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Primiero: a casa di Gianna Tavernaro

Una autentica donna di montagna

Gianna Tavernaro ha una casa che è una tana, un rifugio, un salotto, prima ancora di essere quel dichiara: un esercizio rurale cioè un particolare tipo di Bed&Breakfast: El Camin che Fuma. E dentro, di stanza in stanza, tutto parla di lei e della sua inventiva. E' una casa per sè, ma...pensata per gli altri. E questo suo essere un libro aperto è ciò che incanta e conquista.

Gianna ha anche un marito, Cornelio. Un uomo che però con intelligenza le lascia tutto lo spazio di di esprimersi: perchè è lei l'anima della casa, la vera regina della casa. Gianna appare a tutti col sorriso, con la curiosità vera di chi ospita più per fare esperienza che per calcolato business.

Nata a Transacqua è cresciuta in val Canali ai piedi delle Pale di San Martino. Dal padre Gioacchino ha imparato a coltivare il terreno, allevare il bestiame e produrre il formaggio, dalla madre Maria a cucinare i piatti tradizionali che ora prepara per i suoi ospiti. Gianna è una donna dalla vite multiple. Quella precedente era la malgara, un vera donna di alpeggio. Poi c'è stata la Gianna  imprenditrice di pubblico esercizio rurale: la malga Canali.

Poi  ha deciso di farsi da parte e lasciare tutto alle figlie, per ritagliarsi un piccolo angolo di mondo tutto per sè. Lei che e da sempre vive tra le Dolomiti di Primiero e si dedica anima e corpo a tenere vive le tradizioni locali e i preziosi insegnamenti lasciati dagli anziani, non poteva però andare molto lontano. Così ha adocchiato un tabià con qualche pertinenza e ne ha fatto un B&B tipico e rustico articolato in più unità. Tutti i suoi ninnoli, pizzi e merletti nelle linde camere, parlano di amore per chi arriva, prima di conoscerlo ancora.

La sua vita è sempre stata scandita dai ritmi delle stagioni tra le Dolomiti del Primiero dove il duro lavoro o fare i conti con una natura spesso difficile non ha mai scalfito la passione per le “sue” montagne.

Poi ha pensato di scrivere delle memorie, ma mica per celebrarsi! No, per lasciare un segno. Gianna ha fermato su carta riflessioni  dense di significato raccolte in un libro intimo e sincero “Le stagioni dell’animaso” opera prima della neonata casa editrice Storiedichi.

Il titolo è tutto: è l’unione delle parole “anima” e “maso” e non poteva essere più azzeccato. Un piccolo caso letterario che ha superato i margini del territorio. Lei lo regala a chi se lo merita, molti lo chiedono e se lo comprano per conoscere meglio la storia di questa infaticabile donna d’alpeggio che vive in un vero e proprio paradiso ai piedi delle Pale di San Martino.

La struttura si articola in tredici capitoli. Con l'aiuto della giornalista Germana Cabrelle e le illustrazioni di Maria Chiara Banchini, ogni capitolo parla di un mese dell’anno, più uno: il tredicesimo. Quello in cui Gianna racconta di quel lungo inverno sospeso nel tempo che anche noi,  come lei e come il marito Cornelio, abbiamo attraversato  lontani gli uni dagli altri a causa della pandemia.

Attorno al suo tavolo di larice ci si siede accanto a sconociuti che passavano di là, ed anche questo è bello. E lei non si risparmia con ricordi e pensieri di una vita intera spesa nella meraviglia del creato. Ma, attenzione:  si mangia quel che c'è. ''Qui non ci sono menù'' dice con piglio serioso ai suoi ospiti, i quali partono sapendo che un pezzo del loro cuore resterà per sempre sulla strada che da Tonadico sale per la Val Canali e arriva fino a Passo Cereda.

Attorno al grande tavolo di larice, nella cucina dal ''camin che fuma'', c'è umanità e l'invito valido empre per tutti ad apprezzare le cose semplici e vere con  gratitudine per la natura. Gianna, benchè racchiusa nel suo piccolo cosmo sa bene che inevitabilmente tutti ne hanno un gran bisogno. E anche così arriva al viandante il suo amore incondizionato per il  territorio.

L'antico Maso sulla strada per Passo Cereda è la sua reggia. Ma non è solo per lei e Cornelio, è per tutti. Al Camin che fuma le persone si possono fermare per dormire e fare colazione, cenare e assaporare la bellezza della vita di montagna e ascoltare le memorie di chi la vive davvero.

Di donne come Gianna Tavernaro, ne nasce una ogni 100 anni.  Ormai lei è diventata una testimonial: la sua storia  è stata raccontata anche in occasione della 37^ edizione della Rassegna Culturale DolomitIncontri che  con successo ha inaugurato una nuova sezione speciale dedicata alle DONNE di MONTAGNA. Tra le  protagoniste eccellenti (insieme ad alpiniste di fama mondiale come Tamara Lunger e Gerlinde Kaltenbrunner) c'era anche lei: Gianna e il suo sorriso.

Di donne come Gianna Tavernaro, ne nasce una ogni 100 anni. E noi l'abbiamo incontrata in un giorno piovoso con la pentola di minestra fumante sul fuoco, la carne e il formaggio fuso con polenta. L'abbiamo mangiata insieme agli operai che le costruivano un pezzo di cortile. Bellissimo.

 


Autore: Corona Perer

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