Fratel Biagio, santo laico
Le morti che non fanno notizia: un anno fa se ne andava il piccolo servo inutile
Se ne andava nel gennaio del 2023 Fratel Biagio, il "piccolo servo inutile" come amava definirsi. Con il suo essere eremita, la sua scelta di povertà totale aveva fatto scelte di silenzio ''fragoroso''.
Ad agosto 2021 le sue parole avevano scosso il silenzio di comunità distratte e ormai indifferenti: decise di ritirarsi in una grotta in cui da circa 40 giorni si è ritirato in preghiere e penitenza.
''Amo e rispetto la Santa Chiesa, le varie Religioni, i non Credenti, le Istituzioni, le Professioni, tutti i Popoli e anche chi non mi comprende. Non posso più accettare una società in cui domina l’immoralità: non abbiamo più rispetto e tutela del nostro corpo e degli altri" diceva Fratel Biagio. ''Ora basta. Non abbiamo più rispetto per i luoghi sacri: si entra, si partecipa e si esce dalle chiese come se fosse un teatro, una passerella di moda, come in una spiaggia o in monumento turistico, fotografandosi dentro e fuori. Anche quando si celebra un matrimonio, un battesimo, una comunione, una cresima, non c’è più contenimento nel vestire e ci si sveste sempre più, fin sull’altare.
''Siamo diventati persone insensibili, ribelli e disubbidienti, nemici del bene e amanti del male.Siamo tutti responsabili di questo “mal vivere”, il male che produciamo e acconsentiamo è come un boomerang, ritorna male a noi stessi e alla nostra società, lo stiamo vivendo e subendo ogni giorno. Adesso basta''.
Si si era ritirato in una grotta per meditare ed era stanco vedeva un mondo veramente corrotto in qualche modo aveva cercato di tenere pulito: il suo angolo di mondo lo era. Lo aveva costruito donandosi del tutto agli altri è morto frate Biagio e ci dispiace infinitamente facciamo nostre le parole di Don Fortunato di Noto parroco siciliano fondatore dell’Associazione Meter, conosciuto per la sua lotta contro la pedofilia e per la tutela dell’infanzia in Italia e nel mondo, così lo ricorda:
''Conoscevo fra’ Biagio Conte, ricordo ancora quando lo incontrai per la prima volta: aveva una luce negli occhi intensa…. un amore viscerale per Gesù. Era una bellissima testimonianza radicale di vita. Sapevo delle sue condizioni di salute. Aveva detto a fine giugno 2022 di essere malato di tumore. Negli ultimi giorni, ho pregato tanto per lui in comunione spirituale con la sua comunità. E mi sembra che gli ultimi tempi abbiano ulteriormente consolidato il suo rapporto con Gesù attraverso il crogiolo della sofferenza. Segno visibile del suo amore per il Signore”.
Fratel Biagio ha dunque chiuso gli occhi, ma per riaprirli sul miglior mondo possibile. Ora è al cospetto di Dio in Eternità. Per chi crede non c'è che da gioire per questo incontro al quale si è preparato facedosi ultimo tra gli ultimi nella sua Palermo.
Corona Perer
12 gennaio 2024
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ADESSO BASTA
di Fratel Biagio
Amo e rispetto la Santa Chiesa, le varie Religioni, i non Credenti, le Istituzioni, le Professioni, tutti i Popoli e anche chi non mi comprende. Non posso più accettare una società in cui domina l’immoralità: non abbiamo più rispetto e tutela del nostro corpo e degli altri. Ma ora basta.
Non abbiamo più rispetto per i luoghi sacri: si entra, si partecipa e si esce dalle chiese come se fosse un teatro, una passerella di moda, come in una spiaggia o in monumento turistico, fotografandosi dentro e fuori. Anche quando si celebra un matrimonio, un battesimo, una comunione, una cresima, non c’è più contenimento nel vestire e ci si sveste sempre più, fin sull’altare.
Siamo diventati persone insensibili, ribelli e disubbidienti, nemici del bene e amanti del male.Siamo tutti responsabili di questo “mal vivere”, il male che produciamo e acconsentiamo è come un boomerang, ritorna male a noi stessi e alla nostra società, lo stiamo vivendo e subendo ogni giorno.Adesso basta.
Con tutto questo mal di vivere abbiamo alterato e trasformato l’essere umano in oggetto – usa e getta- ci usiamo e ci gettiamo, siamo diventati spazzatura, come fotocopie.
Calpestiamo la vita, il ruolo di uomo e di donna, stravolgiamo e offendiamo i sessi e la dignità e il rispetto degli uomini e delle donne.
Attenzione perché stiamo producendo dei nuovi idoli, terribili mostri, violenze su violenze, atroci omicidi e sopraffazioni, fra non molto ci sbraneremo gli uni con gli altri. Sono a rischio tanti giovani e meno giovani, le famiglie di ogni settore sociale, scolastico e professionale, sono a rischio anche le istituzioni, anche i religiosi e le religiose. Il male, cioè satana, entra per colpire e dividere la Santa Chiesa, le varie religioni, i non credenti, le istituzioni, le professioni e i vari popoli, mettendo contro tutto e tutti, anche popoli contro altri popoli.
