''Orbi'' parodia sulla vera decadance
Compagnia Abbondanza Bertoni danza la cecità - di Corona Perer
Dopo aver a lungo navigato nel mare dell'innocenza e della sapienza (ignorata) del mondo Bambino, Compagnia Abbondanza Bertoni mette in scena con "Orbi" il disfacimento della persona, la sua perdita di identità, la spersonalizzazione di un mondo dove l'individuo assume pelli diverse per poter vivere.
"Orbi perché non ci vediamo più. Mancanti, assenti, privi. Orbi di pace, di onore e “di tanto spiro” di manzoniana memoria" si legge nella pista offerta al pubblico.
Lo spettacolo andato in scena a Rovereto a Teatro Zandonai nell'ambito della stagione teatrale 2016-2017 muove in un magma musicale dove niente diviene compiutamente ciò che è, nemmeno la musica che tra generi diversi, occhieggia a epoche e società diverse attraversando atteggiamenti sociali che dalla trasgressione transitano per l'alienazione e il perbenismo. La tensione è costante, la cecità sociale è evidente, l'alienazione collettiva pure.
Le pelli vissute, perse, tolte e in qualche caso strappate, fino a denudare l'individuo, stanno a dire quelle maschere di cui un’umanità - che chiede tenerezza e amore - è costretta a dotarsi per affrontare il presente. Solo apparentemente può sembrare uno spettacolo leggero, in realtà - come sempre - Michele Abbondanza e Antonella Bertoni impegnano lo spettatore a pensare la propria "decadance".
I riconoscimenti da parte della critica anche questa volta non sono mancat: la Compagnia ha la virtù di assicurare emozioni nuove e danza pura e pensiero.
Questi "Orbi" ricordano l'incapacità di vedere col cuore in un mondo abitato da individui che necessitano solo di amore e invece naufragano nello stress, manovrati da gruppi che li fagogitano, resi quasi automi, incapaci di trovare voce per dire. Bello anche il mix musicale: martellante e ossessivo, ci si diverte a individuare tracce in divenire, a volte irrisolte, o esplicite come la Sex Bomb di Tom Jones, Strauss o il Narciso di Carmen Consoli.
Autore: Corona Perer
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