Gio Ponti. Ceramiche
Fino al 13 ottobre oltre 200 opere dell’inventore del Made in Italy
Le ceramiche di Gio Ponti sono puro made-in-italy. Architetto, artista e designer Gio Ponti (1891-1979), fu promotore e divulgatore del “fare” italiano, e resta una figura chiave nella ceramica di stile italiano.
Costruì anche una fitta rete di relazioni con artisti, industriali e artigiani. Grazie alla direzione di due riviste divenute storiche del settore come “Domus” e “Stile” e alla costante partecipazione a mostre ed esposizioni era un'autorità del settore.
Una mostra lo celebra al MIC Faenza. Inaugurata lo scorso 17 marzo (e aperta fino al 13 ottobre) presenta il suo genio e la sua eleganza formale in oltre 200 opere come l’inventore del Made in Italy.
“Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967”, a cura di Stefania Cretella, espone in quindici sezioni ceramiche, vetri, arredi e disegni attraverso le quali viene analizzato, dal 1922 al 1978, il lavoro di Gio Ponti in relazione alla sua visione dell’abitare e di un nuovo vivere moderno.
La mostra è stata realizzata in partnership con la Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia di Sesto Fiorentino e l’Archivio Gio Ponti.
“Impari le cose fatte con le mani. Nulla che non sia prima nelle mani”, diceva.
Fin dagli esordi recupera la tradizione classica (etrusca e romana) e il fare dell’alto artigianato artistico, adattandoli al gusto moderno. Il suo rapporto con la ceramica inizia appena laureato. Tra il 1921 e il 1922 Ponti giunge alla Richard-Ginori e comincia il rinnovamento del repertorio storico della manifattura proiettandola verso il nascente gusto déco.
La mostra mette a fuoco il fondamentale contributo apportato dal nuovo direttore artistico nel corso di circa un decennio, proponendo anche confronti con designer e artisti attivi negli stessi anni presso altre manifatture italiane, evidenziando le ricadute che il modello pontiano ha avuto sul contesto contemporaneo.
Dai primi anni Trenta Ponti si avvale della collaborazione del giovane apprendista Giovanni Gariboldi che diventa suo assistente di fiducia e poi suo successore in casa Richard-Ginori. Terminati i rapporti con la manifattura nel 1933, Ponti torna saltuariamente a collaborare con l’azienda proponendo idee di grande estro creativo e inizia a stringere nel tempo rapporti con il mondo delle arti decorative e del design.
In oltre cinquant’anni di attività collabora con Pietro Melandri e il contesto faentino (famose le cartepeste realizzate con i Dalmonte), con le Ceramiche Pozzi, Gabbianelli, Venini, Fontana Arte e Sabattini, per citare le principali aziende con cui promuove percorsi e progetti unici e straordinariamente attuali.
Ponti è stato protagonista delle Biennali di Monza, delle Triennali di Milano e di eventi internazionali come la mostra itinerante “Italy at Work. Her Renaissance in Design Today” tenutasi negli Stati Uniti tra il 1950 e il 1953, volta proprio a promuovere oltreoceano il “Made in Italy” presentando i massimi rappresentati del design e dell’alto artigianato artistico italiano.
La cifra stilistica di Ponti è un segno senza tempo che ha ispirato ceramisti del XXI secolo. Ne raccoglieranno l'eredità Alessandro Mendini ed Ettore Sottsass, per giungere ai contemporanei POL Polloniato, Diego Cibelli, Bertozzi&Casoni, Andrea Salvatori.
Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967 – Oltre duecento opere dell’inventore del Made in Italy
a cura di Stefania Cretella
MIC Faenza, viale Baccarini 19, Faenza (RA)
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