Il '68 di Giovanna Dal Magro
I suoi ritratti già documenti di un'epoca
Un decennio che ha visto esplodere il ’68, di cui nel 2018 si sono ricordati i cinquant'anni. Eventi memorabili, ora mitizzati ora detestati, pervasi da speranze e illusioni, desideri di rivolta e di liberazione che si sono dipanati per tutti gli anni ’70.
Giovanna Dal Magro, nata e residente a Milano, fotografa professionista dal 1970, quel '68 lo ha raccontato in una mostra alla Galleria Il Milione che ha messo in fila Marina Abramovic, Urs Luthi, John Cage, Andy Wharol, Franco Vaccari, gli Inti Illimani, Gillo Dorfles, poi Dario Fo, Victoria Chaplin, Judith Malina e Julian Beck.
Formatasi attraverso lo studio e la sperimentazione della pittura, ha successivamente adottato il mezzo fotografico, affermandosi a livello internazionale, partecipando ad iniziative editoriali, collaborando con prestigiose riviste e svolgendo una qualificata attività artistica con esposizioni personali in Italia e all’estero.
"I miei ritratti sono sempre ripresi durante il loro fare nello studio o in luoghi pubblici, consapevoli o meno di essere ripresi. O sorpresi perché la fotografia non è uno specchio fedele, allude al reale, lo interpreta e ne crea uno parallelo, conservabile in digitale o su carta" spiega la fotografa che immortala i cortei, le manifestazioni politiche, i festival dell’Unità, e le istanze della controcultura degli anni Settanta.
La capacità di Giovanna di mettere a suo agio la persona, interpretarla nelle sue sensibilità, pulsioni, desideri autoreferenziali è alla base del suo lavoro teso a realizzare quell’empatia che permette al soggetto fotografato non solo di dare ciò che vuole dare ma di “scoprirsi” e lasciare spazio al fotografo di infilarsi nella sua personalità.
Il suo lavoro diveta quindi uno spaccato di cultura collettiva e società che ci consegna un’epoca, o meglio documenti di storia e opere autonome come è ormai diritto acquisito dell’arte fotografica.
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