Francia, la Senna in Tribunale
A Parigi processo mai visto: quello per affermare i diritti di un fiume
(Parigi - Gloria Canestrini) - In una città che scintilla di luci e di insegne natalizie, sotto le quali si notano però anche numerosi clochards che dormono al freddo riversi sui marciapiedi, si sono aperte le porte del grande Theatre de la Concorde per mandare in scena un processo mai visto: quello per affermare i diritti di un fiume. La città è Parigi e il fiume è la Senna.
L'occasione è davvero storica, un appuntamento che segna un passo avanti tra i più significativi nella difesa ambientale: quello che vede un fiume come parte lesa, come soggetto di diritto da tutelare contro l'inquinamento, la saturazione del traffico nella navigazione, e, in fin dei conti, lo snaturamento.
Il 9 dicembre alle 18 in Avenue Gabriel, davanti al Teatro dove è in programma la celebrazione di questo processo straordinario e fittizio per dare alla Senna il modo di far valere il suo diritto ad esistere in quanto elemento naturale, c'è molto movimento: sono previsti ospiti importanti, a partire dalla sindaca della città, Anne Hidalgo.
Già arrivando, con gli ultimi bagliori offerti dalla luce livida di una giornata non fredda ma ventosa, si può lanciare un'occhiata ai gorghi brunastri del magnifico corso d'acqua descritto in secoli di pittura e di letteratura. Sarà la luce, ma non c'è nulla di dorato, in quelle acque solcate da infiniti battelli, chiatte smisurate e bateau-mouche turistici.
Come non pensare alle polemiche suscitate quest'estate dal programma olimpico, ove diverse gare di nuoto, in particolare quelle di triathlon e nuoto di fondo, prevedevano l'immersione degli atleti in quel fiume inquinato da numerosi batteri e sostanze chimiche del gruppo Pfas?
Come scriveva il Post prima delle Olimpiadi, tutto l'armamento idraulico e tecnologico era stato messo in atto per rendere balneabile il fiume: la separazione della rete fognaria per acque chiare e scure, le nuove tecnologie a base di acido performico, le radiazioni ultraviolette, i bacini di decantazione. Un investimento stimato in 1,7 milioni di euro avviato nel 2017 anche per cercare di arginare la proliferazione dei ratti, grande ed endemico assillo parigino.
Su questo punto, nel 2022, una vera capitolazione: la dichiarazione della sindaca che “con i ratti bisogna conviverci...”. Le veilleità balneari però sono continuate e, alla fine, il miliardo e mezzo di euro investiti nel complesso ad oggi non hanno risolto il problema. La situazione è rimasta quella di un sistema fluviale complesso di 700 chilometri, con un affluente come la Marna che si immette a ridosso di Parigi e la natura stessa di una città come questa.
A Parigi ratti e patogeni sono rimasti, l'inquinamento pure. Ovviamente l'ecosistema è complesso e interconnesso e non si può isolare un fiume dal suo contesto e dal modo di vivere e di produrre di chi lo circonda. Ma la natura ha dei diritti, a prescindere dallo sfruttamento economico, turistico, utilitaristico?
E, soprattutto, può far valere questi suoi diritti alla sopravvivenza e all'integrità, quasi fosse una persona fisica o giuridica?
La corte riunitasi il 9 dicembre scorso al Theatre del la Concorde aveva, appunto, questo compito affascinante, che vale per la Senna, per ogni altro fiume minacciato di questo pianeta e per ogni altra presenza naturale che ci siamo trovati come dono, come bene comune.
L'udienza inizia puntuale: la straordinaria macchina organizzativa della città di Parigi ha svolto bene il suo compito, convocando accusa, difesa e giuria, pescandone i componenti non già nella Senna, ma nelle schiere delle più alte personalità giuridiche, istituzionali e intellettuali della municipalità e del Paese.
Esordisce Jean-Michel Hayat, primo presidente onorario della Corte d'Appello di Parigi, che ricopre il ruolo di presidente di questa corte eccezionale:
“La corte è stata investita di una denuncia presentata a seguito di rilasci di diversi materiali chimici estremamente tossici”, dichiara, senza giri di parole. Parole vere, anche se il processo è fittizio.E prosegue: “Il 20 agosto 2024 si è verificata la contaminazione della Senna. I comuni di Parigi e di Rouen sono particolarmente colpiti da questo episodio di inquinamento senza precedenti e diverse centinaia di migliaia di pesci sono morti.
Il presidente chiarisce di voler fare piena luce su questo episodio (fittizio ma del tutto verosimile): ha ordinato delle analisi, i cui risultati parlano chiaro. I pesci sono stati sterminati dalle sostanze inquinanti e, di fronte alla portata del disastro, i comuni hanno agito legalmente con la citata denuncia per rappresentare se stessi ma anche il loro fiume.
Viene individuata anche la Società responsabile degli sversamenti: è la “I love chemistry” (nome di fantasia al quale non manca una certa ironia).
