Intervista a Ennio Morricone
''Iniziai con una tromba e fui assunto. Oggi i giovani fanno molta più fatica''
di Corona Perer - ''Iniziai con una tromba e fui assunto. Oggi i giovani fanno molta più fatica'' ci disse nel 2010 quando venne a Rovereto e il pubblico trentino potè ascoltare in prima mondiale 'Jerusalem'.
Gli avevamo fatto omaggio di una copia di SENTIRE che pubblicava una sua intervista. Lo sfogliò con interesse e si raccomandò di spedirgli i numeri successivi via posta a Roma. Ci diede quindi l'indirizzo: cosa irrituale per una star. Eravamo stupefatti e oggi siamo orgogliosi di quel ricordo.
Il Maestro Ennio Morricone presiedeva quell'anno alla Campana dei Caduti di Rovereto la giuria del concorso internazionale di composizione “Strumenti di Pace” che oggi...non esiste più. Fu gentilissimo, affabile, disponibile anche ad un servizio fotografico sugli spalti di un monumento che riteneva unico.
Definì la ‘Jerusalem’ da lui composta, su commissione, un'onda musicale che sembrava provenire da un altrove lontano. Dall'alto della sua storia musicale ( 27 dischi d'oro, 7 di platino, altrettanti David di Donatello e poi un Oscar alla carriera, nonché il prestigioso Polar Music Prize 2010, il premio svedese considerato il ‘Nobel della musica'), Ennio Morricone guardava con grande ottimismo alle nuove leve e però ebbe parole amare per lo scenario musicale attuale.
Morricone iniziò con una tromba e trovò subito lavoro nel 1946, fresco del diploma del Conservatorio. Il suo primo impiego fu come arrangiatore per il teatro di varietà. "Oggi i giovani fanno molta più fatica, dopo studi severi si trovano a partire da zero" affermava il maestro, che a Rovereto venne con i suoi 82 anni, magnificamente portati.
Maestro siamo ancora il paese della Musica?
“No, non lo siamo più da un pezzo. Lo stato italiano non aiuta affatto la musica, il nostro è un paese contro la musica”
Mi sembra preoccupato...
Certo che lo sono, tutte le istituzioni culturali siano in allarme. La cultura non ha alcun sostegno da parte del governo, è molto grave in un paese come l'Italia. Lo Stato italiano lascia a piedi molti musicisti che al termine di anni di duro studio, devono ricominciare da zero e scontrarsi con uno stato che non fa nulla.
Premi e concorsi come questo possono quindi aiutare?
Moltissimo. Ce ne fossero di fondazioni che compiono questa missione e l'ho detto al Reggente Alberto Robol che ringrazio per avermi chiamato. Sono iniziative lodevoli in un Paese che non fa nulla per aiutare i compositori.
Lei ha elogiato il concorso. Quale le sembra sia la differenza sostanziale?
Spesso nei concorsi arrivano anche facilonerie, qui ho avuto davvero l'impressione di lavorare ad una selezione di alto livello. Poi si aiutano concretamente i giovani.
Come deve essere una buona composizione? Quando una partitura è scritta bene, è anche bella da sentire. Quella di Andrea Portera, da noi premiata, lo è: ha mostrato ordine, misura, pochi addobbi. Allo stesso tempo ci ha messo qualche giusta furberia: ha scritto qualcosa che gli piaceva. E' arrivato primo sia per la qualità acustica della sua composizione, sia per la scrittura, molto densa. Quando abbiamo scoperto che con la sua giovane età, sotto i quaranta, si era già affermato in altri concorsi, siamo stati ancora più felici del nostro voto unanime.
E’ stato complesso scegliere?
No, è stato facilissimo, tant'è che abbiamo fatto presto. Anche il cileno Miguel Farias Vasquez meritava, ho insistito per una menzione d'onore non prevista dal regolamento, perché il brano era interessante anche se privo del rigore formale di Portera.
Che impressione ha avuto salendo alla Campana?
Venendo qui, mi sembra ogni volta di partecipare ad un rito eterno. Mi tocca e mi turba se guardo a questi luoghi che durante la Guerra hanno patito e pagato un prezzo altissimo. Mi sono commosso vedendo la mostra dedicata a Marcinelle. Ho ascoltato in silenzio e con emozione questo suono che è straordinario. Perché il suono di una campana è sempre bello, anche in un'orchestra è un tocco straordinario e non a caso io amo molto il gong, che ha lo stesso timbro. Suoni che sembrano provenire da lontano, come quelli che ho cercato di ricreare in "Jerusalem".
Come descrive questa sua nuova opera?
Come un'onda musicale che sembra provenire da un altrove. Ho voluto dare corpo alla suggestione fornita dai testi con un'orchestra che a tratti sembra tacere e dove ho inserito un coro. Il risultato è qualcosa che può cantare un muezzim come un rabbi o un sacerdote cattolico.
Come si fonde il coro con il testo sacro?
Confesso che le tre citazioni dai libri sacri - Torah, Corano e Bibbia - mi hanno suggerito di far cantare il coro senza dargli libertà, ancorandolo all'antico, dall'antica Grecia al gregoriano ovvero il cammino del canto nei secoli. Il coro alla fine si allontana dall'orchestra ed è coperto e difeso in qualche modo da un nastro di musica elettroacustica che deriva da un trattamento di cori e di orchestre, come se fosse una nuvola sonora che contiene mille voci, capace di sovrastare la voce umana. Questo per lasciare nell'ascoltatore l'idea, la memoria di uno strumento di pace proveniente da un altrove lontano.
Cosa è per lei la Pace?
Un sogno. Purtroppo.
Autore: Corona Perer
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