Matteo Boato, arte in piazza
Intervista all'artista
(Corona Perer, 2014) - Le case, le mani, la piazza. Ovvero il luogo dove l'uomo abita, il mezzo (le mani) con cui crea, il posto dove si relaziona come animale sociale. E' la piazza il tema dominante della produzione di Matteo Boato.
Come concepisci la piazza?
Come luogo dove chiunque passi lascia un frammento di vita, uno sguardo, un pensiero, un istante, un’emozione. La piazza è il luogo dove la città si incontra.
Spesso la piazza può esere anche luogo dello spaesamento e della solitudine...
Certo. Benché le persone non sempre si conoscono e non ci sia alcuna relazione tra di loro, esiste però questo punto di comune contatto, di scambio. Infatti chi passa, chi vi accede, credo in qualche modo assorba, colga un vissuto altrui e lasci a sua volta qualcosa.
Ma tu come preferisci rappresentarla?
Come un contenitore di umani umori, perchè è il cuore visibile della città.
Con quali tecniche l'hai raccontata?
Sono lavori, tra disegno e pittura, attraverso l’uso di grafite e colore ad olio materico e tridimensionale, indagano l'umano vivere e la necessità di comunicazione, attenzione, verso gli uomini e verso gli altri esseri viventi. La piazza simboleggia il mondo fisico, reale, la terra dove siamo ed esistiamo. Le persone sono l'umanità tutta. La presenza delle ombre suggerisce un incontro tra sogno e realtà, come se ci si trovasse in una “terra di mezzo” non ben collocabile, infatti il mio dipingere vuole sovrapporre tempo passato e presente, il fluire inevitabile della vita e della morte, il succedersi di generazioni che una sull’altra e, nello spazio pittorico, una accanto all’altra, dialogano.
Non manca però il colore, indice di vita...
Alcune macchie di colore, frammenti, alludono a particolari e unici momenti di intuizione vitale, ma raccontano anche un rapporto d'amore, una attenzione speciale, una ragione di vita o un momento di "verità", un’idea universale ed eterna che sopravvive al tempo.
Quale è il primo movimento di un quadro di Matteo Boato?
Pongo alla base di ogni mio lavoro il disegno, inteso come origine del gesto, strategia cognitiva, strumento per controllare contorni e colori, progetto per ordinare parti, sguardo che procede per congiunzioni e disgiunzioni, artificio per vedere, restituire l’unicità della sensazione e assicurare il possesso dei fenomeni, per estrarre da ignoti fondali l’anima del visibile. Il disegno sta tra l’intuizione e la forma, è l’analogia metaforica del pensiero.
Possiamo dunque leggervi un'analisi sociologica non solo un tuo personale sentire?
Il tema certamente invita a una riflessione sul concetto di Territorio e Territorialità intesi come relazione con luoghi e spazi fisici, ma anche come dimensione introspettiva, senso di appartenenza, di inclusione o esclusione, apertura o confine delle relazioni con gli altri. Il territorio diventa luogo che ospita la creatività e al tempo stesso si modella dando forma all’arte e diventando esso stesso motore di creatività.
Autore: Corona Perer
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