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Green-pass: ed ora scoppia il mondo del volontariato

Mail ai volontari: ''Green-pass se volete proseguire''

Potrebbe essere una bomba che smonta e taglia quella famosa terza gamba sulla quale si erge l'Italia: il volontariato e il terzo settore. Anche il mondo del volontariato sociale, di matrice cristiana, si è inchinato all'obbligo di green pass. Succede a Trento dove, chi dona il proprio tempo a Fondazione Trentino Solidale per raccogliere il cibo e per distribuirlo alle persone in difficoltà, compresi i migranti (per lo più esenti dall'obbligo di green pass) è stato raggiunto da una mail che assegna ai volontari l'obbligo di presentare il green-pass. Le reazioni non sono mancate. Ecco la prima:

"Faccio seguito alla Vs. richiesta per comunicarvi con rammarico che dovrete rinunciare alla mia libera collaborazione e disponibilità.
Nel ringraziare per la fiducia in me riposta in tutto questo tempo, ribadisco la mia posizione.
Ritengo la normativa sul green pass oltre che ingiusta, inapplicabile in un rapporto di libero volontariato specie dopo che Palazzo Chigi ha precisato che il green pass "deve essere richiesto dal 15 ottobre da tutti i datori di lavoro sia pubblici che privati".
Dunque si applica ai rapporti di lavoro e nei luoghi di lavoro, del tutto non equiparabili ad un centro di distribuzione aiuti alimentari che si fonda sul volontariato sociale. Questa legge, non solo non mi rappresenta in quanto va a ledere  il diritto al lavoro, ma mi equipara ad un sottoposto dentro un rapporto di lavoro di fatto inesistente, tenuto a esibire documenti a chi non ha titolo alcuno per chiedermeli. Da cittadino libero quale sono trovo che si vada a ledere  il volontariato inteso come donazione. Se verranno tempi migliori in cui il buon senso prevarrà, io ci sarò ancora".

E così potrebbero andare in fumo anche molte esperienze di volontariato sociale di cui tanto va fiero il "civile" Trentino, sempre leader nell'anticipare  in forma restrittiva le norme nazionali nonostante la sua autonomia.

 

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