Scuola e lockdown: ''Se volete bene ai bambini''
Lasciate aperta la scuola - di Giuliano Gardumi*
Se volete bene ai bambini, lasciate loro aperta la scuola: se fosse rimasto ancora un residuo di buon senso da qualche parte, facciamone buon uso per scegliere di lasciare aperte le nostre aule.
Quello spazio è per tutti loro uno spazio vitale, lì i bambini nutrono la loro mente e il loro cuore.
Decidere altrimenti sarebbe l’ennesima operazione sopra e al di là della scuola, una scelta contro la scuola e contro i bambini. Un abuso della scuola.
Se volete bene ai bambini, lasciate loro aperta la scuola. I contagi degli studenti sono allo 0,080 %, quelli dei docenti poco più sopra, ma anch’essa è, ad oggi, un valore residuale. Nonostante ciò, registro con amarezza che il numero in grande evidenza sullo schermo (utilizzano anche l’effetto zoom per essere sicuri che lo leggiamo) dei vari programmi televisivi è quel 5.943 di studenti contagiati.... e da solo, ovviamente produce un certo effetto. Occorre vigilare nel rispettare ciò che il momento ci obbliga ad osservare e che anche nella scuola siamo bravi a mantenere alta l’attenzione su tutto lo stare insieme nelle nostre scuole; altresì occorre essere lettori intelligenti ed obiettivi della situazione attuale, per non avere paura e lasciarci travolgere dall’irrealtà.
In questo mese di relazione scolastica viva, pur condizionati un po’ dalle mille regole che ne condiziona ogni piccolo gesto, abbiamo registrato, non senza sorpresa, un numero di assenze dei bambini mai così basso. Mai stati così bene: quasi che tutti, bambini, insegnanti, genitori, operatori scolastici, tutti, in un’unica tensione positiva, rispondono con la salute alla volontà inespressa di “stare” a scuola.
Se volete bene ai bambini, lasciate loro aperta la scuola. Non facciamo un’operazione di verità se diciamo che lo stare insieme di studenti ed insegnanti è facilmente baipassabile dalla didattica a distanza: permane, questo, uno strumento con qualche utilità, ma che pone, al contempo, una molteplicità di problematiche più gravi dei benefici che da essa ne derivano: uno fra tutti, il dato, incontestabile, relativo al fatto che non tutti i bambini vengono raggiunti da questa sorta di didattica. Ancora, chi mastica didattica vera (si sta parlando in particolare per gli alunni della primaria), conosce benissimo quale sia la modalità più efficace per far sì che le abilità e le conoscenze si trasformino, in un confronto costante fatto di rimandi continui, in
competenza.
Il non avere tutti presenti virtualmente lascia ogni docente inquieto, se non bastasse, pure amareggiato nel prendere atto che il sistema comunque decide di procedere.La scuola dei connessi è una scuola ferma, che toglie respiro alla forza della volontà individuale, che ottenebra la coscienza; ovvero che moltiplica diseguaglianza sociale: un obbrobrio ed una contraddizione in termini. Infatti vengono esclusi, guarda caso e non a caso, proprio le famiglie economicamente meno fortunate....Questo dato, anche da solo, dovrebbe, come operatori della scuola, farci saltare sulla sedia ed alzare la voce.
Se volete bene ai bambini, lasciate loro aperta la scuola. Succede anche, nel giugno scorso, che un piccolo alunno, da poco in Italia e da ancor meno con noi nella nostra classe, con evidente difficoltà a mantenere i contatti con il gruppo dei suoi pari e dell’insegnante, per l’impossibilità economica di avere un dispositivo serio, aldilà di uno smartphone di papà di pochi pollici disponibile alla sera, al rientro a casa proprio di papà, chieda con un messaggio al proprio insegnante chiarimenti su come si fa a risolvere la divisione, e, ancora, a riconoscere gli
angoli ed i poligoni... E l’insegnante, in difficoltà, a sua volta, per l’impossibilità di raggiungerlo virtualmente, in accordo con la sua famiglia, lo raggiunga fisicamente sulla panchina del giardino di fronte a casa sua, per quattro mercoledì consecutivi, per un’ora ogni volta. Questo quadretto ci dà la dimensione della volontà di stare con i piccoli, a scuola. E suggerisce a chi di dovere l’urgenza di una valutazione seria su ciò che si andrà a fare sulla testa dei nostri bambini. Per non parlare del nostro lavoro, che, pur rimanendo il più bel lavoro al mondo, sta subendo una erosione terribile ed incontrollata in termini di dignità.
Se volete bene ai bambini, lasciate loro aperta la scuola.
*Giuliano Gardumi
Scuola primaria Dante Alighieri Rovereto
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