I reati ascritti all'amministratore della Società sono quelli di inquinamento delle acque, di messa in pericolo e di ecocidio: quest'ultima fattispecie è stata realmente introdotta di recente anche nel nostro ordinamento e sussiste allorché si verifichi un grave danno all'ambiente che comporta la distruzione di un ecosistema.
Appurata l'entità del danno verificatosi, si apre il dibattimento che verte sull'oggetto centrale dell'udienza in corso, ossia se la Senna possa o meno far valere i propri interessi come parte civile, indipendentemente dalla volontà degli esseri umani.
Intervengono la sindaca socialista di Parigi Anne Hidalgo, il suo omologo di Rouen Nicolas Mayer-Rossignol ed anche Sophie Louet, alla guida del comune di Source-Seine (65 abitanti) dove il fiume nasce.
Hidalgo è favorevole a conferire una personalità giuridica al fiume in quanto tale: “La Senna deve potersi difendere e proteggersi, indipendentemente dalla volontà degli esseri umani” sostiene “Siamo solo esseri umani di passaggio...”. La Senna, rimane.
E i sindaco di Rouen rincara:”C'è qualcosa di incongruo nel voler separare legalmente il fiume dai suoi abitanti”.
Poi è il momento degli esperti. Marion Chapouton è membro del Gruppo di Ricerca sulle istituzioni e il diritto dello sviluppo e dell'edilizia abitativa che ha redatto un rapporto sulla concessione della personalità giuridica alla Senna. Sia lei, che l'ingegnere idrologo Charlène Descollonges, che parlerà subito dopo, invocano un progresso verso il riconoscimento dei diritti della natura: protezione, conservazione, ripristino ambientale e diritto di non regressione sono tutelabili in modo più efficace creando una nuova persona giuridica naturale che si avvalga di un esecutivo (associazioni, residenti, comunità) che la rappresenti.
Alcune di queste personalità scientifiche toccano nelle loro orazioni persino la poesia: è quasi commovente sentir dire a tecnici tanto esperti che siamo tutti parte di un unico essere vivente, che la Senna scorre attraverso i nostri corpi, un ambiente di vita da condividere con tutte le specie. Dare i diritti alla Senna significa nutrire nuove immaginazioni, secondo Severine Wasselin, dell'associazione Watertrek.
E' poi il momento delle testimonianze internazionali, dove ogni delegato dalla Colombia, dalla Nuova Zelanda, dall'Ecuador, dalla Spagna e da innumerevoli altri paesi vicini o lontani, si fa voce per conto del suo fiume. Il momento conclusivo, dopo circa tre ore, è affidato ai professionisti del diritto.
Un ex ministro dell'Ambiente, Corinne Lepage, è nominata avvocato della Senna. Le sue parole suonano chiare e fluiscono inarrestabili come le acque della sua fluida cliente: “ ...una causa per il risarcimento del danno ecologico è un fallimento di prevenzione. La storia e la giustizia chiedono un passo avanti, riconoscendo che la Senna ha interesse ad agire.
Naturalmente la difesa della Società “I love chemistry” è di diverso parere. E' Vanessa Bousardo, vicepresidente dell'Ordine degli avvocati di Parigi: “ La Senna, la fauna e la flora non hanno il loro posto sul banco delle parti civili, perché lì nessuna natura è in grado di supplicare...” Il fiume per lei è oggetto e non soggetto di diritto, come lo sono l'aria, le nuvole, la pioggia, gli uccelli e via dicendo. La legge esistente già tutela l'ambiente, perché spingersi oltre? Arriva financo a dubitare della validità del conferimento del mandato da parte del fiume ai suoi colleghi parti civili, e conclude:
“Personalizzare la natura non rafforza la sua protezione, è un'illusione. Dov'è la Senna stasera, se non a pochi passi da qui, che dorme tranquilla nel suo letto?”.
La corte si ritira per deliberare, preceduta dalla raccomandazione del presidente, che ricorda a tutti la sostanza del dibattimento, ossia essere “soldati della legge lungimiranti per dire che non siamo soddisfatti della legge”. Con quattro voti contro tre, la giuria composta da magistrati, professionisti e spettatori ha deciso di riconoscere alla Senna il diritto di difendersi.
Questo il primo passo, utilizzando un serissimo processo-farsa, per lanciare fino al giugno 2025 una vera e propria costituente per i diritti della Senna. La tutela dei diritti del fiume in prima persona è forse vicina?
Se lo fosse, potremmo istituire analoghi diritti per alberi, animali, venti.
Tutti elementi vitali a noi indispensabili di cui ci serviamo come fossero oggetti di consumo e che in tal modo spesso distruggiamo, distruggendo noi stessi. Peccato davvero che non siano in grado di supplicarci, perchè questo darebbe una possibilità di riscatto non solo a loro, ma anche alla specie umana.
Gloria Canestrini
Parigi 9 dicembre 2024
Autore: Gloria Canestrini
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