Conte, Di Maio e i golpisti del Mali
Politica estera made in Italy: le rotte dei migranti e i viaggi di O'ministro
Di Conte, di Di Maio e dei golpisti del Mali avevamo già scritto quando una missione italiana andò di fatto a riconoscere dei gruppi terroristici. Roba che avrebbe fatto rigirare nella tomba anche Craxi, Andreotti o De Michelis che di esteri qualcosa macinavano. La politica estera made in Italy tra le rotte dei migranti e i viaggi di O'ministro ha sempre fatto pensare, ma è il silenzio delle missioni quatte quatte a preoccupare.
Un esempio: gli sbarchi di migranti. Continuano, anzi si intensificano e non si riesce a fermare le rotte che passano proprio dal Mali. La domanda sorge spontanea: che senso ha la task force Takuba, decisa e finanziata dal Governo Conte (rimasto in carica dal 5 settembre 2019 al 13 febbraio 2021) e tuttora attiva?
Alla missione multinazionale a guida francese Takuba, "Spada" in lingua tuareg, hanno aderito oltre all'Italia, il Belgio, la Danimarca, l'Estonia, la Germania, la Grecia, la Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Spagna e Svezia.
Il paese del Sahel, duramente provato dal punto di vista politico, economico e sociale dai due golpe orchestrati nell’agosto 2020 e nel maggio 2021, è stato messo al bando dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), perché il colonnello Assimi Goïta, l’uomo forte di Bamako, non mostrava intenzioni democratiche. Contro il Governo Goïta hanno fatto sentire la loro voce 14 paesi europei e il Canada, irritati per l’autorizzazione e il finanziamento di truppe mercenarie in territorio maliano. Critiche le relazioni con la Francia: il presidente Emmanuel Macron ha accelerato il ritiro di una parte del contingente schierato nel Sahel (dei 5.000 militari a inizio 2021 ne resteranno 3.000 a fine 2023) e a fine 2021 sono state riconsegnate alle forze armate maliane le basi di Kidal, Tessalit e Timbuctu, utilizzate a partire dell’agosto 2014 nel’ambito della missione “anti-terrorismo” Barkhane.
E mentre se ne andavano i francesi ...arrivavano altri partner europei, Italia in testa. Nel più totale silenzio a fine 2021 il distaccamento dell’Esercito italiano assegnato alla Task Force Takuba era operativo. Nella grande base di Manaka (regione di Gao, nel nord-est) sono stati schierati 200 militari delle forze speciali, due elicotteri da trasporto Boeing CH-47 “Chinook” e due elicotteri d’attacco AW-129 “Mangusta” di Agusta-Leonardo.
“L’articolazione operativa sarà chiamata a fornire attività di consulenza, assistenza e mentorship alle forze armate maliane nella lotta al terrorismo fino a quando queste non saranno in grado di operare autonomamente”, riporta l’ufficio stampa del Ministero della difesa. “L’area di operazione è individuata ad est del fiume Niger, nella zona dei tre confini (Mali, Niger, Burkina Faso), chiamata Liptako-Gourma. La partecipazione nazionale in Mali - ed eventualmente in Niger e Burkina Faso - consentirà, tra l’altro, di valorizzare le capacità militari italiane di trasporto medico sanitario militare a vantaggio sia delle locali forze di sicurezza sia dei principali stakeholder europei” si legge nel blog di Antonio Mazzeo che al Mali e agli interessi italiani ha sempre dedicato attenzione (> qui).
Il tutto come si diceva evitando clamore. Occorre quindi ripercorrere alcuni dei recenti viaggi in Mali del ministro dei 5stelle Di Maio, ufficialmente volato in Mali per le rotte dei migranti. Il governo Conte aveva infatti intrecciato forti rapporti con il governo del Mali: peccato che si tratti di un governo di golpisti. E in forza di un accordo firmato dal Governo Conte, nella primavera 2021 Di Maio faceva la sua seconda missione in Mali, nel tentativo di fermare le rotte di migranti che passerebbero per quel paese.
Lampedusa
Occorre fare un passo indietro: nella regione del Sahel in nome della “lotta globale al terrorismo jihadista” operano militari italiani. La task force denominata Takuba, è stata decisa e finanziata dal Governo Conte.
