I volti della sapienza Dosso e Battista Dossi
Castello del Buonconsiglio: fino al 22 ottobre 2023
E' stata inaugurata al Castello del Buonconsiglio di Trento la mostra intitolata “I volti della sapienza. Dosso e Battista Dossi nella Biblioteca di Bernardo Cles” visitabile fine al 22 ottobre 2023.
La mostra, curata da Vincenzo Farinella e Laura Dal Prà, vedrà esposte sculture, stampe, volumi e dipinti come il celebre quadro raffigurante Eraclito e Democrito di Donato Bramante proveniente dalla Pinacoteca di Brera, i busti in marmo di Omero e Cicerone concessi in prestito dai Musei Capitolini di Roma e dalle Gallerie degli Uffizi, le due magnifiche tele del Dosso provenienti dal museo canadese Agnes Etherington Art Centre e dal museo americano Chrysler Museum of Art e ancora opere del Moretto, Salvator Rosa, Andrea Pozzo, Mattia Preti, Luca Giordano, Vincenzo Grandi, Albrecht Duerer e Josè de Ribera.
La mostra è allestita in quelle stesse sale che tra il 1531 ed il 1532 lo videro protagonista a Trento assieme al fratello Battista nella decorazione del Magno Palazzo del Castello del Buonconsiglio, e lo ha reso uno straordinario pittore del Rinascimento.
Le straordinarie tavole in abete raffiguranti saggi, filosofi e oratori dell’antichità realizzate dai fratelli Dossi per i cassettoni della biblioteca di Bernardo Cles, dopo un lungo restauro, possono essere ammirate assieme a un centinaio di opere raffiguranti filosofi e scienziati del mondo antico.
Nel marzo del 1813 le diciotto tavole, dopo essere state tolte dal soffitto della Libraria clesiana, vennero portate, per volere del prefetto dell’Altoadige Filippo Dalfiume, nell’Imperial Regio Ginnasio Liceo di Trento (oggi il Liceo Prati). Nel 1922 il soprintendente Giuseppe Gerola le fece riportare in castello ma ne trovò solo dodici, sei andarono perdute tra il 1813 ed il 1896.
prima...e dopo il lavoro di restauro
LA STORIA
Tra la fine del 1531 e i primi mesi del 1532 Dosso Dossi con l’aiuto del fratello Battista fu impegnato nella decorazione della biblioteca del principe vescovo Bernardo Cles nel Magno Palazzo del Castello del Buonconsiglio di Trento. Per la sala che doveva ospitare la preziosa e ricca collezione di libri antichi del cardinale trentino il Dosso pensò ad una decorazione imponente.
Sulle pareti affreschi (in gran parte perduti) mentre per i cassettoni del soffitto verranno realizzati una serie di diciotto dipinti su tavola di abete rosso raffiguranti saggi, filosofi e oratori dell’antichità. Un ambiente meraviglioso che Mattioli, medico di corte, paragona nel poema che pubblica nel 1539 sul Magno Palazzo, a Sistina di Michelangelo e alla loggia di Psiche di Raffaello a villa Chigi, oggi villa Farnesina.
Il principe vescovo Bernardo Cles, consigliere degli imperatori Massimiliano I e Carlo V, grande umanista, amico di Erasmo da Rotterdam e cardinale che sfiorò l’elezione a pontefice, aveva per Dosso non solo parole di elogio, ma una ammirazione speciale. Era arrivato a Trento preceduto da grande fama tanto da essere pagato il doppio rispetto ai colleghi Fogolino e Romanino, anche loro impegnati a rendere magnifica la residenza principesca. Trento fu infatti la città che diede i natali a Niccolò Lutteri il padre di Dosso e Battista, e dove visse prima di trasferirsi a Mirandola sul finire del Quattrocento.
Verosimilmente un giovanissimo Dosso iniziò da Mirandola un percorso formativo che lo portò a conoscere i più grandi maestri del Rinascimento. Nella complessa pittura di Dosso, originale, elegante ed allegorica, affiora costantemente l’influenza dei grandi maestri: da Venezia apprende la lezione di Giorgione ( in mostra vi sarà il celebre Suonatore di flauto della Galleria Borghese), da Roma conobbe la maestria di Raffaello ( in mostra alcune stampe da Raffaello di Marcantonio Raimondi) , con Tiziano ( in mostra vi sarà il ritratto di un cavaliere di Malta proveniente dagli Uffizi) vi fu un costante colloquio artistico, a Ferrara incontrò Michelangelo ( in mostra due magnifici disegni di Casa Buonarroti).
Dagli inizi del Cinquecento divenne ben presto il pittore favorito dei duchi di Ferrara, abbandonando la corte soltanto in due occasioni, la prima a Pesaro al servizio della duchessa Eleonora di Urbino e la seconda a Trento quando affrescò diversi ambienti del Castello del Buonconsiglio. Vita di corte, la sua. Dalle vallate trentine alla corte degli Este a Ferrara, vale a dire in uno dei centri culturali più raffinati del mondo d’allora.
Qui, ma anche altrove, trovò una committenza intelligente, stimolante, non contraria, anzi apertissima ad accogliere le sue meravigliose creazioni che risentono e risuonano di storie sacre, mitologiche con il filtro dell’invenzione, delle conoscenze alchemiche, di una sottile vena di intelligente ironia e divertimento.
Tra i capolavori dosseschi è il magnifico dipinto Giove pittore di farfalle quadro enigmatico quanto la Tempesta del Giorgione . La storia del dipinto, conservato fino a qualche anno fa al Kunsthistorisches Museum di Vienna ed ora custodito nel Castello del Wawel a Cracovia, ha affascinato gli studiosi per il messaggio che cela e per la straordinaria qualità esecutiva. Opera confiscata nel 1939 dai nazisti alla famiglia del conte Lanckoronski, è una delle più significative prove della maturità del pittore ferrarese.
I VOLTI DELLA SAPIENZA. DOSSO E BATTISTA DOSSI
NELLA BIBLIOTECA DI BERNARDO CLES
Trento, Castello del Buonconsiglio,
1 luglio – 22 ottobre 2023
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