Arte, Cultura & Spettacoli

Garo Keshishian, obiettivo umano

Quando la fotografia diventa racconto della vita

"Garo Levon Keshishian usa la macchina fotografica come Lucio Fontana usava taglierini e punteruoli per sfondare la tela.  La loro arte risulta essere l'estremo tentativo di andare a vedere se, attraverso il limite che divide la terza dalla quarta dimensione, al di là della tela o dell'immagine fotografica, esista lo zero assoluto, il nulla o l'origine del tutto" afferma Sergio Poggianella, antropologo e critico d'arte, nonchè gallerista.

Con l'obiettivo di questo grande fotografo inaugurò nel 2004 gli spazi di Transarte a Rovereto, quale omaggio alla Bulgaria e alla sua cultura, ma anche alla comunità proveniente dall'area balcanica presente in Trentino, numericamente tra le più rilevanti d'Italia.

Nato nel 1946 a Varna, sul Mar Nero, Garo Levon Keshishian si dedica alla fotografia dal 1976. E’ uno dei maggiori fotografi dell'Est europeo, pluripremiato tra Europa, Stati Uniti e Giappone. Sue fotografie dimorano all'Elysée di Losanna, accanto agli scatti di Man Ray, Sebastiao Salgado, Annie Leibovitz.

Da almeno 4 decenni ruba scatti e racconta, con arte e ironia, il disagio sociale che il popolo bulgaro ha vissuto nel difficile passaggio dalla influenza sovietica alla democrazia di stampo occidentale: zingari, militari ai lavori forzati, il mondo operaio della siderurgia, ma anche chi - approdato casualmente nel suo studio di Varna per una fototessera – non sapeva di avere un volto con scolpita la vita. Ritratti forti, freddi, puliti.

Nessun pietismo, nessun effetto estetizzante o stucchevole, ma pura poesia dell’esistenza” scrive Micaela Sposito co-titolare di Transarte e critica d’arte. I volti di uomini e donne, vecchi e bambini, colti nella forza dello sguardo. Tra loro ci sono molti Armeni, popolo perseguitato al pari di quello ebraico ed il cui tragico epilogo culminò con la deportazione e il genocidio del 1915. Lo stesso Keshishian è uno dei numerosi Armeni che a Varna si stabilirono a seguito della diaspora. Il disagio sociale, ma anche la vitalità, l'ironia.

E’ questo il racconto che Garo Keshishian affida agli obiettivi della propria inseparabile Leica. E fermarsi a contemplare le sue immagini è come iniziare un viaggio con mèta sicura: conduce a ciò che rende soave la vita.

(Corona Perer, 2009)


Autore: Corona Perer

www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*

Commenti (0)

Articoli correlati