Sardegna, hub storico del Mediterraneo
L'isola fu al centro degli scambi nel Mare Nostrum
La centralità della Sardegna come punto di osservazione verso l’esterno e avamposto delle connessioni tra le varie civiltà è provata: la Sardegna, isola non isolata, fu punto di scambio materiale e culturale nel sistema delle relazioni geopolitiche.
Già nell’età del bronzo s’intensificavano i traffici e gli scambi che univano, in modo diretto o mediato, i centri minerari, in particolare dello stagno e del rame, ai centri di produzione, arrivando a coinvolgere gran parte del continente europeo e le regioni asiatiche e imponendo società via via più complesse e meglio organizzate. Il rame grezzo era modellato in forme diverse a seconda dei periodi e delle cerchie artigianali. Per trasportarlo sulle spalle o per lo stivaggio lingotti erano usati quadrati di pelle di bue (oxhide ingots).
Il Mediterraneo era solcato da un complesso sistema di rotte, apparato connettivo tra Occidente e Oriente, lungo il quale si spostavano uomini, merci e idee.
"Non è un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una cultura ma una serie di culture accatastate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa sprofondare nell’abisso dei secoli, perché è un crocevia antichissimo” afferma lo storico Fernand Braudel.
Tra i popoli protagonisti di questo crocevia marino spiccano i Micenei, che lasciarono nel Mediterraneo i segni del loro passaggio, soprattutto ceramiche di argilla tornita e depurata, con decorazione dipinta a vernice brillante, che compare già dalle fasi più antiche (XVII-XV secolo a.C.) in Sicilia e in Italia, ma anche in Anatolia occidentale. Nella fase di maggior espansione della potenza micenea si assiste in Occidente alla produzione di una ceramica di imitazione che ha fatto ipotizzare l’esistenza di botteghe artigianali italo-micenee e di nuclei stanziali.
Reperti rinvenuti in vari siti sardi, come Antigori di Sarroch, artigiani micenei potrebbero essersi integrati nelle comunità protostoriche italiane. Nel suo nuraghe oltre all’abbondante materiale proveniente dal Peloponneso, Creta e Cipro, è stata individuata infatti anche un tipo di ceramica di imitazione ma di produzione locale. Inoltre alcune anfore come quelle a staffa, sembrano indicare un collegamento con il sito di Cannatello in Sicilia e con gli empori dell’Africa settentrionale, quasi a segnare una rotta ideale che arriva in Sardegna toccando le sponde meridionali del Mediterraneo, alternativa rispetto a quella settentrionale che privilegia lo Ionio e l’Adriatico. Questa rotta sarà la stessa che alcuni secoli dopo seguiranno i prospectors fenici alla ricerca di giacimenti metalliferi verso la Spagna, rotta in cui la Sardegna avrà comunque un ruolo centrale.
A evidenziare i contatti e le relazioni tra l’isola e il Sud est spagnolo, durante l’età del bronzo, sono importanti reperti (conservati al Museo di Berlino) della civiltà di El Argar, sviluppatasi in quell’area dal 2200 a.C. e connotata da insediamenti estesi, con un’architettura in pietra paragonabile a quella del Mediterraneo orientale e con una tipologia di spade che mostra evidenti contatti con la civiltà nuragica.
È proprio in questo periodo infatti che la Sardegna, con un ruolo incisivo nei flussi commerciali - come dimostrano i materiali nuragici rinvenuti in questi ultimi anni fuori dall’isola - dà prova di grande vitalità con la sua cultura nuragica, del tutto originale nella protostoria italiana ed esclusivo della Sardegna. I suoi simboli sono il nuraghe, ma anche le tombe dei giganti e i bronzetti. Non esistono architetture analoghe a quelle sarde: sono un vero e proprio unicum nonostante le similitudini che si possono rilevare. Ma un esempio di “vicinanza” è quello con le fortezze costruite nel Caucaso meridionale nella tarda età del bronzo e nella prima età del ferro.
Il direttore del Polo museale della Sardegna, Giovanna Damiani sottolinea come l'isola al centro del Mediterraneo sia stata il polo di intrecci, confronti e dialoghi dal bacino del Mare Nostrum alle montagne del Caucaso.
Pur lontane, le terre caucasiche hanno certamente avuto contatti con le civiltà mediterranee e pionieri della ricerca archeologica nel Caucaso e del suo inserimento in questo contesto culturale sono stati gli studiosi dell'Ermitage che conserva collezioni straordinarie.
Racconta questo intreccio di relazioni il Museo Archeologico di Cagliari situato nella Cittadella che nella sua esposizione didattica illustra la successione storico-culturale delle fasi che hanno interessato la Sardegna tra il Neolitico antico e l'alto Medioevo, accanto a importanti reperti rinvenuti negli anni.
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