Attenzione, abbiamo stravolto anche il clima e tutto il pianeta terra. Siamo diventati responsabili e fautori nel produrre nuove povertà, nuove emarginazioni, disagi mentali, depressioni, suicidi e nuovi senza tetto e profughi lasciati alla deriva.
E’ chiaro che chi parla con questi toni non sempre è gradito, per questo toglierò il disturbo, cercando di non essere più assillante e invadente come pensa una parte di questa malata società; ma un giorno la verità verrà a galla. E così ho sentito di ritirarmi in montagna e nel silenzio, finendo e portando a termine gli ultimi giorni che il Buon Dio mi ha concesso in questa travagliata vita terrena. Sarò immerso nella preghiera, nella penitenza e nel digiuno (a pane e acqua) contrastando così l’escalation del male, il proliferale della immoralità, delle ingiustizie e delle violenze in tutte le città e in tutti i paesi del mondo.
Ma c’è ancora una speranza: per rispondere e vincere tutto questo malessere, compreso il “covid” di cui siamo pure noi responsabili, dobbiamo tutti insieme unirci, ricchi, meno ricchi e poveri in preghiera, in penitenza e digiuni: solo così il buon Dio potrà liberarci e salvarci da tutti i nostri peccati, dai nostri errori, dai nostri vizi, dal nostro orgoglio e dal nostro io.
E’ doveroso ritornare al Buon Dio e al nostro prossimo, per ricostruire tutti insieme un mondo di vera giustizia e di vera pace.
Pace e Speranza
Fratel Biagio
piccolo servo inutile
19 agosto 2021
CHI ERA FRATEL BIAGIO
Biagio Conte nasce nel 1963 in una famiglia benestante. Da ragazzo vive negli agi e nella spensieratezza tipica di molti giovani della sua generazione cresciuti nell’opulenza della società consumista.
Quando Biagio ha vent’anni, Palermo è una città infernale. Il sangue degli innocenti (e dei colpevoli) scorre nelle strade come un fiume in piena, in una spirale di violenza che non sembra avere mai fine. Le ingiustizie a cui assiste ogni giorno, il vuoto esistenziale, l’assenza di valori, la mancanza di un qualsiasi rapporto con la natura, fanno precipitare Biagio in una crisi di coscienza sempre più acuta. Si chiude in se stesso. Passa i giorni nella sua stanza, in preda a una forma estrema di malessere di cui non riesce ad afferrare il senso. Ma l’istinto della vita alla fine ha il sopravvento. Abbandona tutto e tutti, dà via tutto ciò che possiede, e con i soli abiti che indossa, si lascia la città alle spalle e si rifugia nella natura. Per più di un anno vaga per i boschi e per le montagne della Sicilia vivendo da eremita, cibandosi di bacche e erbe.
Così ritrova la libertà: la libertà dai bisogni materiali. Impara che si può vivere con niente, che la vera essenza della vita non è possedere ricchezze, non è accumulare e consumare beni, ma vivere in armonia con la natura, che non è l’arcadia, ma più concretamente, la dura lotta per la sopravvivenza.
Poi, un giorno, incontra un pastore che gli affida il suo gregge e gli regala un cane. Nella solitudine più assoluta, nelle lunghe giornate passate a pascolare le pecore, nelle notti stellate, quando infuria la tempesta e quando spunta benefico il sole, Biagio impara a guardare verso il cielo e a cercare Dio.
Il figlio del pastore gli regala il libro di Hermann Hesse sulla vita di San Francesco. Per lui è come una illuminazione. Un giorno, smarrito tra le montagne in mezzo alla neve, rischia di morire assiderato. Viene soccorso dal pastore che lo porta nell’eremo di San Bernardo a Corleone, dove vive una comunità di frati che praticano le regole francescane delle origini.
Qui conosce fra Paolo, che gli parla di San Francesco e delle motivazioni che l’hanno
portato a vivere in povertà, umiltà e preghiera. Decide così di compiere un viaggio, a piedi, fino ad Assisi. Durante il viaggio incontra barboni, zingari, carcerati ed emarginati di ogni genere. E questa umanità dolente, lo avvicina a Francesco e ai suoi insegnamenti, e gli fa scoprire l’amore per gli altri: per chi soffre e ha bisogno di aiuto. Ritorna a Palermo e si ferma alla Stazione dove si raccolgono i cosiddetti barboni.
Vive con loro, li aiuta, li lava, mendica per loro un pezzo di pane e un pasto caldo. Ma i barboni sono sempre di più.
Inoltre, a Palermo, in quegli anni, alle vecchie povertà, si aggiungono i nuovi poveri, i migranti giunti dall’Africa, e la stazione non basta più ad accoglierli tutti. Così, Biagio, occupa un vecchio edificio abbandonato e lo trasforma nella sede della sua comunità dei poveri senza tetto e dimora.
Sono passati più di vent’anni da allora. Biagio è adesso un uomo il cui corpo è minato dalle sofferenze e dalla malattia. Le sue gambe hanno ceduto sotto il peso degli anni e lo costringono a vivere su una sedia a rotelle, ma la sua comunità è cresciuta ed oggi ospita e nutre più di mille persone, tolte dalla strada, dalla miseria e dall’indifferenza di una società che si è costruita i suoi idoli e ha smarrito i suoi valori.
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