Restaurato il ''Giudizio universale'' del Beato Angelico
Databile tra il 1425 e il 1428 ha una forma inconsueta
E' stato restaurato e torna visibile al Museo di San Marco di Firenze, il Giudizio Universale del Beato Angelico. Il dipinto, assai particolare nella forma e ricco di novità nel trattamento del soggetto, è da sempre uno dei preferiti e più largamente popolari dell’Angelico, ma meno conosciuto, carico di interrogativi e domande senza risposta. I colori di questa magistrale opera dell’Angelico, ritrovati in seguito al sapiente restauro di Lucia Biondi, ci consentono di contemplare con più ammirazione e consapevolezza questa visione ultraterrena.
In occasione della celebrazione dei 150 anni del Museo di San Marco il dipinto è stato ricollocato e dal 15 ottobre è stato affiancato da un’altra opera del Beato Angelico la "Pala di San Marco" restaurata dall'Opificio delle Pietre Dure.
Curiosa la forma trilobata che ancor oggi non ha spiegazioni certe. Anche il soggetto dell’opera è particolare, è un’insolita visione del Giudizio Finale. Vediamo il Cristo giudice in tutta la sua gloria, attorniato da angeli, in un cerchio celestiale che domina dalla sommità. La mano destra levata del Cristo invita i fedeli risorti verso i cancelli della Gerusalemme Celeste; la sinistra volta verso il basso consegna i peccatori alle fauci pietrose dell'Inferno.
La Madonna e San Giovanni Battista sono raffigurati come intercessori in una posizione straordinariamente prossima al Figlio. La schiera celeste è completata da ventiquattro santi e profeti assisi come in tribunale, dodici su ciascun lato.Al centro della composizione la fuga di tombe scoperchiate, che fa da spartiacque tra gli eletti e i dannati, guida lo sguardo attraverso tutta la profondità dello spazio del dipinto fino all'orizzonte azzurro pallido nello sfondo. Ě là che deve avere termine il mondo sensibile.
Da una parte i dannati, costretti a varcare la soglia di un Inferno così letterario che non può non far pensare a Dante e dall’altra parte l'elegantissima danza di angeli e beati verso il monte della Gerusalemme celeste, interpretata come il luogo della luce divina, che si intreccia con il giardino, espressione simbolica del Paradiso. Questa danza è del tutto nuova, di singolare armonia, illuminata da bagliori d'oro.
Non è noto lo scopo originale del dipinto, e probabilmente ha cambiato collocazione al tempo in cui Vasari lo descrive nel convento di Santa Maria degli Angeli vicino all'altar maggiore dove sedeva il prete durante la messa. Il Giudizio Universale, databile tra il 1425 e il 1428, fu probabilmente eseguito proprio per la cappella maggiore di Santa Maria degli Angeli.
Verosimilmente fu Ambrogio Traversari, frate e più tardi priore di Santa Maria degli Angeli, studioso di patristica, esperto grecista, aperto propugnatore dell'unità con la chiesa bizantina, l’ispiratore del Giudizio.E sempre lui con ogni probabilità affidò al pennello dell’Angelico la sua colta visione apocalittica ispirata a concetti di pace, amore, fratellanza, ben esemplificata nel Giudizio del frate pittore.
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