Il divano del Re
Emanuele Togni e le ricerche di un vero rigattiere
Emanuele Togni è un vero rigattiere: restaura, ricerca, riatta, recupera, ricicla. E...riscopre. Così senza immaginarlo in fondo ad un baule ha trovato la storia di un divanetto senza valore che era finito nelle sue mani insieme ad una montagna di altre cose.
Lavora nel settore dell'antiquariato da quasi trent'anni. Restaura mobili antichi in noce e rustici in abete conservando il "vissuto" del mobile, senza cancellare i segni del tempo ma rendendo ogni pezzo completo e funzionale. Nel restauro predilige sempre prodotti naturali quali la gommalacca o la cera d'api. Ha appreso il mestiere attingendo all'esperienza dei maestri restauratori e frequentando corsi di restauro a Milano. Poi negli anni '90, ha fondato il suo laboratorio a Brentonico dove è nato e vive.
Nel suo show room nel centro di Brentonico, in via Roma 50, si incrociano secoli e storie: perchè dietro a un mobile c'è sempre l'uomo e la sua cultura. Lui è sempre pronto a valutare le vecchie cose perchè sa che l'affare o la rarità è sempre potenzialmente dietro l'angolo. Come gli è capitato quando gli è stato quasi tirato dietro un divanetto anonimo che però aveva avuto l'avventura di ospitare per poco meno di un'ora le “regali” natiche di re Vittorio Emanuele. Tutto comincia con una telefonata per la valutazione di arredi d’epoca di una casa di Ala. L'abitazione in effetti aveva mobili antichi molto belli e soprammobili ricercati.
Quale fu il suo primo pensiero?
Immaginai immediatamente che il proprietario doveva aver girato il mondo: vedevo icone russe, avori africani, statuine orientali.
Indovinato?
Sì, la proprietaria mi spiegò che il nonno era un ingegnere, costruttore di dighe e che per lavoro viaggiava molto. Era l'ingegnere Ugo Sartori. Le chiesi se avesse anche qualche cimelio della guerra oppure qualche oggetto storico. “Ne ho uno che potrebbe unire la sua attività di antiquario e la sua passione per le cose storiche” rispose.
Di che cosa si trattava?
Di un divanetto a due posti usato dal nonno per inaugurare una diga in Sicilia. Mi raccontò la storia: era stato invitato re Vittorio Emanuele III e sul trenino che serviva per condurlo a vedere i lavori del cantiere, fu allestito un baldacchino con un piccolo tetto. Come seduta fu usato proprio il divanetto che avevo davanti a me in quanto aveva le dimensioni giuste per il piccolo trenino.
Bastava questo per rendere interessante l'oggetto?
A dire il vero quell’oggetto non mi diceva molto, anche perché la storia del Re era solamente un vago ricordo personale e il divano come mobile di antiquariato non valeva nulla, comunque poiché la signora lo avrebbe buttato via io l'ho portato a casa. Qualche tempo dopo su mia richiesta tornai nella casa della signora per curiosare nella soffitta e vedere se ci fosse qualcos’altro da acquistare e vi trovai dei bauli pieni di libri e scartoffie. Trattai l'acquisto a scatola chiusa.
Quindi senza sapere cosa c'era dentro?
Esattamente. La signora era ben contenta di liberarsi di un po’ di materiale visto che avrebbero dovuto sgombrare una soffitta immensa,e a casa iniziai a rovistare. Tra libri, documenti, lettere, riviste, vecchie pagelle, progetti trovai nel fondo del baule lettere e fotografie comprese quelle della visita di Vittorio Emanuele III in Sicilia per l’ inaugurazione della diga. Ed ecco la prova del reperto storico: trovai una foto in cui si vedeva benissimo il Re seduto sul divanetto. Nel corso degli anni probabilmente la fodera probabilmente era stata sostituita ma il mobile era proprio quello e al fianco del re c’era anche il Duca d’Aosta Amedeo di Savoia, che vista la sua alta statura sul divano ci stava un po’ scomodo.
Cosa prova in quei momenti il rigattiere?
Prova gioia infinita e si mette a cercare ancora. Cominciai a documentarmi. Appurai che nel 1922 in Sicilia era effettivamente stato costruito un impianto idroelettrico fra i più moderni e innovativi d’Europa, visitato da molte autorità e tecnici da tutto il mondo. Dietro all'opera c'era una mano e una mente trentina e il giorno dell’inaugurazione venne a vedere l'opera dell’ingegnere Trentino, il Re in persona La signora aveva ragione.
Questo divano ha quindi una valore nuovo?
Non ha un valore in sè, ma riveste l'interesse che può avere un reperto storico, per gli appassionati può essere motivo di trattativa. Ma io credo che non lo venderò anche se in qualche museo ci starebbe proprio bene.
Tra un reperto e una storia, Togni di certo non si annoia. Lavora nel settore dell'antiquariato da ventiquattro anni. ''Quando restauro cerco di conservare il vissuto del mobile, senza cancellare i segni del tempo ma rendendo ogni pezzo completo e funzionale.Prediligo prodotti naturali quali la gommalacca o la cera d'api'' spiega Togni che ha appreso il mestiere attingendo all'esperienza dei maestri restauratori e frequentando corsi di restauro a Milano. Poi negli anni '90, ha fondato il suo laboratorio a Brentonico dove è nato e vive.
Oltre al restauro conto terzi, acquista e vende mobili, e nei suoi armadi in magazzino è pieno di.libri rari e arredi di epoche diverse dal 1600 al 1800 (tra questi anche una antica riproduzione della Summa Theologica di Tomaso D'Aquino che ha esposto nello spazio Empty di Rovereto in via Bezzi 34). Entrare nel suo magazzino è entrare in un mondo parallelo. Lui infatti è anche un collezionista. Possiede una straordinaria serie di immagini della Milano anni '20 con inediti che consentirebbero la rilettura storica della trasformazione da città in metropoli avvenuta nel corso del'ultimo secolo a cavallo tra primi del Novecento con la Belle Epoque e terzo millennio. Colleziona oggetti militari e storici, tra questi anche modelli da tavolo di aerei della prima metà del '900, realizzati a mano, che fedelmente replicano gli originali. Alcuni di essi stavano sulle scrivanie di qualche gerarca e sono databili tra il 1914 e il 1935 e sono quasi tutti modelli di aerei impegnati in guerra, forniti di ogni dettaglio anche il motore in miniatura o il porta-mitraglietta. Uno di questi reca il motto di D'Annunzio "senza cozzar dirocco". E poi un manifesto raffigurante Dante autografato da Gabriele D'Annunzio, libri autografati da Fortunato Depero, una carozzina in latta del 1800 e un modellino di Ferrari in latta, del 1950, molto ricercato fra i collezionisti.
Autore: Corona Perer
www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*
Commenti (0)
Per lasciare un commento