Arte, Cultura & Spettacoli

Guercino, il mestiere del pittore

La pala nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino (23 marzo - 15 settembre 2024)

Mettere la mani su un Guercino deve essere grande emozione. La monumentale pala della “Madonna del Rosario”  è alla preziosa mostra dedicata al Guercino e al mestiere del pittore nel Seicento, in programma nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino. Un’opera dalla teatrale impaginazione che conferma la potenza scenografica della pittura Guercino, ma anche la sua fama nel ducato sabaudo e il suo rapporto con Torino. Il Maestro di Cento ebbe fama e fortuna anche a Torino e presso la corte sabauda.

La mostra (inaugurata a marzo e già con oltre 40.000 ingressi) è stata prorogata fino al 15 settembre 2024, dove le oltre 100 opere da più di 30 prestatori nazionali e internazionali, tra cui Venere Marte e Amore dalla Galleria Estense e i capolavori del Prado e dell’Escorial, dicono la grandezza dell’artista emiliano (nella foto sotto il suo autoritratto).

Con la proroga, viene presentata al pubblico una nuova opera di grande interesse: una veduta settecentesca dell’interno di San Pietro, con una rara immagine del seppellimento di Santa Petronilla, capolavoro del pittore un tempo lì conservato.

Curata da Annamaria Bava dei Musei Reali e da Gelsomina Spione dell’Università di Torino, prodotta da CoopCulture con Villaggio Globale International la mostra presenta la grandiosa pala della “Madonna del Rosario” – metri 3,78 x 2,55 - fu realizzata dal Guercino nel 1637 per la chiesa di San Domenico a Torino, patrimonio del Fondo Edifici di Culto gestito dal Ministero dell’Interno.

Già prima del 1623 infatti il cardinale Alessandro Ludovisi – nunzio apostolico presso lo stato sabaudo - aveva omaggiato il duca Carlo Emanuele I di Savoia con il “Ritorno del figliol prodigo” che Guercino gli aveva consegnato nel 1617; mentre un’altra opera dell’artista emiliano raffigurante la Samaritana era elencata nell’inventario delle collezioni sabaude del 1635.

La monumentale pala della chiesa di San Domenico - che per l’occasione è sottoposta a un intervento conservativo del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale - costò alla Confraternita del Santissimo Rosario di Torino ben 600 ducatoni. Fu il marchese Amedeo Dal Pozzo di Voghera a prendere contatti, per conto della stessa, attraverso Ludovico Mastri, intermediario che avrebbe poi gestito l’incarico e i pagamenti all’artista emiliano.

Il risultato è un’opera potente, con un’impaginazione di impatto teatrale: la Vergine abbraccia il Bambino e porge il Rosario a san Domenico, affiancato da santa Caterina, dietro la quale si apre un ampio arco da cui fa capolino una folla di astanti; nella parte superiore del dipinto tre angeli si confrontano sull’intonazione del canto, nello stesso momento in cui un quarto angelo sembra planare sulla scena accompagnato da due puttini.

È lo spettacolo barocco della devozione capace di suscitare emozione e ammirazione, e che potrà ora essere apprezzata in tutta la sua forza scenografica.

Solo alla fine degli anni sessanta del secolo scorso, in occasione della mostra rivelatrice realizzata da Sir Denis Mahon a Bologna (1968), era stato possibile ammirare da vicino la splendida pala, altrimenti posta nella cappella del Rosario della chiesa di San Domenico, a un’altezza di circa 4 metri da terra, che rende difficile la visione dei particolari e della qualità dell’opera. Ora sarà a portata di tutti.

 

www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*

Commenti (0)

Articoli correlati