Erasmo e la convenienza della follia
La sapienza non favorisce le attività pubbliche
“Perchè conviene parlare senza riflettere”. Ovvero: ci sono molte ragioni per farlo. E’ questa la prima dissertazione che il filosofo Erasmo da Rottherdam mette in bocca alla Follia nel suo “Encomium Moriae”, ovvero "Elogio della Follia" l’opera nella quale arriverà a sostenere che la Follia è l’unica cosa capace di prolungare la giovinezza e tenere lontano la molesta vecchiaia.
Nella declamazione di Erasmo (1508) la Follia presenta prima sé stessa (la sua genealogia, dove è nata, il corteo che solitamente l’accompagna), poi sostiene di essere l’essenza della vita (che è essa stessa dono della follia a sua volta elargitrice di molti beni). Infine descrive la propria funzione: la follia libera dagli affanni e ci sono molte ragioni che rendono convenienti il parlare senza riflettere. In un passo centrale Follia afferma che la Sapienza non favorisce le attività pubbliche.
Parlando dei filosofi dice: “…questi poi, quanto siano inutili per la vita pratica si può capire solo pensando allo stesso Socrate, giudicato dall’Oracolo di Apollo, con poca saggezza certamente, l‘unico vero saggio: quando tentò di occuparsi di non so quale impresa pubblica dovette rinunciarvi tra le risate di tutti. In una cosa, però, quell’uomo non era del tutto stolto, e cioè nel rifiutare il titolo di sapiente, che egli attribuì alla sola divinità e nel giudicare che il saggio non deve occuparsi di politica; anche se avrebbe fatto meglio ad insegnare che chiunque voglia vivere veramente da uomo, deve tenersi lontano dalla sapienza. Che cosa del resto lo portò a dover bere la cicuta se non la sua sapienza? Infatti mentre filosofeggiava di nuvole e di idee, mentre misurava la lunghezza del salto della pulce e ammirava la voce delle zanzare non imparava niente che servisse alla vita di tutti i giorni (…)."
E di Marco Tullio, padre dell’eloquenza romana ricvordò che esordiva sempre con una esitazione veramente indecorosa, simile al balbettìo di un ragazzino e perciò si chiede se la sapienza no sia d’ostacolo alla buona riuscita di faccende pratiche. "... Che faranno costoro se si dovrà combattere con le armi, dal momento che bastano le lotte verbali a farli morire di paura? Nonostante ciò si esalta ancora, a Dio piacendo, quel famoso detto di Platone secondo cui gli Stati godrebbero di grande prosperità se governassero i filosofi o se i governanti filosofeggiassero. Invece, al contrario, se andrai a sentire il parere degli storici vedrai che nessun governo fu più dannoso agli Stati di quello che cadde per caso nelle mani di qualche filosofastro o cultore delle lettere..."
E a suffragare la sua tesi aggiunge che "...questo genere di uomini tutti rivolti alla speculazione filosofica hanno scarsa possibilità di riuscita in tutte le loro imprese, ma soprattutto nei figli che mettono al mondo. Credo che la natura provveda benignamente a ciò, per impedire che si propaghi troppo tra gli uomini questa disgrazia della filosofia. Questa è la ragione per cui notoriamente il figlio di Cicerone fu degenere e come taluno giustamente ha scritto Socrate, così sapiente, ebbe figli che assomigliavano più alla madre che al padre, cioè erano stolti.”
Ipse dixit: Erasmo Da Rotterdam, il filosofo che più di ogni altro odiava i filosofi.
Autore: Corona Perer
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