Giacomo Matteotti: 100 anni dal sequestro e assassinio
Polesine - A Fratta Carbonara la casa museo elevata a ''monumento nazionale''
di Corona Perer - Cento anni fa, il 10 giugno 1924, il deputato venne sequestrato e ucciso. Giacomo Matteotti è ancora oggi un prototipo: di politico preparato, animato di passione, spirito di servizio, coraggio, determinazione e coerenza.
Nella casa natale, a Fratta Polesine, si fa un viaggio nella "Fratta Carbonara" e nella storia di un uomo che se non fosse stato fermato dal regime fascista, avrebbe potuto cambiare la storia.
Matteotti era un giovane deputato socialista quando veniva brutalmente assassinato da 5 squadristi fascisti. La sua colpa? Da oppositore del regime fascista aveva avuto il coraggio e la dirittura morale di condannare i brogli elettorali messi in atto dalla dittatura e la corruzione presente nel Governo presieduto da Benito Mussolini.
“Adesso preparate il mio elogio funebre”, disse Giacomo Matteotti al deputato socialista friulano Giovanni Cosattini che gli sedeva accanto il 30 maggio 1924 e che si era congratulato con lui per il suo storico discorso, che denunciava i brogli delle elezioni del 6 aprile insieme alle violenze, alle illegalità e agli abusi.
Il 30 maggio del 1924 denuncia violenze e brogli elettorali che hanno fatto vincere Mussolini grazie anche ad un giro d'affari con la compagnia petrolifera Sinclair Oil.
Vuole dirlo in Parlamento ma il giorno prima della seduta viene ucciso. Un delitto politico generato da una cultura e da modalità sostanzialmente mafiose.
A cento anni dalla morte di Giacomo Matteotti arrivano in libreria tre saggi di Pietro Nenni, due dei quali sequestrati dal regime fascista, considerati distrutti e ritrovati solo di recente. Raccolti sotto il titolo “L’assassinio di Matteotti”, i tre scritti escono il 25 ottobre 2024 dalle edizioni Arcadia con una prefazione di Claudio Martelli, già vicesegretario del Partito socialista italiano, vicepresidente del Consiglio e ministro di Grazia e giustizia, e un’introduzione di Fabio Vander, laurea in Filosofia con Gennaro Sasso e in Scienze politiche con Pietro Scoppola, un impiego al Senato della Repubblica.
Il libro propone tre scritti di Pietro Nenni (1891-1980), leader storico del Partito socialista che per quasi vent’anni combatté il fascismo dall’esilio e negli anni Sessanta fu vice presidente del Consiglio nel primo governo di centro-sinistra presieduto da Aldo Moro.
I tre testi si intitolano “L’Assassino di Matteotti ed il processo al regime” (1924); “Perché l’opposizione non è a Chieti”; (1926); “Dopo la commedia di Chieti”; (1926). Gli ultimi due vengono pubblicati per la prima volta: sequestrati dal regime fascista, e ritrovati solo di recente, si ritenevano ormai perduti. La diffusione di questi opuscoli comportò per Nenni, che da subito indicò le responsabilità di Mussolini nell’omicidio Matteotti, ben due condanne e un breve periodo di reclusione.
In questa povera Italia, privata di una classe dirigente politica cristallina, l'esempio di questo ragazzo veneto, di lontane origini altoatesine, di nome Giacomo Matteotti, resta un limpido esempio di spirito autenticamente democratico. Si può certamente dire che Matteotti, fu martire e maestro.
Matteotti nasce a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, il 22 maggio del 1885 da famiglia agiata di commercianti proveniente da Comasine: il nonno Matteo – di professione calderaio – era sceso nel Polesine nella prima metà del 1800. Giacomo e i suoi fratelli aderirono fin da giovanissimi alla causa socialista, colpiti dalle condizioni di vita delle plebi polesane, sfruttate e soggette alle febbri malariche.Può studiare, e a Bologna si laurea in Giurisprudenza con una tesi in diritto penale che analizza il delinquente recidivo.
Collabora con il giornale socialista 'La Lotta' e diventa ben presto protagonista della vita amministrativa locale con prese di posizione scomode: nel 1912 è contro la guerra di Libia, sogna la neutralità, immagina la politica come servizio ed è rivoluzionario anche quando entra nel sistema da deputato - nel 1919 - dove svolge subito il suo ruolo di fiero oppositore al regime fascista.
Destinato ad essere un leader politico di livello nazionale, aveva cominciato a infastidire l'altro socialista che stava scalando il potere da despota: Benito Mussolini. Matteotti vorrebbe coniugare socialismo e democrazia, ed è forse il primo a parlare di questione morale. Indaga sulla corruzione del tempo, la denuncia, e si avvia alla morte. Un altissimo senso ideale, una profonda competenza e le sue qualità di uomo e parlamentare intrepido e fedele ai suoi ideali, ne fecero l’apostolo laico di tutte le libertà.
Dichiarò nel suo ultimo intervento parlamentare: «Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai».
Il 10 giugno 1924 il deputato del Psi Giacomo Matteotti venne sequestrato e ucciso dai fascisti.
Ai funerali, il feretro venne accolto da gente inginocchiata.
Matteotti si era occupato di associazioni operaie, cooperative agricole e di consumo, Camere del lavoro, circoli ricreativi ed educativi, ospedali, biblioteche, asili, municipalità socialiste a cui prestava con assiduità i propri consigli tecnici. Questo era appunto nei fatti il suo riformismo: non un generico ideale umanitario né un impaziente rivoluzionarismo, ma un metodo per migliorare le condizioni del proletariato.
