La morte di Agitu e il pregiudizio
di Elena Tapparelli
(foto di Elena Tapparelli) - Con sgomento ho appreso la notizia della morte di Agitu, donna che conosco da alcuni anni, quale sua cliente saltuaria, e con vergogna devo ammettere di aver fatto una diretta associazione, tra il trentino, vicino di casa, che in passato l'aveva aggredita e minacciata, e l'uomo responsabile della sua morte.
A sbagliare, non sono stata sola: su facebook sono piovuti i commenti – spinti dal dolore, e dalle buone intenzioni magari - nell'intento di voler gridare all'enorme ingiustizia.
Alessandro Barrico ha spiegato molto bene questo fenomeno pervasivo nella nostra società, in una intervista con Riccardo Luna per Repubblica commenta: "anche nella società digitale i fatti sono lenti, continuano ad essere lenti, però noi siamo molto più veloci a produrre reazioni, pensieri e anche comportamenti.. alla fine il vero fatto sono le reazioni in qualche modo, conta poi relativamente cosa effettivamente accade, conta molto di più quel tipo di realtà che le reazioni, quando sono così tante, tutte insieme molto velocemente, possono generare".
Personalmente non per l'errore, ho provato vergogna, ma per la strumentalizzazione. E' accaduto un fatto tragico, disumano, e nel cercare una cornice per poterlo comprendere è scattato un meccanismo tipico del pregiudizio, la ricerca di conferme, una generalizzazione: questa morte è un orribile atto di razzismo, il risultato di anni di politica che ha dimenticato i valori dell'accoglienza.
E invece si potrà leggere diversamente, un atto disumano compiuto da un uomo che risponde all'accoglienza con la violenza. Oppure si troveranno altre interpretazioni, il meccanismo rimane lo stesso se a guidarlo sarà il giudizio, semplice e definitivo, anzichè la comprensione della complessità del reale.
E' un cammino in salita, l'integrazione e il rispetto per le donne e la vita umana, a volte si è tentati di prendere delle scorciatoie, ripercorrere strade sbagliate ma già battute, perciò note e rassicuranti. Il rispetto deve partire da noi stessi, dalle nostre famiglie. Lei, a soli 42 anni aveva già fatto così tanta strada.
Oggi alle 17.00 si è organizzato a Trento – grazie agli stessi strumenti social – un corteo, che ha sfilato in centro fino al negozio che Agitu aveva aperto da pochi mesi.
Ricordo nel negozio il banco dei suoi formaggi, le verdure dell'azienda agricola, prodotti sostenibili, biologici. Agitu aveva creato anche una piccola linea di cosmetici, tra gli ingredienti, il latte delle sue capre felici. I clienti potevano degustare i formaggi accompagnati a bevande del territorio, sul tavolo, alcuni libri e riviste. Ho in mente un titolo, Negritudine.
Elena Tapparelli
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