Giorgio Perlasca, storia di un Giusto tra le nazioni
''L'occasione può rendere l'uomo ladro o eroe, a me ha portato a fare quello che ho fatto''
A Padova nella zona di Terranegra c’è il ''Giardino dei Giusti del mondo'' dedicato a tutti quegli uomini che si opposero, a rischio della loro stessa vita, a tutti i genocidi del mondo dal genocidio armeno (che fu il primo) allo sterminio nazista, dalla Bosnia al Ruanda. Sul muro che lo circonda è incisa una frase di Annah Arendt “Si può sempre dire un si o un no". Inaugurato nel 2008, si ispira al Giardino dei Giusti di Gerusalemme e tra loro emerge la figura di Giorgio Perlasca.
Franco Perlasca figlio di Giorgio Perlasca e Presidente della Fondazione a lui intitolata a Padova si prodiga per parlare ai ragazzi del padre Giorgio Perlasca, dichiarato da Israele ''Giusto tra le Nazioni''.
“Che cosa avrebbe fatto lei al mio posto, vedendo gente inerme uccisa senza un motivo?” rispondeva Giorgio Perlasca a chi gli chiedeva perché lo avesse fatto. “L'occasione può rendere l'uomo ladro o eroe; a me ha portato a fare quello che ho fatto”.
Giorgio Perlasca era nato a Como il 31 gennaio del 1910 ma fin dalla prima infanzia visse a Maserà in provincia di Padova, dove è sepolto sotto una lapide ebraica che lo indica “Giusto tra le nazioni“.
Il suo percorso fu tortuoso: in gioventù aderisce al fascismo e ammira Mussolini, parte volontario prima per l’Africa e poi per la guerra civile di Spagna. "Al rientro in Italia il suo rapporto con il fascismo cambia nettamente" spiega Emanuela Merlo dell'Associazione Rosmini che recentemente ha proposto una conferenza online con Franco Perlasca. "Non trova giuste né l’alleanza con i Tedeschi né le leggi razziali emanate in Italia nel 1938. Perlasca sarà così per tutta la sua vita: un uomo dal carattere forte, per niente incline ai compromessi; di fronte agli eventi giudicherà sempre in maniera autonoma, secondo la propria etica, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato".
Alla fine degli anni ‘30 inizia a lavorare per la SAIB, Società Anonima di Importazione Bestiame, come agente all’estero. Dotato di dialettica, inventiva e capacità organizzativa nel 1944 è in Ungheria durante la seconda guerra mondiale. Ed è proprio a Budapest che Perlasca - pur ricercato dalle SS naziste - compirà quelle azioni per cui 40 anni dopo sarà proclamato “Giusto tra le nazioni“ salvando 5218 ebrei ungheresi collaborando ad un programma di protezione avviato dalla Spagna insieme ad altre nazioni neutrali (Svezia, Vaticano, Svizzera) che cercarono di arginare la follia della Shoah.
"Lo fece in una situazione di pericolo costante: non solo perché si trovava in una città occupata dai Tedeschi e assediata dai Russi, ma soprattutto perché si inventò il ruolo di Ambasciatore Spagnolo con il rischio di essere scoperto in ogni momento'' aggiunge Emanuela Merlo. ''Fu un’azione che portò avanti per 45 giorni, dal primo dicembre del 1944 al 16 gennaio del 1945. A maggior merito di quest’uomo va detto che possedeva un visto diplomatico per lasciare l’Ungheria e non lo fece, che utilizzò tutti i suoi risparmi per comprare cibo agli Ebrei rifugiati nelle case protette, che impiegò tutta la sua astuzia per raggirare i gerarchi nazisti al potere e con grande coraggio impedì la cattura degli Ebrei perseguitati, anche facendo loro scudo con il suo corpo. Fece tutto questo per amore di giustizia, perché non tollerava di veder massacrare tanti innocenti" .
In seguito alla liberazione di Budapest da parte dei Russi, Giorgio Perlasca tornò finalmente a casa nel maggio del 1945, e non raccontò ciò che aveva compiuto. Scelse il silenzio. Manda un resoconto dei fatti sia al governo spagnolo che a quello italiano, e poi non ne parla più continuando la sua vita da uomo qualunque, pensando di aver fatto solo il suo dovere. "Per lui ogni uomo doveva opporsi alla violenza con fermezza e senza pensare alla propria incolumità".
Nel 1987 alcune donne che l’avevano conosciuto al tempo della persecuzione e che gli dovevano la vita lo cerano. Solo nel 1989 con la caduta del muro di Berlino potranno rivederlo e ringraziarlo a Padova. Nello stesso anno viene nominato Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem (l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Israele) e chiamato a piantare un albero nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme. Poi vi furono le onorificenze dal Parlamento di Budapest, i riconoscimenti dagli Stati Uniti, dalla Spagna, dall’Italia, e la sua vicenda divenne anche un film sulla base di molte testimonianze dei salvati. Morì il 15 agosto 1992. E quest'anno è il trentennale della sua morte.
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