L'arte di Giovanni Gentiletti
In visita alla Casa Museo Gentiletti tra Pesaro e Fano
di Anna Lorezetti - Tra Pesaro e Fano, nel borgo di Santa Maria dell'Arzilla, c'è "Casa Museo Gentiletti". Vale veramente un viaggio questa visita nel cuore delle colline marchigiane, fra la valle del Foglia e quella del Metauro, nella "Casa Museo Gentiletti", dove un uomo ha costruito un sogno che non é fatto di materia impalpabile ma di metallo pesante.
Subito dentro il cancello di quella che era una casa colonica, una selva di animali meccanici mi accoglie quieta. Enormi insetti pacifici si sono posati sui muri e grandi trampolieri sembrano "pascolare"fra le piante.
Forse un sogno zoomorfo di questo scultore instancabile, raffinato lavoratore di metalli pesanti ed abile cesellatore di quelli che invece chiamiamo nobili, sempre attratto dalla natura nel suo multiforme aspetto.
È dal mondo naturale che Giovanni Gentiletti ha attinto la linfa vitale per le sue creazioni che primamente lo rispecchiano quasi fedelmente.
Poi, man mano che il suo cammino nel mondo dell'arte si fa contaminare dalle elaborazioni delle ricerche contemporanee, la sua produzione si rende consapevole di invenzioni più affascinate dal mondo dell'Informale. Cosícché la sua tecnica smaliziata ed efficace riesce a tradurre ogni segno,ogni sbalzo in emozione palpabile. Ecco allora che ogni veritá tratta dalla natura si trasforma in suggestione sognante. Ogni particolare anatomico di quegli animali tanto indagati diviene una scusa per inventare una linea,una forma,un vuoto accarezzato o solo suggerito.
Fantastico zoo di animali marziani, insieme incredibe di lacerti, brani di corazze piumate, becchi ricurvi, zampe uncinate, tutto un catalogo di forme che più che descrivere alludono ad una voglia di un mondo altro da proporre e controllare.
La foga di questo artista che nei suoi 65 anni di vita pare non essersi mai fermato, si rivolge come in una preghiera a realizzare quelli che chiama "altaroli". Trittici in metalli diversi,che come i grandi altari d'oltralpe,si richiudono su se stessi o si distendono a presentare le tre facce.
Qui Gentiletti sfoga la sua voglia insaziabile di materia. Accarezzata,lisciata,sbalzata,arrugginita,o resa lucida.
E’ lei, la Materia nei suoi molteplici linguaggi, ad essere il canto principe della poesia che questo scultore rude e sapiente, ha inseguito con un furore che pare straordinario e che probabilmente è stato brutalmente interrotto da una fine prematura.
(di Anna Lorezetti)
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