Il ministro Di Maio nella missione ufficiale dell’8 e 9 aprile 2021 (governo Draghi) ha rassicurato che sarà nominato il primo ambasciatore italiano, il che significa che Italia e Mali intraprendono relazioni diplomatiche. Ma non può sfuggire che il governo maliano sia un governo di transizione civile-militare nato da un golpe per mano militare.
Il golpe è avvenuto il 18 agosto 2020 da uomini guidati dal colonnello Assimi Goita, che aveva rovesciato e arrestato il presidente Ibrahim Boubacar Keïta e sciolto il governo e il Parlamento e successivamente insediato una giunta militare d’emergenza. E giusto un mese prima del Golpe il governo Conte aveva proposto e fatto votare in parlamento (era il 16 luglio 2020) la partecipazione dell'Italia alla missione multinazionale interforze denominata Task Force Takuba nata ufficialmente per assistere e addestrare il Mali (all'epoca democraticamente eletto) contro i gruppi armati jihadisti.
Un programma incardinato nella Coalizione per il Sahel a guida francese (con l’Opération Barkhane ela Force Conjointe du G5 Sahel) che coordina azioni tra Mali, Burkina Faso e Niger, paesi con i quali l’Italia ha sottoscritto accordi in materia di cooperazione militare (con il Niger nel 2017 e con il Burkina Fasonel 2019). Domanda: essendo sul posto, come mai in tutti questi ultimi 3 anni non si è mai riusciti ad intercettare le rotte dei migranti verso la Libia che girano proprio da quelle parti?
Che la Farnesina annunci l’istituzione di un ufficio diplomatico nella capitale Bamako (il 21 ottobre 2020 era stato pubblicato il decreto del governo Conte che ne formalizzava l’apertura) e che Di Maio riconfermi gli impegni significa solo questo: che l'Italia collabora con i golpisti del Mali. E tuttavia non riesce a fermare i migranti.
Durante il governo Conte e nonostante le missioni del "ministro" Di Maio non si è mai fatto il punto sulle rotte di migranti che passano per il Mali. Indirettamente si conferma anche che i servizi segreti o funzionano poco o funzionano benissimo.
Perchè l'accordo di luglio 2020 avviene un mese prima del golpe. Non lo sapevano? Oppure sapevano fin troppo, visto che accade un mese prima del golpe?
18 agosto 2020 - Golpe in Mali arresti arbitrari ed uccisioni titolano le agenzie di stampa
E qui si passa all'aprile 2021 con la missione di due giorni in Mali del Di Maio, per ''confermare'' l'apertura di un’ambasciata italiana e (si legge nei comunicati) "indicare la volontà di rafforzare il partenariato bilaterale". Nelle cronache italiane si riferisce che il ministro degli Esteri italiano ha incontrato "il premier maliano Moctar Ouane" e nella due giorni ha incontrato presidente, vice presidente, ministro degli Esteri e ministro dei Maliani all’Estero e dell’Integrazione Africana del Mali. Tutti o golpisti o espressione del governo militare autore del golpe.
Pochi giorni fa si squarciano i cieli: il quotidiano LA STAMPA annuncia che è una giornata storica. Titolo: ''Il ministro Di Maio sostiene la sicurezza in Mali: firmato accordo storico con la comunità Tuareg'' > leggi qui
L'accordo mira a rafforzare la cooperazione in materia migratoria e di sicurezza, si legge. E il bilaterale arriva un mese dopo la visita del ministro Di Maio in Mali e, si legge ancora, "...costituisce un importante passo nell'ambito degli sforzi congiunti per rilancio degli accordi e i progressi nel processo di stabilizzazione, riconciliazione e contrasto ai flussi migratori clandestini nel nord del Mali, nel quadro degli sforzi di stabilizzazione profusi dal governo di transizione di Bamako".
I golpisti insomma lavorerebbero bene. Tutto torna.
E sulle rotte dei migranti per le quali il ministro è "colà volato" ? Silenzio.
In sintesi: partito per risolvere un problema italiano, O'Ministro si trovò a fare in realtà il pacificatore delle Comunità Tuareg.
Peccato che agli italiani interessino poco queste storie. Troppo lontane per cittadini troppo pigri.
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