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Kamala Harris, icona sbiadita

''Sono la prima ma non sarò certamente l'ultima'' aveva detto

Sono in pochi a scommettere che Kamala Harris abbia la forza e l'autorevolezza per tentare la corsa alla Casa Bianca.

Un aneddoto: Barack Obama l'aveva definita la più bella procuratrice americana. Lei era andata su tutte le furie. Kamala Harris voleva essere apprezzata per le sue capacità. CNN e altre testate internazionali (in Italia è stato Panorama) hanno sempre parlato di lei come di una eclissi. Ovvero di un corpo entrato subito nel cono d'ombra (o di penombra) del presidente. C'era ma non si vedeva.

Non è nè amata, nè stimata. Partita male fin dall'inizio con difficoltà organizzative nello staff, incarichi ai familiari (la sorella Maya, il cognato...), e cosa non indifferente negli Usa, calo costante in popolarità: piaceva solo al 28% degli americani. Ora si stima che solo il 13% creda in lei come possibile Presidente USA.

A parte i soliti potenti, sono davvero in pochi a scommettere su di lei. Nella stanza dei bottoni è entrata, ma pari che si sia guardata bene dall'usarli.

Ex procuratrice di San Francisco e poi della California aveva conquistato un seggio in Senato nel 2016, anno della vittoria di Donald Trump con il quale non è mai stata tenera, censurando i suoi atteggiamenti verso donne e minoranze.  Nel 2019 non riesce ad avere la nomination alle primarie per la Casa Bianca e a Joe Biden non fece sconti: in un dibattito gli ricordò di aver collaborato con due senatori segregazionisti negli anni '70. Poi il colpo di teatro: fare dell'ex-nemica la vicepresidente.

 

 

 

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