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Franco Battiato non era solo musica

Tre anni fa la scomparsa dell'artista, uomo spirituale ed interiore

(Corona Perer) - E tre anni sono passati. Franco Battiato non era solo musica. Era un filosofo, un pensatore, un poeta, un compositore, ea anche un pittore (si firmava Suphan Barzani). L'uomo spirituale ed interiore erano la sua dimensione. Era l'anima che si fermava incantata a contemplare la bellezza del bocciolo di una rosa, appena sbocciata nella sua casa di Milo dove si era ritirato. Quel ritmo naturale, il nascere, lo sbocciare, il fiorire e lo sfiorire erano per lui poesia della vita.

Tre anni fa Franco Battiato è partito per una Terra Nuova. Non aveva paura di morire e di viaggi interstellari ne aveva fatto tanti, verso i Migrati di Ganden su pianeti invisibili. E voleva morire proprio a Milo. Le sue parole, il suo pensiero oggi irradiano serenità. "...La vita non finisce. Finchè non saremo liberi, torneremo ancora. E ancora".

Il Franco Battiato mistico è la vera dimensione musicale di questo straordinario artista che non ci ha affatto lasciato. Resta con noi nella sua musica. In una intervista sul suo futuro disse che avrebbe voluto rimanere suono.

Rovereto, 8 dicembre 2016 - foto Corona Perer

''La pace che ho sentito in certi monasteri o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa sono solo l'ombra della Luce" scrisse. Per chi conosce Battiato, per chi lo ha amato nei suoi infiniti mutamenti, e lo ha percorso nella sue canzoni per cercare di condividere le sue peregrinazioni, la scomparsa equivale alla sua rinascita, a quell'ingresso nella Luce che lui ha cantato in brani di grande ispirazione mistica.

Certamente il suo testamento politico è racchiuso in "Torneremo ancora"del 2019,  in quel  suono che discende da molto lontano, in quella assenza di tempo e di spazio dove nulla si crea, tutto si trasforma. "...La luce sta nell'essere luminosi". La Luce che irraggia il cosmo intero era ciò che cercava negli ultimi anni di volontario eremitaggio. Che fosse malato si sapeva, che la famiglia lo proteggesse in ogni modo anche. Diritto sacrosanto di un anima che ambiva solo alla pienezza.

C'era certamente anche l'uomo conscio dei tempi e della loro pesante oscurità. "Questo secolo oramai alla fine, saturo di parassiti senza dignità, mi spinge solo ad essere migliore con più volontà" è uno dei suoi versi in "Ti vengo a cercare".

Rovereto, 8 dicembre 2016 - foto Corona Perer

E in "Povera Patria" mise tutta la sua delusione di uomo e cittadino.  "Povera patria schiacciata dagli abusi del potere, di gente infame, che non sa cos'è il pudore. Si credono potenti e gli va bene quello che fanno. E tutto gli appartieneTra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni, questo paese devastato dal dolore..."

C'era la disillusione "...Non cambierà, No cambierà, forse cambierà. Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali? Nel fango affonda lo stivale dei maiali, Me ne vergogno un poco e mi fa male vedere un uomo come un animale". Eppure la speranza di uno scatto, di una rivolta e rinascita dello spirito non mancava anche in questa canzone piena di sdegno. "Sì che cambierà, vedrai che cambierà, si può sperare che il mondo torni a quote più normali, che possa contemplare il cielo e i fiori, che non si parli più di dittature, se avremo ancora un po' da vivere... la primavera intanto tarda ad arrivare".

 

Rovereto, 8 dicembre 2016 - foto Corona Perer

Ma è proprio in ''Torneremo ancora'' (2019) e nel magnifico video che lo accompagna che troviamo il testamento. Battiato sembra raccontare l'Adilà dall'Adiqua, e immaginarsi tra i cittadini del mondo che cercano una terra senza confine,  con la certezza che "...La vita non finisce. È come il sogno. La nascita è come il risveglio, finché non saremo liberi". Dà speranza sentirlo convinto ripetere che "...Torneremo ancora, ancora e ancora...".

Temi che peraltro aveva già prefigurato in "L'ombra della Luce" dove descrive la vera adultità.
Si sente la ricerca, la paura. Chiede aiuto a un ente superiore: "Difendimi dalle forze contrarie, la notte, nel sonno, quando non sono cosciente, quando il mio percorso si fa incerto...". Da quell'oltre chiedeva di non essere mai abbandonato per andare (ed essere portato)  nelle zone più alte, nei regni della quiete. "E' tempo di lasciare questo ciclo di vite".

Sentiva che un mondo inviolato era in attesa su pianeti invisibili. Che molte erano vie, ma unica sola quella che conduce alla Verità. E così aveva imparato a farsi beffa delle gioie quotidiane. "...Perché le gioie del più profondo affetto, o dei più lievi aneliti del cuore, sono solo l'ombra della luce".C'era invece bisogno di restare saldi. "Ricordami come sono infelice, lontano dalle tue leggi, come non sprecare il tempo che mi rimane. E non abbandonarmi mai. Non mi abbandonare mai..."

E allora, benchè siamo stati in tanti a piangere la sua scomparsa, dobbiamo gioire che lui stia  camminando pienamente libero delle passioni, nella Luce a lungo cercata e sperimentata nella sue meditazioni. E' su uno di quei pianeti invisibili.
E noi lo possiamo incontrare nella sua Musica.
Grazie Maestro! Ci hai curato con la tua musica e indicato la bellezza dei silenzi e la gioia delle prospettive dove un un treno sbuffa viaggiando verso l'infinito.
Per te una rosa: viene da Tozeur.

corona perer
 

La rosa di Tozeur sbocciata a maggio 2021 (foto C.Perer)

 

QUELLO CHE FU
(Franco Battiato)
 
Ah! Questo passato
Dove il mio rifugio presso di te
Fu quello che fu,
Dove la polvere più pura sulla tua soglia,
Fu quella che fu.
Duri come pietre
Come due amici eravamo insieme.
Preso del tuo cuore
Ho detto che il nostro legame
Fu quello che fu.
Irragionevole,
Non ci poteva niente,
Non potevo immaginarmi senza.
La follia
Fu quella che fu,
Fu quella che fu.
L′impero delle parole
La distinzione tra bene e male
La ripida discesa dal cielo alla terra
Disperata
Verso l'incarcerazione
Fu quello che fu
La circumnavigazione
I nomi che si diedero alle cose
La gioia e il dolore dell′esistere
L'enigma del consenso
Le emozionali imprese della specie
Fu quello che fu,
Tutto fu quello che fu.
Quel che deve ancora avvenire
Il sorgere della città di Dio
L'emblema che ci fa forti e sicuri
Oppure pazzi e disperati.
Ti gridavo: sono disperso,
Disperso,
Disperso .
Ah questo passato,
Dove il mio rifugio presso di te,
Fu quello che fu .
Dove la polvere più pura sulla tua soglia
Fu quella che fu .
Duri come pietre
Come due amici eravamo insieme .


Autore: Corona Perer

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