Castello di Miradolo, il giardino di Babet
Circondato da un meraviglioso parco, e salvato dal degrado dalla Fondazione Cosso
Il Castello di Miradolo della Fondazione Cosso si trova a Pinerolo. Di concezione settecentesca a partire dagli anni venti dell’Ottocento ha vissuto un'epoca d’oro grazie a una donna di grande forza e intraprendenza: Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, detta Babet. Sposa di Maurizio Massel, secondo marchese di Caresana. decorò e rinnovò il Palazzo in stile neogotico,tracce ben visibili ancora.
Circondato da un meraviglioso parco, il Castello ha una storia antica che è fatta anche di un amore "recente": quello delle sue proprietarie Maria Luisa Cosso e Paola Eynard, madre e figlia. Rapite dalla immensa bellezza di questi viali, sono intervenute, custodiscono il castello e lo hanno restituito alla comunità grazie a mostre prestigiose.
"Ho camminato in lungo e in largo ascoltando questo luogo prima di decidere di avviare il recupero” afferma Paola Eynard vicepresidente della Fondazione Cosso che ha iniziato a prendersi cura del Parco Storico del castello di Miradolo salvandolo dal degrado e dall'oblio dal 2007 con risorse proprie. Ridare vita al parco e restituirgli dignità, mettendo in sicurezza l'intero edificio, riportato all'antica bellezza: queste le prime urgenze. Più di recente ha preso corpo un nuovo progetto:l'orto del Castello ( ve ne parliamo > qui)
Negli anni Trenta dell’Ottocento viene costruita la Citroniera, i confini del Parco si ampliano e l’assetto è progressivamente completato secondo il gusto romantico.
La famiglia evolve con la marchesa Teresa Massel sposa nel 1866 di Luigi Cacherano di Bricherasio. Dall'unione nascono Sofia ed Emanuele, due personalità di spicco nella società piemontese, le cui attività hanno influenzato la storia italiana del ‘900: il conte Emanuele Cacherano di Bricherasio, brillante tenente, è cofondatore dell’ACI e della FIAT, mentre Sofia, allieva di Lorenzo Delleani, si dilettava nelle pittura. Il Castello di Miradolo è la loro dimora estiva e diventa ben presto un cenacolo artistico/culturale, che accoglie artisti, intellettuali e personaggi di rilievo nella storia Piemontese.
Nei salotti della Contessa Sofia sostano il pittore Delleani, lo scultore Leonardo Bistolfi, il compositore e pianista Alfredo Casella, il capitano di cavalleria Federico Caprilli a cui Pinerolo deve la sua fama di Culla della Cavalleria. Nel 1950 alla morte di Sofia, ultima erede della famiglia, il Castello passa a una congregazione religiosa che lo trasforma in residenza e progressivamente lo abbandona.
Negli anni Novanta l’intero complesso versava in grave stato di abbandono, ma risorge grazie ad un gruppo di privati nel 2007. La nuova proprietà avvia un imponente progetto di restauro e affida alla Fondazione Cosso l’organizzazione di attività che lo hanno riportato ai tempi della Contessa, restituendogli quel ruolo di punto di riferimento culturale, laboratorio di idee e luogo di incontro.
Babet ne sarebbe contenta: la Fondazione 'sente' il Parco come il suo principale patrimonio che nelle 4 stagioni elargisce doni e bellezze differenti, tutte speciali, tutte uniche.
All'ingresso si incontrano i Tassodi (chiamati anche cipressi calvi) con radici aeree chiamate pneumatofori e base del tronco a forma di zampa di elefante. La corteccia liscia e rossiccia è variegata dal verde del muschio. Di fronte al Castello, vicino ad un Lillà delle Indie (l'albero nudo, originario del Giappone), c'è il Ginkgo biloba un esemplare femmina, che in autunno rilascia a terra i suoi frutti sferici. E' un fossile vivente, uno dei primi alberi comparsi sulla terra. Originario di Cina e Giappone, è noto per la sua grande resistenza e longevità. Il Tasso è l'albero più antico e velenoso del Parco e in primavera produce bacche rosse, velenosissime per l'uomo. Ci sono Carpini e siepi di Bosso. Un Liriodendro gigante e con la sua corteccia ricamata è tra gli alberi più in salute e forti del Parco. Chiamato anche albero dei tulipani, ha assunto questo nome perchè i suoi fiori, che compaiono in primavera, hanno una forma simile a quella dei tulipani e profumo analogo.
Nel Parco si ammira un poderoso Faggio con i rami verso terra che sembrano costruire una capanna e un boschetto di bambù giganti. Si ammira anche la sapienza dell'uomo, con le bealere, canali di irrigazione che percorrono come una rete nervosa l'intera superficie e che sono alimentate da torrente Chisone. Tra le altre piante monumentali il Faggio rosso dalle dimensioni imponenti. Fino a pochi anni fa svettava anche un cedro del Libano, morto e abbattuto nel 2015. Era l'albero più antico del Parco ora resta la sua ceppaia.
"Credo che il nostro impegno per sviluppare al meglio i doni che la natura ci dà e lo splendore di questo parco sia un obbligo morale" spiega Maria Luisa Cosso, presidente della Fondazione Cosso che con la figlia Paola Eynard è stata l'artefice di questa rinascita. "Quando nel 2007, mia figlia ed io abbiamo attraversato il grande prato siamo rimasti affascinati dalla bellezza del luogo e addolorate per le condizioni disastrose in cui si trovava e abbiamo deciso che si poteva e si doveva fare".
“Noi ci sentiamo custodi del parco più che proprietari e facciamo di tutto perché venga preservato. Ora abbiamo iniziato a raccontarlo e così è nato un progetto che ci permette di ospitare in tutte le stagioni gruppi e appassionati e raccontare questo grande luogo di storia con un audio racconto stagionale" aggiunge Paola Eynard.
Le Sale del Castello sono utilizzate per mostre temporanee. Il Castello ha ospitato prestigiose mostre dedicate a Caravaggio, Tiepolo, Tiziano, Fausto Melotti, Oliviero Toscani, Irma Blank
fotoservizio: O.Galletti
Autore: Corona Perer
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