Arte, Cultura & Spettacoli

Gianni Berengo Gardin, l'occhio come mestiere

Mostra a Udine per il maestro del bianco e nero (dal 19 maggio)

In quasi settant’anni di carriera Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930) ha raccontato con le sue immagini l’Italia dal dopoguerra fino ai giorni nostri. Con le sue foto è possibile fare un viaggio nel tempo attraverso l’Italia.

Maestro del bianco e nero, da sempre fautore e difensore di una stampa fotografica autentica, di un’immagine che cattura e ferma la vita quotidiana, i momenti, le emozioni che anticipano i gesti, ma anche e soprattutto autore di una fotografia di reportage e di indagine sociale, Gianni Berengo Gardin, oggi 94enne, ha raccontato con i suoi scatti l’Italia dal dopoguerra a oggi: un’Italia che vive un cambiamento repentino, attrice di uno sviluppo economico, culturale e sociale profondo, che ha plasmato le città d’Italia e gli italiani.

La mostra arriva a Udine, come unica tappa del nord Italia nel percorso che l’ha vista aprire i battenti al Museo nazionale delle arti del XXI secolo (MAXXI) di Roma nel maggio del 2022 per poi spostarsi a Villa Pignatelli a Napoli lo scorso anno, la mostra “Gianni Berengo Gardin – L’occhio come mestiere”.

Nella magnifica cornice del Salone del Parlamento e delle sale della Galleria d’Arte Antica del Castello di Udine, dal 19 maggio, con inaugurazione ufficiale nella serata del 18 maggio, fino al 15 settembre 2024, saranno esposti in mostra ben 192 scatti del fotografo ligure, una collezione integrale di stampe vintage originali provenienti dal suo archivio personale e dal museo romano. Una fotografia artigiana, che aggiunge al valore intellettuale e visivo, anche un grande prestigio dal punto di vista materiale.

 

Traghetto di Punta della Dogana, Venezia, 1960 © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia Milano / Contrasto Roma

 

Gli scatti del fotografo arrivano per la prima volta nella città di Udine, con l’obiettivo di riscoprire e rileggere in una prospettiva nuova, la sua lunghissima carriera in giro per l’Italia.

La fotografia di Berengo Gardin è una fotografia “vera”, una pratica che vuole allontanarsi dalla manipolazione analogica o digitale, e fare la parte del documento storico, partecipe e mai neutrale della realtà che si evolve, grazie a delle composizioni naturali, con l’uomo sempre al centro di uno spazio sociale vissuto.

Berengo Gardin ha costruito con le sue fotografie un patrimonio visivo unico nella storia della fotografia italiana e internazionale, sempre con un approccio che lui stesso ha sempre amato definire “artigianale”. Nel corso dei decenni questa impostazione è diventata un marchio di fabbrica esclusivo del fotografo, che ha sempre amato definirsi “un fotografo-fotografo”, e quindi un artigiano della fotografia d’autore piuttosto che un fotografo-artista.
 

 

L’esposizione, curata da Margherita Guccione del MAXXI e Alessandra Mauro di Contrasto, è immaginata come una sorta di viaggio, un percorso cronologico, topologico e tematico nel modo di vedere e fotografare l’Italia di Berengo Gardin. “Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere” intende allora ripercorrere i settant’anni di carriera del fotografo attraverso le fotografie scattate nelle città che hanno segnato maggiormente la sua vita privata e professionale.

Punto di partenza di questo tour visivo è Venezia, città dove Berengo Gardin si avvicina per la prima volta alla fotografia. Pur non essendovi nato si sente veneziano e ha detto in passato: «I nonni erano veneziani, i bisnonni veneziani, papà venezianissimo». Venezia è il luogo in cui si forma come fotografo, grazie all’incontro con circoli fotografici come La Gondola, ed è il luogo di un continuo ritorno, dalle prime immagini degli anni Cinquanta in cui si scorge una città intima e placida al suo progetto più recente, del 2013, dedicato alle Grandi Navi. Dalla laguna veneziana si passa alla Milano dell’industria, delle lotte operaie, degli intellettuali (in mostra, tra gli altri, i ritratti di Ettore Sotsass, Gio Ponti, Ugo Mulas e di Dario Fo), e si percorrono quasi tutte le regioni e le città italiane, dalla Sicilia alle risaie piemontesi, osservate nelle loro trasformazioni sociali, culturali e paesaggistiche dal secondo dopoguerra a oggi. E in questo scenario fa la sua parte anche il Friuli Venezia Giulia.

Trovano spazio dai luoghi del lavoro realizzati per Alfa Romeo, Fiat, Pirelli e, soprattutto, Olivetti (con cui collabora per 15 anni), che lo conducono, nel corso della sua vita professionale, a vivere le evoluzioni del mondo operario e dei suoi bisogni. Tra gli scatti anche i Cantieri navali di Monfalcone. E infine le stampe racconteranno gli ospedali psichiatrici, fotografati e pubblicati nel 1968 nel volume “Morire di classe”, realizzato insieme a Carla Cerati. Si tratta di immagini di denuncia e rispetto, straordinarie e terribili, nel cui sfondo si può notare anche l’Ospedale psichiatrico di Gorizia, che documentavano per la prima volta le condizioni all’interno di diversi istituti in tutta Italia, 10 anni prima della legge Basaglia che li fece chiudere.

L’allestimento all’interno del Salone del Parlamento, uno dei luoghi di cultura in assoluto più prestigiosi della città di Udine, è stato pensato riprendendo l’idea della macchina fotografica. Tutto si apre con un mirino che collega idealmente il Salone alle sale adiacenti, nelle quali la mostra prosegue, e con una struttura che ricorda il soffietto di un banco ottico. L’idea è quella di avvicinare l’occhio del visitatore all’occhio del maestro, portando le persone nel suo mondo e modo di vedere.

Le fotografie, ordinate in senso cronologico, topologico ma anche tematico, faranno emergere i punti fermi della ricerca documentaria di Berengo Gardin: la centralità dell’uomo e della sua collocazione nello spazio sociale; la natura analogica della sua fotografia “vera”, mai ritoccata; la potenza delle sue sequenze narrative, delle storie nascoste negli spazi catturati; e infine l’utilizzo della fotografia come documento storico e sociale, puntellata tuttavia da dettagli spiazzanti e ironici.

A completamento del percorso espositivo una sala sarà interamente dedicata alle oltre 200 pubblicazioni fotografiche del Maestro Berengo Gardin. Nella stanza finale, costruita interamente a specchi, saranno esposte infatti tutte le copertine dei libri fotografici realizzati del maestro nel corso della carriera.

Tutte le informazioni sulla mostra e sulle visite guidate sono disponibili al sito web www.civicimuseiudine.it e sui canali social dei Civici Musei.

DAL 19 MAGGIO AL 15 SETTEMBRE 2024 AI MUSEI DEL CASTELLO DI UDINE

 

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