Lo scandalo dell'estrazione della mica
In India villaggi in schiavitù per la nostra cosmesi
I primi a parlarne sono stati i giornalisti austrialiani del Sydney Morning Herald che nel 2014 hanno scoperto che l’estrazione della mica, impiegata dall’industria cosmetica per gloss, ombretti, smalti per unghie, è legata allo sfruttamento del lavoro minorile in una regione povera dell’India orientale, in miniere dove non c'è alcuna sicurezza e dove lavorano come schiavi bambini per produrre la mica, una pietra che rende brillanti i prodotti di bellezza.
Raccogliere la mica è nei villaggi della foresta indiana questione di sopravvivenza, ci lavorano anziani e giovani per 2 /3 dollari al giorno, e tutto avviene nell'indifferenza in cave dove si muore e ci si ammala per ricavare almeno 100 tonnellate al mese per cava.
Un vero e proprio giro d’affari, costruito sulla pelle di bambini che vengono ripagati con 5 rupie (circa 8 centesimi di dollaro) per chilogrammo di mica estratto, mentre sul mercato internazionale questa risorsa può raggiungere prezzi fino a 1.000 dollari per chilogrammo. Il Sydney Morning Herald ha scritto nel febbraio 2014 che il lavoro è duro e pericoloso.
"I bambini che lavorano nelle miniere rischiano morsi di serpenti e punture di scorpione, e le grotte scavate da loro stessi spesso collassano. Sono inoltre frequenti tagli, infezioni della pelle e malattie respiratorie, come la bronchite, silicosi e l’asma”.
La marca di cosmetici australiana Napoleon Perdis – società che possiede MAC, Clinique, Bobbi Brown e Estee Lauder – ha riferito al quotidiano che meno del 10% della mica utilizzata nei loro prodotti proviene dall’India e di poter escludere l’implicazione dei propri fornitori con lo sfruttamento minorile. Molti altri giganti della cosmesi invece, come L’Oreal Group, Lancome, Redken, Maybelline, Body Shop e Yves Saint Laurent hanno invece rifiutato di rispondere.
In attesa di dichiarazioni ufficiali dalle case produttrici di trucchi, il consumatore può fare un piccolo passo verso la sostenibilità. Come? Informandosi sulla presenza o meno della mica sui prodotti che usa. Esistono pittaforme come il Biodizionario e Skin Deep che permettono una verifica.
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