Melotti, una musica che diventa scultura
A Siena mostra dedicata ad un genio tra scultura, pittura, ceramica, poesia e musica
Siena 7 dicembre 2023 - Le sculture di Melotti e l’omaggio a Calvino nel centenario della nascita:: singolare binomio a Siena, al Santa Maria della Scala, dove una mostra racconta l’amicizia e il filo rosso che lega le due figure di spicco del secolo scorso nella letteratura e nelle arti visive. La mostra in particolare fa riferimento alle opere diventate immagine dei libri di Calvino per la riedizione dei suoi scritti nella collana Oscar Mondadori, avvenuta negli anni 2000.
“Fausto Melotti. In leggerezza. Un omaggio a Italo Calvino”, è un percorso che lega le ''Città invisibili'' di Calvino alle sculture astratte di Melotti. La mostra apre oggi 7 dicembre 2023 e sarà visitabile fino al 7 aprile 2024 al Sesto Livello del complesso museale.
Il legame artistico tra Italo Calvino e Fausto Melotti è lo spunto che ispira la mostra, curata da Michelina Eremita e voluta dalla Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala con il supporto della Fondazione Fausto Melotti di Milano.
“Questa mostra valorizza l’affinità culturale ed estetica di Calvino e Melotti, due amici e indiscussi protagonisti della scena artistica e culturale nazionale e internazionale, entrambi noti per gli equilibri all’apparenza impossibili”, spiega Lucia Cresti, presidente della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala. “Attraverso questa mostra vogliamo inoltre tributare omaggio a Calvino che proprio in questi luoghi dopo una breve degenza scomparve nel settembre 1985”.
“L’opera di Melotti è la sintesi assoluta della sua ricca e poliedrica formazione, oltre che artista era ingegnere, musicista e poeta. L’impronta più profonda nell’arte italiana la troviamo nell’astrattismo in quanto è stato il primo scultore astratto in Italia. In seguito il suo linguaggio formale si è diluito in fraseggi dal richiamo musicale che diventano poesie impresse nell’aria”, aggiuge la curatrice Michelina Eremita.
“Una mostra puntuale ed efficace nel sottolineare il genio e il legame di due dei più grandi visionari nel campo della letteratura e delle arti visive che l’Italia abbia avuto nel secolo scorso”, ha sottolineato Edoardo Gnemmi, direttore artistico della Fondazione Fausto Melotti.
Il rapporto tra Fausto Melotti (Rovereto 1901- Milano 1986) e Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana,1923 – Siena, 1985) è stato intenso e ricco di scambi reciproci, sia intellettuali che umani, accennati da Italo Calvino nelle pagine de Le Città Invisibili: “C’è stato un momento in cui dopo aver conosciuto lo scultore Fausto Melotti, uno dei primi astrattisti italiani, (…) mi veniva da scrivere città sottili come le sue sculture: città sui trampoli, città a ragnatela”.
Il percorso espositivo si snoda tra 22 sculture di varie dimensioni e molti disegni, abbracciando un periodo che va dal 1935 al 1985. Le sculture come Costante uomo del 1936, Il viaggio (1961) e Contrappunto libero (1972) paleseranno plasticamente le parole di Italo Calvino, ma nel contempo renderanno omaggio a Fausto Melotti, uno degli artisti più importanti del Novecento, connotato dalla imponderabile leggerezza, base della sua ricerca artistica.
Fausto Melotti. In leggerezza.
Un omaggio a Italo Calvino
a cura di Michela Eremita
Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala
Fondazione Fausto Melotti
Santa Maria della Scala, Siena
7 Dicembre 2023 - 7 Aprile 2024
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Melotti, una musica che diventa scultura
(Corona Perer) - "Ho sempre fatto quello che ho voluto" disse il maestro nato a Rovereto, morto a Milano e sepolto a Firenze. "Non credo a fama, denaro e successo. Credo sia importante credere ad altre cose". In un'intervista concessa alla tv svizzera raccontò i rifiuti e i silenzi della critica che tuttavia non turbarono mai la sua ricerca. Racconto del suo amore per la musica, una passione che diventa scultura.
Raccontò le sue solitudini e anche la sua libertà. In un'altra concessa ad Antonia Mulas svelò di essersi sempre molto vergognato delle sue opere in ceramica, produzione per nulla secondaria della sua vicenda artistica. "Ma poi vidi quelle di Picasso e potei ricredermi".
Amava la musica. Aveva studiato al conservatorio pianoforte. Suonò anche in un'orchestrina messa in piedi da Depero a Rovereto e - certo - allora non sapeva nè che sarebbe diventato un grande artista nè che sarebbe diventato lo zio di un grande pianista, quel Maurizio Pollini tuttora sui palcoscenici più prestigiosi al mondo.
La musica era la sua grande passione e fonte inesauribile di ispirazione per Melotti (amava Bach). L'altra passione di Melotti era la mitologia greca, che emerge nelle sue Kore. Era potente il fascino evocativo che le donne-micenee esercitavano nella sua estetica.
