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Farmacovigilanza tra controlli e sperimentazioni

Come funziona? E soprattutto...funziona?

Farmacovigilanza: come funziona? Sperimentazioni e controlli passano per segnalazioni attive e passive. Bisogna capire come funzionano. Soprattutto: viene fatta? Secondo Corvelva la farmacovigilanza è un fallimento tutto italiano > leggi qui

La farmacovigilanza riveste infatti  un ruolo molto importante nel campo dei medicinali, ma diviene determinante nei confronti dei vaccini poiché concepiti per essere somministrati a soggetti sani, spesso in tenerissima età.

''Quando si parla di farmacovigilanza per i vaccini ci troviamo troppo spesso di fronte ad atteggiamenti che rasentano la creduloneria popolare'' afferma l'associazione CORVELVA - Coordinamento Regionale Veneto per la Libertà delle Vaccinazioni - che nasce nel 1993 e pone come suo principio la libera scelta delle vaccinazioni.

"Noi invitiamo sempre tutti i nostri simpatizzanti a coltivare il dubbio, ad approfondire in autonomia e a verificare sempre le fonti, anche le nostre, quasi una fede con le proprie liturgie che affronta acriticamente il tema e sancisce la bontà della pratica senza se e senza ma, con un rifiuto radicale e fideistico dell’idea che come tutti i farmaci, anche i vaccini possono nuocere alla salute''.

Ma sapeva te che la Farmacovigilanza sta anche nelle nostre mani?  ''Quanti sanno anche solo della possibilità ed utilità di segnalare una qualsiasi sospetta reazione avversa. Siamo più che certi che nessuno risponderà che ne è a conoscenza e questo è il primo grande ostacolo alla Farmacovigilanza''.

Ecco dunque come funziona la farmacovigilanza. Ce ne parla in questa pagina Manuel D'Elia.

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Farmacovigilanza: ecco come funziona
di Manuel D'Elia.

Sapete come funziona la farmacovigilanza sui vaccini? Funziona sostanzialmente così: porti tuo figlio a vaccinare e, se mostra qualche tipo di reazione avversa, ti devi occupare tu di fare la segnalazione agli organi competenti.

Sapete quali sono questi organi? Sapete come dovete fare denuncia? Qualcuno ve l’ha spiegato nel momento della somministrazione del vaccino? Se la risposta a queste domande è stata sempre “No”, allora siete in buona compagnia. Con un simile sistema, può sorgere il dubbio che molte reazioni avverse non vengano mai segnalate. Sarà veramente così?

In Puglia è stato fatto un esperimento che lo dimostra, passando dalla vigilanza passiva (il sistema aspetta le segnalazioni spontanee di genitori, medici e operatori sanitari) alla vigilanza attiva (il sistema contatta direttamente gli interessati per verificare se sono insorte reazioni avverse).

Nel dettaglio, sono stati “reclutati” 1.672 bambini, tutti seguiti per un anno.
I risultati sono pubblici e decisamente eclatanti:
farmacovigilanza passiva (anni 2014, 2015 e 2016): meno di 100 segnalazioni all’anno;
farmacovigilanza attiva (anno 2017): più di 500 segnalazioni.

Il numero di “eventi avversi gravi” registrati è diventato improvvisamente di 300 volte superiore al numero di casi riportati con la sorveglianza passiva. Tali eventi “gravi” sono stati oltre il 40 per mille dei casi monitorati. Di questi, il 75% mostra un nesso di causalità fra vaccino ed evento avverso. I casi gravi raccolti con lo studio superano di 339 volte le segnalazioni ricevute spontaneamente.

Semplificando: la farmacovigilanza attiva ha mostrato 3 eventi gravi derivanti da vaccino ogni 100 somministrazioni. I sintomi neurologici sono passati dallo 0,07 per mille al 24,52 per mille.

Un’altra curiosità la prendiamo dal rapporto AIFA 2017, giusto per fare un esempio.  Il Rapporto raccoglie tutte le segnalazioni spontanee per reazioni avverse da vaccino in Italia. Nel 2017 erano in totale 6.696. Di queste, 1.952 (il 29%), proveniva dal Veneto.

La domanda sorge spontanea: che sia una regione particolarmente sfortunata? O magari è un ulteriore sintomo che il sistema di vigilanza semplicemente non funziona? Quanto può essere preso seriamente un rapporto ufficiale che mette nero su bianco che quasi un terzo delle reazioni avverse avviene... in un’unica regione?

(Manuel d'Elia)
17 gennaio 2019


FONTI
Qui i risultati dello studio pugliese: clicca
Qui il rapporto AIFA 2017: clicca
 


Autore: Manuel D'Elia

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