Flavio Faganello, arte e devozione
Il santuario mariano di Sant'Anna a Montagnaga
Una donna scalza e orante: lo dicono il velo in testa, il rosario tra le mani e la scelta di togliersi le scarpe come atto di penitenza. Va al Santuario di Sant'Anna alla quale deve certamente chiedere una grazia. E' il 1968 anno delle rivoluzioni studentesche e di grandi cambiamenti, nel pieno di quegli anni Sessanta che per l'Italia rappresentarono il boom economico ed anche i primi scricchiolìi della fede.
Il grande fotografo trentino Flavio Faganello, parte con la sua inseparabile macchina fotografica in spalla per racconrare quel che acade sulla collina di Trento e immortala il cammino di questa pellegrina verso il santuario mariano di Sant'Anna a Montagnaga.
Dalle “mirabili apparizioni” del 1729-1730 ai pullman, ai gruppi organizzati, al nuovo turismo religioso con i suoi riti e le sue stagioni molto è cambiato. La devozione più intima e popolare, discreta e tenace trapare tutta da questa foto certamente rubata e in punta di piedi.
A partire dalla fine del terzo decennio del XVIII secolo, il racconto delle cinque apparizioni della Madonna a Domenica Targa trasformò una modesta cappella alpestre in un importante santuario mariano destinato a progressivi ampliamenti. L’autenticità delle apparizioni fu subito istruita dalla Chiesa trentina un'indagine. L’avallo ufficiale non arrivò mai, ma la devozione popolare crebbe rapidamente e Montagnaga divenne meta di un crescente pellegrinaggio da tutto il Trentino, dal Tirolo e dal Veneto.
Tra i promotori del culto si era distinto Giacomo Moser, che fin dal 1727, al rientro da Caravaggio, aveva fatto eseguire a Trento una copia della venerata immagine conservata nel santuario bergamasco; nel 1729, dopo le prime visioni della Targa, egli ne commissionò una seconda versione più grande, dipinta dalla pittrice Elena Marchetti Zambaiti per l’antica chiesetta di Sant’Anna.
Un quadro del 1727, di fronte al quale si sarebbe svolta la seconda apparizione, è stato esposto nell'estate 2015 a Trento nella mostra a tema “Il santuario” che fu organizzata dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, a cura di Katia Malatesta con progetto espositivo di Michelangelo Lupo, che raccolserp dipinti, oreficerie, paramenti, documenti d’archivio, ma anche santini, fotografie e cartoline per raccontare tre secoli di arte e devozione a Sant’Anna a Montagnaga, il principale santuario mariano della Diocesi di Trento. Fra i ‘tesori’ c'è la preziosa corona realizzata nel 1894 per l’immagine taumaturgica della Madonna di Caravaggio.
La vicenda del santuario e del culto sull’altopiano di Piné vide affluire molti fedeli che accorrevano alla chiesetta, attratti dalle notizie di molte grazie e miracoli attribuiti alla Madonna di Caravaggio, e questo convinse la popolazione a far erigere un edificio più consono alle accresciute esigenze di culto, eretto su progetto dell’architetto trentino Antonio Brusinelli. Il culto mariano fu di fatto ‘importato’ a Montagnaga dalla lombarda Caravaggio. L’espansione del santuario si tradusse anche in un ambizioso programma di acquisto e rimodernamento di argenti e vesti sacre destinati ad un’importante funzione devozionale e simbolica.
Patrimonio di questo culto anche sontuosi paramenti liturgici, come quello in seta ricamata, confezionato nel XVIII secolo e rinnovato nell’Ottocento, utilizzato in occasione delle celebrazioni più importanti e preziose oreficerie di cui il santuario si dotò nel 1894 in occasione della cerimonia dell’incoronazione: dal reliquiario donato da papa Leone XIII alla stessa corona reale destinata al dipinto del 1729, preziosa per ricchezza di materiali e per l’impegno collettivo richiesto dalla sua realizzazione.
Furono molti i fotografi trentini a raccontare la devozione popolare, a cominciare dal pioniere Giovanni Battista Unterveger, poi venne anche Flavio Faganello, ed è proprio da questa sua foto-racconto che è partito il nostro frammento di storia.
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