D'Annunzio e l'impresa di Fiume
1920, un anno vissuto pericolosamente
Gli storici oggi, nel centenario dell'impresa di Fiume, hanno ancora visioni contrastanti perchè di mezzo c'è il Fascismo, di cui Gabriele d'Annunzio fu certamente un precursore. Il Vate aveva infatti un progetto eversivo: distruggere la nascente democrazia liberale italiana, dopo la fine della prima guerra mondiale. E a questo pensava nei giorni di Fiume in cui si prese il gusto di passare dalla letteratura alla politica col piglio dell'ardimentoso condottiero.
Lucio Villari, in "La Luna di Fiume" (ed. Guanda) afferma che D'Annunzio fu più fascista e più a destra dello stesso Mussolini. Prese Fiume per colpa di quella che venne definita una "vittoria mutilata": Fiume non fu data all'Italia dalla Conferenza di pace di Versailles al termine della Prima Guerra Mondiale. Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Francia, non trovarono l'accordo. Il colpo di mano scaturì da questo irrisolto nodo del trattato.
La città di Fiume era contesa tra Italia e Jugoslavia, la spedizione fu guidata dal poeta Gabriele D'Annunzio ed organizzata da una coalizione politica guidata dall'Associazione Nazionalista Italiana, cui parteciparono esponenti del Mazzinianesimo, del Futurismo e del Sindacalismo rivoluzionario.
L'occupazione iniziò il 12 settembre 1919 e durò 16 mesi con alterne vicende, tra cui la proclamazione della Reggenza italiana del Carnaro. Raggiunse l'epilogo con il Trattato di Rapallo, che stabilì la creazione dello Stato libero di Fiume. L'opposizione dei dannunziani al trattato spinse il governo Giolitti ad intervenire con la forza, e a soffocare la ribellione durante il Natale 1920. Nell'autunno del 1920 infatti Fiume fu al centro di un piano insurrezionale, che aveva lo scopo di rovesciare il governo Giolitti e imporre un nuovo regime in Italia.
Secondo le intenzioni dei golpisti, una spedizione doveva partire dal Carnaro e marciare su Roma (o passando per Trieste o con uno sbarco ad Ancona) e assumere il potere. D'Annunzio e i suoi seguaci erano preoccupati per le trattative tra Italia e Jugoslavia in merito al confine orientale, temendo che il governo potesse lasciare Fiume e la Dalmazia agli slavi. Il progetto però venne sventato.
Ma cosa fu per i Fiumani la calata del Poeta e dei suoi sodali? Anche qui teorie contrastanti: la celebre Carta di Carnaro, una sorta di Costituzione, era sorprendentemente avanzata e democratica. Sanciva voto alle donne, laicità delle scuole e il diritto alla cultura come strumento di libertà. Ma le cronache del tempo consegnano l'immagine di una città divenuta porto franco di violenze, con circolazione libera della droga, a cominciare dalla cocaina usata dallo stesso poeta, un bordello insomma dove era consentito l'amore libero. I Fiumani però amarono alla follia quel D'Annunzio arrivato in città coi suoi legionari costretti poi ad alzare barricate contro le truppe italiane mandate da Badoglio, cioè contro i propri fratelli.
Per Villari la Carta di Carnaro fu una mistificazione: «...chiacchiere di un abile mestatore e che giustamente Giolitti fece poi sgomberare a suon di cannonate».
In occasione di Rijecka2020, Capitale della Cultura, a Palazzo del Governo dove ha sede il Museo di marineria e storia del Litorale croato di Fiume, è possibile vedere la mostra "L’olocausta di D’Annunzio". La mostra che è stata inaugurata il 12 settembre 2019 e resterà aperta fino al 31 gennaio 2021, è stato il primo degli eventi pensato per celebrare il centenario dell’Impresa di Fiume di Gabriele D’Annunzio, raccontato dalla prospettiva di alcune donne che all’epoca vivevano a Fiume e che poi diventarono, ciascuna di esse in un modo diverso, sue vittime.
Sono presentati gli esempi di donne nate a Fiume, come Zora Blažić i Nicolina Fabris, ma anche di donne giunte in città proprio per D’Annunzio, come Luisa Baccara, “stremate fisicamente ed emozionalmente”, proprio come la città di Fiume, che nelle raffigurazioni pittoriche dell’epoca veniva presentata come una donna-ragazza martire. E nauralmente è l'occasione per visitare le stanze dei Goverantori elegantemente arredato e con cimeli autografi del Poeta. D'Annunzio dal balcone di questo palazzo si affacciava, osannato dai Fiumani. E un video, proiettato non-stop dentro il museo, racconta questa pagina di storia vissuta dai Fiumani: il Poeta addirittura non aveva sosta e requie, le donne deliravano per lui, tutti volevano incontrarlo e incrociare il suo sguardo.
Oggi a Fiume sono tanti i segni italiani: la radio, la scuola italiana, un popolo che conosce bene la nostra lingua e che ritiene l'italiano un amico. Dei 129.000 abitanti, circa 7500 sono italiani e nel Korzo c'è una casa editrice, la Edit che continua a stampare per loro.
Info:
RIJEKA2020 Eventi
Autore: Corona Perer
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