Ma non era un artista su cieli empirei benchè la sua arte prenda forme che conducono all'Assoluto. Lui guardava la vita e la raccontava nei suoi bestiari, nei teatrini, nei carretti di bambini. Osservava.
"Quando guardo un albero vedo anche tutto quello che lo abita. Gli insetti ad esempio, impegnati in una continua lotta tra loro per la sopravvivenza. Ed è così anche nella vita" afferma in un passaggio molto emozionante.
Per comprendere anche la solitudine di un genio, di cruciale importanza è l'ascolto delle parole dell'artista nella videointervista alla tv svizzera che consente di capire il suo rapporto con la materia e le sue riflessioni sulla dignità dell'opera d'arte. Fausto Melotti, da libero pensatore e intellettuale, spostava il problema spiegando di fatto cosa è l'astrattismo:
"La dignità è nell'arte in sè e l'arte non ha bisogno di materia. La materia è fandonia, nasconde le manchevolezze dell'opera; non è la materia che fa l'opera d'arte" disse Melotti. "Uso il metallo perchè col metallo posso disegnare nello spazio e delimitare spazi armonici". E in Melotti il disegno è povero e potente.
Essere rifiutato non lo scoraggiava, ma è evidente che poteva amareggiare. "Credendo molto nella famiglia, la cosa più amara è non poter dimostrare a chi ami che sei qualcheduno” afferma Melotti nell'intervista in cui rivelò di aver dovuto ingoiare molti rospi e certo gli fece male il giudizio di Carrà “...E' intelligente ma non è scultura”.
Ma successo e fama non l'avevano mai tentato. “Questo proprio perchè non credo al tempo, che è un concetto borghese, alla fama e alla gloria, perchè sono cose che passano, importante è credere in altre cose, perciò non aggrappandosi a questo uno resta sereno”. Di conseguenza non è opera d'arte ciò che dura nel tempo.
L'estetica di Melotti si basava su tre pilastri: l'opera d'arte deve esprimere un concetto di sintesi, avere senso musicale e portare una invenzione plastica. L'artista deve innovare e “dire no ad una stanca e inutile ripetizione del passato...”
Ecco quindi che il fascino esercitato su di lui dagli inventori dell'arte astratta, Klee Mirò e Kandiskji, è fortissimo. Ed è l'amicizia con Lucio Fontana e Carlo Belli a scaldargli il cuore e lenire la solitudine tipica del genio.
Corona Perer, marzo 2023
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Le mostre dedicate all'artita
PINEROLO "Fausto Melotti, Quando la musica diventa scultura"
2017 - Fondazione Cosso di Pinerolo celebra l'artista trentino
(2017) - In Piemonte la Fondazione Cosso di Pinerolo ha celebrato i suoi primi 10 anni di ricerca spesi a far dialogare le arti figurative e la musica e gli ha dedicato una splendida mostra nel novembre 2017 per raccontare questo legame. "Fausto Melotti, Quando la musica diventa scultura", curata da Francesco Poli e da Paolo Repetto aveva presentato 80 opere (30 sculture, dipinti su carta e su gesso, ceramiche) che collocano l'arte di Melotti nel contesto a lui contemporaneo dominato da artisti da lui amati o di cui è stato amico, tra cui Arturo Martini, Fortunato Depero, Paul Klee, Vassili Kandinskij, Alexander Calder, Lucio Fontana, Osvaldo Licini.
Sintesi, musica e invenzione sono state ben raccontate in mostra da opere di grande genio: i tenerissimi sposi, l'ironica vacca lunatica, la metafisica interpretazione dell'Universo, il movimento dell'entrata delle Valchirie, la musica di “contrappunto”, il vento in "aprile" percepito nella sua ombra prima ancora che dalla materia. Tra leggerezza, fluidità e linee essenziali, Melotti disegna l'idea e fornisce al concetto una dimensione plastica con passo lieve ed elegante.
Per realizzare l'esposizione (chiusa il 25 febbraio 2018 dopo una proroga) la Fondazione si era rivolta anche al Mart di Rovereto. Dopo una iniziale disponibilità, la risposta è stata un sorprendente "non possiamo prestare opere". Un peccato e insieme una fortuna: infatti la mostra omaggio piemontese ha presentato un Melotti per lo più sconosciuto ovvero le opere dei collezionisti privati, che raramente vengono prestate e in alcuni casi non sono mai uscite dalle stanze dove abitualmente dimorano.
Il sapiente allestimento voluto da Paola Eynard direttrice di Fondazione Cosso ha permesso un approccio totale, fatto non solo di luci e musica, ma anche (e soprattutto) di ombre, grazie a minuscoli led luminosi. In "Contrappunto" scorrendo davanti all'opera, permettevano di proiettare sul muro le ombre prodotte da quel pentagramma interno che Melotti "sentiva" e quindi scolpiva.
Musica, musica pura che si manifestava non nella materia, ma nella sua ombra. Geniale.
Autore: Corona Perer
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