Crisi umanitaria in Bosnia
Molti minori vengono respinti al confine italo-sloveno
Da dicembre profughi scalzi e al gelo vagano in Bosnia nonostante le abbondanti nevicate e le temperature già rigide e destinate a precipitare ulteriormente nei prossimi giorni.
Amnesty International, Jesuit Refugee Service Europe, Médecins du Monde Belgique e Refugee Rights Europe chiedono un'azione immediata per risolvere la crisi umanitaria in corso in Bosnia ed Erzegovina e individuare soluzioni istituzionali di lungo periodo per venire incontro alle necessità delle persone che transitano attraverso lo stato balcanico.
Attualmente circa 2500 migranti e richiedenti asilo, tra cui 900 ospiti del campo provvisorio di Lipa, restano senza riparo e al gelo: le autorità della Bosnia ed Erzegovina continuano a non fornire alloggi adeguati e le agenzie dell'Unione europea tendono sempre ad appoggiare soluzioni di corto respiro.
Negli ultimi tre anni l'Unione europea ha messo a disposizione della Bosnia ed Erzegovina oltre 88 milioni di euro in fondi di assistenza per migliorare la gestione dei flussi migratori. Ciò nonostante, le autorità del paese non hanno individuato strutture adeguate ad accogliere migranti e richiedenti asilo, assumere piena responsabilità per la gestione di quelle esistenti e fornire il sostegno minimo necessario alle persone in transito.
"L'Unione europea deve collaborare con la Bosnia ed Erzegovina nella ricerca di soluzioni sistemiche e durevoli per venire incontro ai bisogni delle persone che si trovano sul suo territorio e assicurare che questa situazione non si ripeta il prossimo inverno. Gli alloggi per accogliere la maggior parte delle persone che stanno dormendo all'addiaccio ci sarebbero, quella che manca è la volontà politica. Le autorità a ogni livello devono fornire immediatamente rifugi e assistenza a tutti coloro che ne hanno bisogno", ha dichiarato Eve Geddie, direttrice dell'ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee.
E anche al confine italo-sloveno le cose non sono meno tragiche. Mentre arrivano immagini e testimonianze drammatiche di migranti e rifugiati, fra cui minori non accompagnati e famiglie con bambini, abbandonati nella neve in condizioni disperate ai confini orientali dell’Unione Europea, Amnesty International Italia, Asgi, Centro Astalli, CeSPI, CNCA, Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR, Defence for Children International Italia, Emergency, Intersos, Oxfam Italia, Salesiani per il Sociale, Save the Children Italia, SOS Villaggi dei bambini e Terre des Hommes intendono richiamare pubblicamente l’attenzione anche sui rischi per i minorenni alla frontiera tra Italia e Slovenia.
Secondo i dati ufficiali diffusi a settembre 20201, nel corso dell’anno l’Italia ha quadruplicato le riammissioni dall’Italia alla Slovenia, sulla base dell’accordo bilaterale del 1996, arrivando ad effettuarne 962 da gennaio a fine settembre 2020, a fronte di 250 nell'analogo periodo dell'anno precedente. Il trend appare confermato dai dati diffusi recentemente da reti e organizzazioni della società civile, che riportano 1.240 respingimenti tra il 1 gennaio e il 15 novembre 20202.
Ad allarmare le organizzazioni sono infatti due direttive che autorizzano in via generale la polizia a considerare come maggiorenni i migranti intercettati al confine Italia-Slovenia che si dichiarano minorenni, rispetto ai quali la polizia stessa non abbia alcun dubbio circa l’età adulta, senza il vaglio giurisdizionale richiesto dalla legge.
Tale indicazione assegna di fatto all’autorità di Pubblica Sicurezza un potere discrezionale circa l’attribuzione dell’età anagrafica ai migranti e rifugiati sottoposti a controlli in frontiera e così facendo si pone in evidente contrasto con quanto stabilito dalla Legge Zampa, che prevede che l’accertamento dell’età sia svolto tramite documenti o tramite esami socio-sanitari, sempre attraverso una procedura multidisciplinare, nell’ambito di un procedimento di competenza dell’Autorità giudiziaria minorile.
Recenti inchieste giornalistiche hanno riportato la presenza in Bosnia di diversi minori non accompagnati che hanno dichiarato di essere stati riammessi dall’Italia in Slovenia. È probabile che gli stessi siano stati identificati come maggiorenni dalla polizia di frontiera italiana, secondo le direttive della Procura minorile, senza che venisse avviato alcun procedimento di accertamento dell’età.
Per questo motivo, le associazioni chiedono che le autorità competenti adottino tutte le misure necessarie affinché cessino definitivamente le riammissioni illegali alla frontiera italo-slovena nei confronti di richiedenti asilo e migranti, compresi i minorenni e siano pienamente applicate le norme previste dalla Legge Zampa sulla protezione dei minori non accompagnati.
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