astensionismo è un segnale di disaffezione e di resa.  La fiducia è direttamente proporzionale alle promesse non mantenute dai politici. Bisognerebbe anzitutto abolire il bicameralismo'' e racconta dell'incarico ricevuto nel 2018 per formare il governo, durante il famoso stallo fra Lega e 5stelle che portò al governo Conte.

''In 24 ore avevo la lista dei ministri, ma era partito un attacco speculativo ai mercati che scommettevano su nuove elezioni e non c'erano le condizioni per andare avanti''.

Il suo giudizio su quel che è venuto dopo? Molto amaro e molto onesto. ''Quota 100 ha continuato a peggiorare i conti, il reddito di cittadinanza è stato mal fatto e il bonus 110 ha persino dell'incredibile. Tre.... pessime idee che hanno causato danni enormi e... ci vorranno decenni per sanarne il guasto''

Nei suoi libri, Carlo Cottarelli, si è spesso ocupato di riforme e del ritorno dello Stato in quello spazio che lo Stato deve (o dovrebbe) saper occupare.  Ne ha parlato anche nel suo libro “All’inferno e ritorno, per la nostra rinascita sociale ed economica”.

La politica e le riforme ? “Per farle si deve sapere dove si vuole arrivare. Se non si definisce dall’inizio in quale mondo si vuole vivere, la politica diventa opportunismo. Purtroppo l’opinione pubblica non è interessata a questi temi, i cittadini votano per chi fa promesse  nel breve periodo, senza spiegare il perché. Il problema non sono i partiti, oggi siamo noi. Io posso indicare le priorità, ma occorre fissare prima, e per bene, le idee”.

Già le idee. Ma questo paese ne ha ancora?

 


Autore: Corona Perer

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