Marocco, ricordi del Tan Tan

di Marco Ansaloni

Un gran faló illumina la notte festiva. I preparativi e la sistemazione degli ospiti arrivati sulla costa da luoghi remoti dell’entroterra marocchino sembrano terminati.

Il festival di Tan Tan, cittadina del sud ovest del Marocco inizia ad aprire le porte nel 1963. Gli obiettivi del grande raduno girano intorno alla tradizione. Danze, musica, competizione di dromedari, scene di battaglia della cultura bereber, la cultura del deserto. Una occasione per ritrovare vecchi amici, compagni di spedizioni, per realizzare scambi commerciali o semplicemente per passare le giornate intorno al fuoco e ascoltare i racconti dei più anziani.

Dopo la sospensione cautelare tra il 1974 e il 2004, il raduno entra tra le proposte Unesco del patrimonio immateriale, allargando la partecipazione ad altri paesi come Mali e Nigeria. C’è grande fermento tra coloro che sono arrivati da lontano. La notte è scesa tra le dune che in basso degradano verso l’Oceano.

Una notte profonda, scura, circonda il paesaggio, illuminata solamente dalle luci dell’accampamento e dai fuochi vivi che da lui escono fuori. Domani sarà un lungo giorno. Domani farà caldo e la polvere del Sahara farà da cornice ai luoghi del raduno.

Nuove generazioni ascolteranno e osserveranno le vecchie. Faranno tesoro delle emozioni per trasmettere poi ai loro figli i piccoli segreti comuni. Il ciclo si ripete per mantere in vita quelle tradizioni millenarie che si sono formate tra le dune. Fatima intanto rievoca un canto lontano illuminata dalla luce calda del fuoco. Una melodia che vibra nel cuore della notte marocchina e che per un attimo sembra accompagnare lo scoppiettio della legna che arde.

Leggo melanconia e speranza tra le parole che non posso cogliere. Forse una manifestazione di gioia e un augurio per essere lì, per ritrovarsi con la propria cultura e con i tuoi dopo un duro viaggio. Domani sarà un lungo giorno.

Autore: Marco Ansaloni

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13 giugno 2018