Piero Gobetti affermò che i fascisti individuarono in lui «il capo di uno Stato Maggiore» dell’unica opposizione davvero pericolosa e da eliminare.
In occasione del centenario, Palazzo Roncale a Rovigo, ha ospitato nell'estate 2024 la mostra “Giacomo Matteotti (1885 –1924). Storia di un uomo libero” promossa dal Comitato Provinciale per le Celebrazioni del Centenario della morte di Giacomo Matteotti e dalla Regione del Veneto ha ricostruito la figura e l'opera di questo ''figlio del Polesine''.
L'evento ha visto la collaborazione di numerosi enti: Fondazione Cariparo, l’Archivio di Stato di Rovigo, la Direzione Musei regionali Veneto del Ministero della Cultura, la Fondazione di studi storici "Filippo Turati" di Firenze, la Fondazione Giacomo Matteotti di Roma. La mostra curata dal professor Stefano Caretti, tra i massimi studiosi di Matteotti e di storia del socialismo, docente di Storia contemporanea all'Università di Siena, ha raccontato la famiglia, il profilo umano, gli studi, la militanza politica, la guerra e il difficile dopoguerra, le battaglie parlamentari, lo scontro frontale con il fascismo condotto sino all’estremo sacrificio.
Anche i musei statali di Cerreto Guidi e di Monsummano Terme hanno commemorato il centenario della morte di Giacomo Matteotti in collaborazione con i rispettivi Comuni, con l’ANPI territoriale e col Comitato Difesa Costituzione dell’Empolese Valdelsa, con l’incontro “Matteotti, martire e maestro” (14 settembre 2024 nella Villa Medicea di Cerreto Guidi) e martedì 22 ottobre 2024 al Museo di Casa Giusti di Monsummano Terme.
"Oggi, alla luce delle tante opere e dei tanti dibattiti che si sono sviluppati in occasione del centenario di Giacomo Matteotti – sottolinea Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli
– possiamo affermare chiaramente che Giacomo Matteotti è stato non solo un coraggioso martire dell’antifascismo, ma anche un maestro politico nella dottrina e nella prassi”.
(c.perer)
PIETRO NENNI
L’assassinio di Matteotti
Dal j’accuse a Mussolini al processo farsa di Chieti (1924-1926)
Prefazione di Claudio Martelli; Introduzione di Fabio Vander
Pagine 180, 18 euro >> in libreria dal 25 ottobre
Arcadia
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LA CASA MUSEO DI FRATTA POLESINE
(foto Corona Perer) - A Fratta Polesine, a pochi passi da Villa Badoer (Patrimonio Unesco) c'è la sua casa, oggi museo: mobili d'epoca, una sobria eleganza, il pianoforte che emise il suo suono nelle serate che la famiglia periodicamente dava, la cucina e un parco con piante ormai monumentali.
Per il centenario la casa ha ricevuto un completo restyling, e la Casa Museo Matteotti a Fratta Polesine è stata riconosciuta come Monumento Nazionale e luogo di riflessione: Giacomo Matteotti rappresenta infatti uno dei momenti più critici della storia del nostro Paese e merita una rilettura critica della sua centralità nella storia italiana contemporanea.
Un’attenzione particolare è stata riservata anche al grande giardino di Casa Matteotti, proposto come luogo di introduzione al percorso museale, ma anche di riflessione e approfondimento, grazie alla possibilità offerta al visitatore di soffermarsi tra gli alberi a leggere libri e testi reperibili all’interno della casa.
La dimora, già riconosciuta museo di interesse regionale è meta di molti visitatori, anche da altre regioni. Ritenendo giustamente fondamentale onorare la memoria di Matteotti per quello che rappresenta per la comunità polesana e per tutta Italia la Regione Veneto ha stanziato fondi per la sua tutela e promozione. Una legge regionale, approvata nei giorni scorsi in Consiglio, ne sostiene la conservazione e ne apre un futuro di sempre maggiore valorizzazione: 105.000 euro in tre anni (35.000 annui) alla cura della dimora del parlamentare socialista.
Giacomo Matteotti, figlio illustre del Veneto operoso, riposa in un austero mausoleo nel cimitero di Fratta. La località ha segnato la storia d'Italia con i primi Carbonari. Chi arriva da queste parti nel primo week-end di novembre non deve stupirsi di baionette e battaglie e barricate in città: si stanno rievocando i sogni carbonari e i moti della Carboneria nella “Fratta Austriaca” del 1818 quando la "città" fu infatti primo esempio di repressione da parte austriaca delle aspirazioni alla libertà e all'emancipazione nazionale.
Come in un incantesimo le lancette dell'orologio tornano indietro e Fratta si cala nel clima ottocentesco in cui nobili e intellettuali diedero corpo ad cospirazioni anti-asburgiche. La tragedia dei "Carbonari della Fratta" viene rievocata con un Banchetto Carbonaro nel Salone d’Onore di Villa Molin Vezzù, apre e precede il week-end storico, dove - tra arresti e colpi di scena - teatranti locali ricordano il sacrificio dei Carbonari.
Nella cena esclusiva le portate sono frutto di ricette d'epoca tra galline e faraone, passatelli, ravioli con la zucca e tra un piatto e l'altro le incursioni in costume d’epoca che testimoniano come Fratta, in largo anticipo sui moti italiani del '20-21, fosse un'avanguardia di intellettuali.
Il processo fu affidato al giudice Salvotti, trentino ed ex massone, che ebbe facile successo sul sistema difensivo degli imputati. Agli Austriaci non seppe dire di no.
(c.perer)
> Casa Museo Giacomo Matteotti
Autore: Corona Perer
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