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Il prof di italiano e latino che cantò la Borghesia

Claudio Lolli, quando c'erano ancora gli ideali

Quando c'erano ancora gli ideali (e la canzone di protesta) esisteva anche Claudio Lolli morto a soli 68 anni il  17 agosto 2018. Era classe 1950 e il sessantotto lo aveva vissuto da diciottenne. Poi l'università, la laurea e una carriera da insegnante che coltivava la grande passione per la musica.
Cantò la borghesia e quella visione ristretta e perbenista che portava il borghese ad avere ''...un orizzonte che si fermava al tetto''.

Docente di italiano e latino al liceo ''Leonardo Da Vinci'' di Casalecchio di Reno (Bologna) era amato dai suoi studenti che avevano scoperto per caso di avere in cattedra un cantautore impegnato.
 

 

''Spesso le tracce dei suoi erano su argomenti impegnati – dalla politica alla psicologia – temi che si discuteva un bel po’ in classe. Ci lasciava anche tre o quattro ore di tempo, perché non si accontentava del classico temino” ricordò dalle colonne di Avvenire uno dei suoi allievi, Piero Pisano. Del professor Lolli ricordò un dato saliente. ''...voleva vederci riflettere senza confondere il suo piano di professore con quello di noi studenti''.

Era un professore molto sui generis, Claudio Lolli. Uno di quegli educatori che si accontenta di indicare la strada. ''Al mal di pancia verso le rigidità dei programmi – in latino accumulava più ritardi di un treno regionale – si univa un senso di fiducia sul fatto che i suoi ragazzi avrebbero (avremmo) potuto costruire un mondo migliore. Forse non è andata così''.

La descrizione della Borghesia, ovvero della ipocrisia che portava a spasso le sue catene, è una pietra miliare della canzone italiana. Peccato sia stata troppo presto dimenticata.

 

BORGHESIA - Claudio Lolli (1972)

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
Non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia
Sei contenta se un ladro muore o se si arresta una puttana
Se la parrocchia del Sacro Cuore acquista una nuova campana
Sei soddisfatta dei danni altrui, ti tieni stretta i denari tuoi
Assillata dal gran tormento che un giorno se li riprenda il vento
E la domenica vestita a festa con i capi famiglia in testa
Ti raduni nelle tue Chiese in ogni città, in ogni paese
Presti ascolto all'omelia, rinunciando all'osteria
Così grigia e così per bene, ti porti a spasso le tue catene
Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
Io non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia
Godi quando gli anormali son trattati da criminali
E chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e gli intellettuali
Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia
Tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare
Sai rubare con discrezione, meschinità e moderazione
Alterando bilanci e conti, fatture e bolle di commissione
Sai mentire con cortesia, con cinismo e vigliaccheria
Hai fatto dell'ipocrisia la tua formula di poesia
Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
Io non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia
Non sopporti chi fa l'amore più di una volta alla settimana
O chi lo fa per più di due ore o chi lo fa in maniera strana
Di disgrazie puoi averne tante, per esempio una figlia artista
Oppure un figlio non commerciante, o peggio ancora uno comunista
Sempre pronta a spettegolare in nome del civile rispetto
Sempre fissa lì a scrutare un orizzonte che si ferma al tetto
Sempre pronta a pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa
E sempre pronta a leccar le ossa al più ricco ed ai suoi cani
Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia
Per piccina che tu sia il vento un giorno ti sbatterà via

 

 

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